Nel nono racconto tratto da REALE VIRTUALE – Ritratti di donne nell’era digitale, lei è una donna in carriera, una brillante e determinata agente immobiliare che vive il suo splendido corpo come un handicap, terrorizzata dal fatto che nessuno riconosca le sue indiscutibili qualità professionali, preferendo, piuttosto, attribuire i suoi successi al suo aspetto fisico. Lui è un suo potenziale cliente, un uomo che capisce, leggendo alcune sue poesie in Internet, che quel corpo così temuto, chiede solo di essere esplorato e vissuto. Il corpo, dunque, amato/odiato, esibito/nascosto, usato/regalato, è al centro dell’esistenza, sentimentale e professionale della protagonista, fino a quando il destino vi si accanisce, spingendola a rimettere in discussione il rapporto tra anima e corpo, ma soprattutto l’ordine di priorità con il quale attribuire la giusta importanza ai due aspetti, così complementari eppure così in antitesi.
[...]Voleva dannatamente portare a casa il risultato senza che per l’ennesima volta i suoi colleghi (e, ancora peggio, le sue colleghe) ironizzassero, a torto, su quelle che loro definivano “armi non convenzionali” sfoderate per chiudere brillantemente tutte le compravendite di cui era stata l’artefice da una decina d’anni a questa parte. Avere un corpo ancora perfetto, agile, scattante e proporzionato a trentotto anni poteva rivelarsi quasi un problema, un handicap per chi, contravvenendo all’opinione comune secondo la quale bellezza e professionalità raramente andassero di pari passo, era veramente in gamba. Temuta e invidiata. Competente, determinata, autorevole, battagliera e perfettamente in grado, anche in tempi di crisi, di vendere case e appartamenti senza battere ciglio e senza scendere troppo di prezzo. E non voleva credere che dipendesse esclusivamente dal suo aspetto fisico.[...]
[…]Era in quei momenti che sentiva la potenza del suo essere femmina prima ancora di essere donna, e forse di più. Lei non nascondeva le sue voglie, il desiderio di godere, il coraggio, anche a rischio di mettere in difficoltà i suoi uomini, di darsi e di dare per il semplice gusto di farlo. Perché a lei piaceva. Aveva lottato per vivere rapporti alla pari e non di rado si era dovuta arrendere di fronte al terrore che certi uomini provavano nel gestire una donna tra le lenzuola. Molto più impegnativo che tra le pareti di casa o tra le scrivanie di un ufficio. Perché è tra le lenzuola che si palesa la vera natura degli esseri umani. È lì che ci si spoglia in tutti i sensi delle proprie sovrastrutture mentali, dei preconcetti, delle paure. E non sempre si ha la forza di accettare l’altro, nudo, eppure così forte perché pienamente e, finalmente, consapevole di se stesso. […]
Tratto da REALE VIRTUALE di Viviana Picchiarelli
a cura di Costanza Bondi
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