Solidarietà internazionale: l’esperienza di un amico dell’A.R.T. in Perù

Creato il 29 febbraio 2012 da Associazioneart

Silvano Roi, insegnante in Educazione Cinestesica e national faculty dell’associazione Brain Gym Italia, è un caro amico della nostra Associazione. Oltre alle tante attività affascinanti che porta avanti con la sua professione, ha deciso nell’estate 2011 di partire per un’esperienza di volontariato e solidarietà dall’altra parte del mondo. Partire, raggiungere un luogo, anche lontano, dove sussiste un bisogno forte di aiuto e di persone competenti disposte a donare un po’ del loro tempo e della loro professionalità. La scelta ricade sul Perù. Silvano organizza la sua permanenza là per tre mesi, appoggiandosi su una onlus italiana impegnata a sostenere un centro locale che aiuta i bambini disabili.

Silvano Roi in una recente visita presso la sede dell’A.R.T. illustra ad Amanda Castello i miglioramenti ottenuti da alcuni bambini del Centro da lui seguiti

Durante i mesi trascorsi in Perù abbiamo avuto il piacere di ricevere le mail di Silvano, una sorta di diario di bordo condiviso con gli amici più cari. Le esperienze di cui ha scritto e il loro profondo valore ci hanno spinto a proporgli di metterle in comune anche sul web.

E’ nata così l’idea di raccontare questa esperienza di volontariato e solidarietà sulle pagine del nostro blog, periodicamente attraverso stralci di diario, foto e interviste audio video. La storia di Silvano, degli operatori e volontari, dei bambini e delle famiglie che ha incontrato in Perù merita di essere raccontata.

I bambini del Centro che fanno Brain Gym, il movimento del condor

Come esige ogni storia, dobbiamo cominciare dall’inizio. Pubblichiamo allora un estratto dalla mail del diario di Silvano inviata il 7 luglio 2011. La prossima settimana continueremo con la prima parte di una video-intervista realizzata dalla dr.ssa Amanda Castello.

“Mi trovo a Huaro, un paesino a 40 kilometri da Cuzco, l’antica capitale Inca. Sono a circa 3300 metri di altitudine. Qui e’ inverno, ma non devi immaginare l’inverno come il nostro, perche’ da noi, d’inverno, a 3300 metri non si puo’ vivere. Qui non c’e’ neve, la neve e’ piu’ in alto, e di giorno, quando c’e’ il sole, tra le 11 e le 16 si sta bene. Se non c’e’ il sole fa freddo e non si puo’ lavare perche’ la roba non asciuga. Sole o non sole, dopo le 16 fa freddo. Mi devo coprire molto, indosso una calzamaglia che a volte mi tolgo durante la notte, dopo che mi sono riscaldato. Tutti dormiamo con tre coperte di lana piegate in due, cioe’ con sei strati. La sera a cena teniamo tutti un giaccone pesante. Dopo qualche giorno ci si abitua.
Vivo in un centro per bambini disabili. E’ stato costruito da una piccola onlus italiana. E’ un’associazione laica a cui ho offerto la mia collaborazione, come volontario, per due mesi e mezzo.

Il Centro di Assistenza Residenziale

Di giorno ci sono una ventina di bambini, di notte ne restano circa otto, in questo momento. Sono bambini con ritardo mentale di diverso grado, autistici, Down. Tra loro ve ne sono alcuni che non presentano disabilità, ma che vivono in condizioni di estrema miseria materiale e umana, come i tre fratellini che sono piu’ contenti ora che la mamma è morta, perche’ prima li maltrattava. Non sono quelli che stanno peggio. Jonathan, per esempio, e’ arrivato qui che non sapeva mangiare. Portava la bocca al piatto e inghiottiva come un animale. Nessuno gli aveva mai insegnato a mangiare.

I bambini disabili qui sono causa di vergogna, e i genitori si considerano puniti da Dio. Ignoranza e degrado  sono le condizioni in cui vive questa gente. Alcolismo, violenza, abuso. Nessuno di questi bambini, a casa, dorme in un letto proprio. O lo condivide con piu’ persone, se ce l’ha, oppure dorme per terra. In molte case non c’e’ acqua, ne’ bagno, ne ‘ cucina. La promiscuita’ con pecore e galline e’ ordinaria.

