Un muro alto di pietra e ciuffi d'erba
mi separava dall'abisso delle onde di
un mare in tempesta.
Macchia mediterranea. Forse.
Era un giorno di sole e di rabbiose
continue raffiche di vento.
Lui era lì ospite di quel contesto.
Insieme godevamo dell'ospitalità
della premurosa padrona di casa.
Poi a lui è stata chiesta una prova.
Era stanco e ha chiesto di riposare.
Abbiamo riposato insieme.
Era come un bambino
tra le braccia della madre.
Ma messo alla prova ha ceffato.
Da quel momento non c'era più.
Come cera di candela che si liquefa.
E' poi comparsa improvvisa
una nave all'orizzonte
con festosi passeggeri a bordo
che si sbracciavano per salutare.
E intorno tante barche di legno
galleggianti pari a gusci di noci.
Ma erano vuote.
Ho pensato di raggiungere la nave
con i suoi anelli di fumo e
i suoi striduli richiami
ma l'abisso mi ha fatto paura.
E anche la mia persona come
in dissolvenza filmica
all'improvviso non era più.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)