Non so da quando ma lo squalo è stato eletto il miglior animale da film di serie B. Non so quando questa mania di realizzare film con gli squali è ritornata e non credo nemmeno che risalga al primo Jaws di Steven Spielberg. Perchè di anni ne sono passati. Fatto sta che quando una casa di produzione o un regista vuole farsi notare, eccolo che salta fuori dal nulla con un bel film con gli squali. Per dire “Ecco, ce l’abbiamo anche noi il pescecane che mangia la gente”.
Oggi è toccato al cinema australiano.
Uscito ovunque con il titolo originale Bait, in Italia esce questo film assolutamente inutile nel panorama cinematografico intergalattico titolato Shark 3D. Perchè, si sa, l’italiano spesso non capisce e se proiettavi un film che si chiamava Bait cioè Esca poteva forse pensare ad una pellicola sulla pesca. Quindi i distributori italiani lo chiamano Shark 3D e la questione della tematica del film è risolta e non diventa troppo difficile per lo spettatore del nostro Paese cercare di capire da dove venga tratto il titolo del film come in casi di pellicole tipo Molto Forte Incredibilmente Vicino. Che li vedi, questa fila interminabile di geni che cerca di scervellarsi alla coda del botteghino del cinema. In questo modo si risolve tutta la problematica. “Di che parla ‘sto film?” “Squali”. Et voilà.
Ruttino.
Un’altra cosa per me incomprensibile è il motivo per il quale questo film esce nei cinema italiani. Perchè è una pellicola stupida, inutile, meno originale del retro della scatola dei miei cereali, con qualche effetto 3D decente e con momenti di terrore solo pari al ciclo alta tensione su Canale 5. Insomma, un film complessivamente mediocre di cui non trovo motivi validi per giustificarne la distribuzione nelle sale e non in dvd. E so benissimo che questo sarà il classico film che comprerà Sky Cinema Max e che verrà trasmesso cinque volte in due giorni. Minimo. Il tutto con Kimble Rendall alla regia. Un uomo che sta realizzando il Taken australiano. Un uomo a cui non farei dirigere nemmeno il traffico. Kimble Rendall ha la faccia simpatica. Lo vedi dalla foto che c’è nel suo profilo su IMDb che sembra scattata durante una vacanza al mare con il suo nipotino dopo il risveglio dal riposino pomeridiano. Cioè mi fa tenerezza. Un po’ come Channing Tatum in Magic Mike. Ops, ho spoilerato la prossima recensione. Insomma, Kimble vuole fare il suo film sugli squali e allora lo fa. Solo che non è originale, la regia è scarsissima, le trovate sono praticamente nulle e la tamarraggine di alcune sequenze, tipo l’uccisione finale dello squalo, sono oltre i limiti della ragione umana. Perchè ho capito che il film è in 3D e non c’è bisogno che ogni volta che una persona riemerge dopo essere attaccata dallo squalo e trascinata sott’acqua, la inquadri dall’alto in modo che sembra che mi salti in faccia. Perchè, ti svelerò un segreto caro Kimble, non sembra che mi salti in faccia. E l’aggiungere qualche pesce che non centra nulla che si aggira per lo schermo tanto per mostrare che questa pellicola è in tre dimensioni non migliora il mio pensiero di tutto ciò. Nemmeno lo squalo che salta fuori dall’acqua scagliando una persona in aria come si vede nel trailer è soddisfacente dal punto di vista del 3D. Insomma, tranne qualche pistola puntata verso lo spettatore e lo sparo finale con il taser, le tre dimensioni dicono veramente poco. Gli occhi bruciano un po’ e nemmeno si è soddisfatti di quello che si è visto. Ma passiamo alla trama. Abbiamo una serie di individui in questo supermercato, ognuno con la propria storia di disperazione, di sfighe e d’amore. Serie di individui stereotipati, non originali, tanto che quasi sin dall’inizio puoi dire chi muore e chi no. E, a dire il vero, sopravvivono un po’ in troppi nel finale perciò i morti non sono nemmeno tanti. Ad un tratto arriva uno tsunami enorme dal quale tutti scappano tranne un surfista idiota che vuole cogliere al volo l’occasione di onde così grandi. Cominciamo bene. Il supermercato viene inondato, muoiono in tanti e si comincia a sopravvivere ad una serie di sfide non avvicenti e strutturate malissimo fino al picco massimo di tensione che dovrebbe essere lo squalo bianco di quattro metri che si aggira tra le corsie. Dovrebbe. Perchè da questo momento in poi cominciano i clamorosi buchi nell’acqua della sceneggiatura.
Come no.
In sei. Dodici mani. Ci si sono messi in sei per scrivere questa cagata e il massimo che sono riusciti ad elaborare durante la sequenza per andare sott’acqua per staccare la corrente elettrica senza farsi mangiare dallo squalo è stato vestire un uomo con una armatura metallica creata con i carrelli della spesa e simili. Giustificando il tutto con il geniale scambio di battute “Credi che funzionerà?” “Certo, io non mi mangerei un cheeseburger con tutta la scatola..” Geni. Hanno composto questa sceneggiatura con dodici mani e fanno rimanere un personaggio per tutto il film dentro ad un parcheggio nello stesso identico posto mentre calpesta cadaveri per sbaglio a destra e a manca mentre un minuto sì e un minuto no gli cade qualcosa dalle mani. Per non parlare del ruolo del tempo nella vicenda. Durante lo tsunami, il ladro che stava rapinando il supermercato, è riuscito a vestire un cadavere come lui per far credere che fosse stato ucciso. Duranto lo tsunami, ripeto. Forse non avete capito: TSUNAMI. Poi tra fucili a pompa che sparano anche immersi completamente nell’acqua, squali che vengono a presi a pizze in faccia con il batticarne e cagnolini lanciati ai pescecani come pasto per salvarsi la vita, si arriva al finale pirotecnico che trasforma il ragazzotto sfigato protagonista, ferito con un taglio di venti centimetri sul braccio e che non ha mai usato un’arma in vita sua, in macchina da guerra in stile Action Man con acrobazie da olimpiadi, durante il quale si fulmina un bello squalo di quattro metri con un taser o roba simile. Brutta roba. Proprio brutta. Cioè forse l’avrei visto comunque se fosse stato trasmesso di domenica primo pomeriggio su Italia1 ma, probabilmente, mi sarei addormentato causa abbiocco dopo mangiato. Attorucoli mediocri che provano a credere all’intera faccenda solo per portare la pagnotta a casa che resistono, ahimè, per la maggior parte fino alla fine concludendo il tutto con la classica frase “E ora cosa faremo?”, risposta eroica che ora non rimembro, zoom out sul paesaggio che sembra causato da Godzilla e non da uno tsunami e immagina conclusiva da puro film di serie B. Ma per fortuna che ho avuto i biglietti gratis.