L'esterno di una casa

Un bagno

Una camera da letto

Una cucina

Il Centro e’ un piccolo paradiso: cucina, pasti caldi, refettorio, dormitorio, bagni, docce, laboratori, sostegno scolastico, teatro. Dal lunedi’ al venerdi’. Il venerdi’ sera i bambini tornano alle loro case. E’ una scelta coerente e responsabile di Irene, la giovane psicologa che dirige il Centro. Questi piccoli bambini disabili, ora che hanno imparato a lavarsi, a mangiare, a dormire in un letto, a lavarsi i denti, a pettinarsi, devono insegnare ai loro genitori a fare la stessa cosa. Si tratta di fare “Huarito”, cioe’ di portare nelle loro case il modo di vivere a Huaro. Qualcuno ha un’idea migliore su come educare e responsabilizzare questa gente a prendersi cura dei propri figli? Pensa che il padre di un bambino non permetteva a Irene di portare suo figlio a fare un prelievo perche’ temeva che volesse vendere il sangue. In questo centro e’ stato ospite per molto tempo un bambino sieropositivo, senza che nessuno fosse al corrente della malattia. Gli uomini hanno rapporti non protetti con le prostitute e poi con le mogli.

Qui al centro c’e’ un ottimo personale, gente che lavora col cuore. Forse non hanno le competenze professionali piu’ moderne, ma hanno il cuore aperto e considerano questi bambini con rispetto e amore.

La giornata dei bambini si sviluppa in questo modo:

Per gli otto bambini che dormono qui, la sveglia e’ alle sei. Ci vuole circa un’ora perche’ siano lavati e vestiti. Poi passano alla mensa per la colazione. Dopo aver lavato i denti, quelli che sono in grado vanno alla scuola regolare, dove sono seguiti dalle due insegnanti di sostegno, che poi al pomeriggio organizzano le attivita’ nel Centro. Chi non e’ in grado di andare a scuola aspetta le 8.30, quando inizia la scuola speciale nei due locali all’interno della struttura. Alle 13.30 si pranza. I bambini che sono andati alla scuola regolare rientrano con le insegnanti di sostegno. Arrivano anche gli ospiti diurni. In tutto una ventina di bambini, in questo periodo. Alle 14 si lavano i denti e poi giocano liberamente fino alle 15. Alle 15 iniziano i laboratori, che variano a seconda dell’eta’ (grandi e piccoli), e del giorno della settimana. Sostegno pedagogico per la scuola, artigianato, teatro, musica, educazione fisica, giardinaggio, fino alle 18.30, quando i “diurni” se ne vanno. Poi la doccia, che richiede molto tempo. Alle 20 si cena e alle 21 tutti a letto. Gli orari hanno un certo margine di flessibilita’ e la gestione deve tenere conto del fatto che ogni tanto qualche bambino autistico scappa per andare a nascondersi nel letto, o un altro si ritira nel bagno e ci resta mezz’ora, e cosi’ via. Il poco personale fa acrobazie, e le fa con passione.

Silvano con alcuni bambini del Centro che lo hanno agghindato con il poncho e la fascia

Nell’arco della giornata io vedo i bambini individualmente, per circa un’ora ciascuno, e faccio dei trattamenti di Educazione Cinetesica. Per ora mi occupo quasi esclusivamente dell’integrazione dei riflessi perinatali. Sono tutti bambini sottostimolati, profondamente scoordinati, senza coscienza del proprio corpo. Non e’ semplice programmare gli appuntamenti. La mia rigidita’ svizzera si scontra con la disorganizzazione peruviana. Faccio del mio meglio per adeguarmi, ma pretendo che l’insegnante di riferimento di ogni bambino sia presente alla mia consultazione e impari come continuare il lavoro. Questo sistema funziona bene, le insegnanti mostrano molto interesse e mi chiedono delle consultazioni individuali per trattare le loro problematiche. Ho scelto di privilegiare loro rispetto ai bambini perche’ voglio che siano in grado di continuare il mio lavoro quando me ne saro’ andato a meta’ settembre. Mi chiedono di trattare anche i loro figli. Comincio a trattare bambini che vengono da altre realta’, Irene sta organizzandomi degli incontri con alcuni bambini di una scuola in cui interviene come psicologa.

La prossima settimana iniziero’ un corso di formazione in Brain Gym. Sara’ tutti i venerdi’ fino alla mia partenza. Alcuni insegnanti della scuola di Cuzco cominciano a mostrare un po’ di curiosita’, ma non si possono spostare in settimana fino a Huaro, e si sta ventilando l’ipotesi di fare un corso parallelo il sabato a Cuzco.

Continueremo a raccontare l’esperienza di volontariato di Silvano la prossima settimana.
Vi aspettiamo!


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