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Alice ha undici anni, è una ragazzina riservata che scrive favole e coltiva il desiderio di interpretare il ruolo della Madonna durante la festa religiosa più importante del paese. Nico ha quattordici anni, è stato bocciato per l'ennesima volta ed è segretamente innamorato di Mara, una sua compagna di scuola. Sullo sfondo di un sud geograficamente impreciso ma caratteristico, alla fine degli anni '80, nel corso di un'estate caldissima, nasce e si evolve la parabola dell’amicizia tra due ragazzi diversi fra loro ma accomunati dallo stesso disincanto. Due anime ferite, nonostante la giovane età, ma intensamente coraggiose, che combattono per realizzare i propri sogni e cedono alla vita un tributo d'innocenza in cambio del diritto a diventare grandi. Una storia delicata, cruda e romantica, dolce e spietata, che parla di amicizia, di amore, di famiglia, di dolore e di speranza.
Amabile Giusti è nata in Calabria ed è lì che vive ancora oggi. Fa l’avvocato ma non si sente avvocato. Scrivere è la sua vita vera, e ama definirsi una narratrice ibrida, sia per varietà di generi trattati ( dal fantasy, al chick-lit, alla narrativa contemporanea), sia perché ha pubblicato alcuni romanzi attraverso l'editoria tradizionale, e altri grazie al self publishing.
Brano del romanzo:“Quando ci rivediamo?” gli domandò Mara. Era più alta in quel momento, in piedi su uno dei gradini davanti al portone, e lo sovrastava coi capelli.“Prestissimo.”“Promesso?”“Promesso.”“Mi fido, ma non ritardare.”“Se ritardo non respiro”, disse lui di getto, guardandola negli occhi. Lei pure lo guardò, e Nico si sentì come dopo le botte, quando il cuore gli pulsava in ogni angolo del corpo, solo che stavolta nessuno lo aveva sfiorato, solo che adesso era più vivo che morto. Decise senza pensare. Si alzò sulle punte delle scarpe per raggiungerla e la baciò sulle labbra. Fu come se lei se lo aspettasse, come se lo avesse invitato con tutto quel silenzio e tutta quella grazia, e l'incastro che nacque dalla sua innocente provocazione fu perfetto, rapido ma perfetto, un rintocco morbido e fresco, come sfiorare la guancia di un fiore. Infine, dopo il sorriso più grande del mondo, rosata fino alle orecchie, Mara entrò nel portone e lo chiuse e Nico restò lì davanti a contemplarlo: non il portone, ma il ricordo di loro due che si baciavano in quella cornice.Tornò sulla strada con un'aria svagata e balorda, dirigendosi suo malgrado verso casa. Continuò a rivedere il bacio – il suo primo bacio gioiello – tante volte, tante volte, senza che l'immagine si consumasse neanche un poco. Galleggiava lungo la via come una mongolfiera.Poi l’incanto divenne un puzzle e Nico tornò sulla terra.
oppure( scegli tu) "Alice faceva sempre molto caso agli odori. Gli odori le raccontavano storie infinite. Se chiudeva gli occhi e si concentrava e permetteva alla sua memoria olfattiva di fare un viaggio all’indietro, sentiva perfino gli odori di quando era nata.Candeggina e sangue. Bruciato. Caffè con lo zucchero. Sudore e piume.Era nata in casa, dopo un travaglio di quasi ventiquattr’ore. Chicchina glielo raccontava spesso quando era piccola, e si toccava la pancia come se patisse ancora i crampi di quell’evento violento.La candeggina parlava di lenzuola bianche e tarlate.Il sangue di carne aperta.Bruciate erano le corde vocali di sua madre.Il caffè era di suo padre che aspettava in un’altra stanza bevendone tanto.Il sudore era di tutti.Le piume erano le sue. Quando era molto piccola le aveva, erano rosa e oro, e profumate di cannella. Poi le aveva perse, e non un po’ alla volta ma tutte insieme, come una pianta svelata da un unico colpo di vento.Gli odori dicevano tutto ad Alice. E non solo quelli che c’erano, ma anche quelli che avrebbero dovuto esserci.Da Nico, ad esempio, si aspettava anche un odore di ferro. E di sale. E un sottofondo di zenzero.Invece sapeva soprattutto di ladro fradicio sotto quel sole spietato, una ladro di quattordici anni che fuma e mastica gomme.
Niente di nuovo.