Solo dio può

Creato il 27 febbraio 2014 da Mcg

"Solo Dio può".
Quante volte, quante maledettissime volte, abbiamo sentito pronunciare questa menzogna? Cosa può davvero un "entità", posto che lo sia, la cui esistenza è solo possibile credere, giacché  non si ha evidenza alcuna se non attraverso testimonianze deliranti in libri sacri per lo più ricolmi di violenza?
Può forse darci un'etica il dio biblico delle stragi, il vendicatore del corano, o il finto misericordioso del nuovo testamento?  Possono forse darci un'etica i suoi seguaci più convinti, quelli che distruggono gli idoli altrui, che sgozzano gli infedeli, che opprimono altri come se l'essere stati oppressi fornisca loro un qualche speciale diritto? Quelli che si promettono il paradiso riempiendo le fosse di uomini colpevoli solo di essere stati così sfortunati da nascere in luoghi con tradizioni diverse o, più semplicemente, dall'avere inclinazioni sessuali diverse o finanche solo la sventura di non essere virili portatori di pene?
E così accade che ogni qual volta l'Uomo si rivolta alle patetiche leggi di uno di questi ipotetici dei, ma badate così non è, essendo queste mere invenzioni umane, ecco comparire come bibliche figure orde di sacerdoti pronti a stracciarsi le vesti, a gridare di derive laiciste, quasi fossero loro, i credenti, l'unica fonte pura a cui abbeverarsi. Come se non esistessero e non siano mai esistite derive religiose o clericali, mentre proprio costoro sono stati i primi firmatari se non addirittura gli artefici di molte tra le peggiori infamie compiute dal genere umano. Ho poc'anzi parlato di patetiche leggi, è d'obbligo chiarire. Non vi è alcuna legge divina che fornisca un'etica: ciò che viene fatto passare come tale è, molto più semplicemente la base del vivere in comunità. O dobbiamo credere che prima del dettato del monte Sinai fosse uso uccidere allegramente, rubare, disonorare la famiglia, ecc?  E perché, poche righe dopo il "non uccidere", vi sono una lista delirante di motivi per condannare a morte il disobbediente o il diverso (sia esso diverso per sesso, credo o quant'altro?) La realtà è che quando il religioso ci propina il suo credo ha come unico scopo affermare la propria presunzione di possedere un primato morale; primato che non poggia su alcuna base ma a cui è permesso di perdurare solo grazie all'accesso privilegiato a menti vergini, non ancora in grado di pieno discernimento  ma ove è assai facile (e ahimè proficuo) plasmare attraverso l'indottrinamento.
Curioso quindi che questi religiosi si scandalizzino tanto nel scoprire che la pietà di un padre o di una madre possano arrivare ad accettare la morte del caro figlio quando la malattia e il dolore da essa derivato ne ha, di fatto, distrutto l'esistenza. Curioso che sia proprio la casta che nel recente passato (sempre che sia del tutto passato), si è macchiata del più vergognoso crimine contro l'infanzia, a levarsi oggi nel gridare che "solo dio può" decidere della vita degli infanti quando se c'è una cosa certa, è che la vita germina solo dopo quell'atto sessuale cui molti di quella ipocrita schiatta giurano di rinunciare (rinunciando, nota bene, alla stessa procreazione di cui vorrebbero dettare le regole!).  Anzi germina solo dopo un atto sessuale, che si spera volontario, o attraverso la conoscenza derivata dalla scienza che permette spesso a chi ha volontà, ma non la facoltà, di procreare,  sublimando l'amore per l'altro in una creatura vivente.
"Solo Dio può dare la morte", anche questo affermano i credenti. Strano pensare a questo dio benigno che ci donerebbe il bene più prezioso, la vita per l'appunto, per poi ucciderci con malattie orrende, disposto, onnisciente com'è, ad osservare una madre ed un padre struggersi ai gemiti del giovane figlio morente tra i più atroci dolori, intimando loro di preservare i cocci di quel dono che di lì a poco lui stesso, sadicamente, si riprenderà, pena la deriva laicista (ridicoli!) e l'inferno a venire.
Oppure che impone come regola una sessualità ai soli fini riproduttivi e poi permette l'infertilità, che si adira per la dispersione del seme maschile ma predispone la perdita mensile dell'ovulo non fecondato.
Il tutto, dicono, per metterci alla prova. L'errore mascherato da cerca!
Parrebbe, a descriverlo così, un dio totalmente privo di quella pietà tipicamente umana, che sembrerebbe aver donato la ragione all'uomo solo per poterlo torturare.
"Solo dio può dare la morte" è in realtà un modo ripugnante per giustificare la propria follia, che mentre tanto ci si adopera per salvare un umano potenziale, l'embrione, tanto si legifera per imprigionare o uccidere l'omosessuale e, con sadico piacere, si puniscono donne sfigurandole con l'acido, uccidendone il piacere con l'infibulazione, finendole tramite lapidazione perché hanno cercato conforto in qualcun altro forse meno idiota, o ancora decapitando blasfemi ed infedeli o al meglio illudersi che ci pensi lui, e paradossalmente sarebbe la soluzione più misericordiosa, condannando l'apostata nell'infinita disperazione dell'inferno.
La sensazione è dunque che l'unica cosa che davvero "solo dio può" davvero, sia quella di essere giustificazione alle peggiori pulsioni dell'uomo.
PS: da un tale ragionamento si potrebbe trarre che tutti i credenti siano tali  in quanto malvagi, mentre ritengo che la ricerca del divino possieda in sé una certa nobiltà. Personalmente sostengo che non si debba, mi si conceda la metafora, confondere malato con malattia. Il religioso, così come l'ateo è buono o malvagio in quanto tale, e se buono cercherà nella sua religione le motivazioni per operare il bene, sebbene la religione gli imponga spesso di ricondurre l'intera comunità a precisi precetti ritenuti infallibili ed eterni. Il problema è quindi tutto della religione, nel suo proporre  tutto e il contrario  come raccontano i recenti fatti in Uganda contro l'omosessualità o la recente iniziativa di "benpensanti" consiglieri trentini, contrapposti alla pseudo apertura del nuovo pontefice romano. O, ancora, come la Chiesa Valdese che finanza la ricerca sulle staminali e la nuova ministra che vorrebbe imporre la sua visione religiosa, facendo della sua esperienza personale la regola da applicare a tutti.

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