Tutto questo in maniera salomonica, da destra e da sinistra e dai campi pieni di grilli. Si vorrebbe (ma lo vuole davvero la gente o solo il cagnaio degli eligendi?) una chiara indicazione di partito in modo che trionfi uno schieramento e che finalmente arrivi l'eletto con la sua bacchetta magica per eliminare le tasse, dare un lavoro giusto a tutti, che elimini l'odiato euro e la sudditanza ai malefici tedeschi e magari l'abolizione unilaterale del debito per decreto. Si vede che si vuole prendere esempio da quanto saggiamente fatto nei nostri paesi vicini. Vediamo un po'. La Spagna, nella cacca più di noi, ha cacciato l'odiata sinistra e messo al potere un governo di destra che, messo di fronte alla dura realtà, ha dovuto mettere da parte ogni belinata di programma preelettorale e fare le cose necessarie a salvare la ghirba dal disastro. Tagliare qualche spesa (poche perché anche lì come in tutto il mondo nel pratico è difficilissimo farlo), trovarsi alle prese con le voragini del debito regionale (cosa che dovrebbe insegnare cosa significa lasciarsi andare alle sirene del decentramento federalista, che significa solo aumento degli appetiti locali e della spreco pubblico), risolvere i problemi della banche e infine, rigore finanziario, austerità e tasse, tasse,. tasse.
L'antitesi esatta del programma della destra classica e del neoliberismo keynesiano che va di moda nei salotti degli economisti che spuntano come i funghi a dire la loro in astratto, fregandosene del fatto che il dilatarsi della spesa (graditissima peraltro ai politici di ogni fronte) e una effettiva spinta inflazionistica sarebbero davvero le vere lacrime e sangue per la stragrande massa della della popolazione (quella che magari adesso strepita per le strade e si indigna del fatto che nessuno risolva immediatamente i problemi). E' ovvio che con una bella iperinflazione, i debiti si cancellano da soli, purtroppo insieme ai risparmi, agli stipendi e alle pensioni, ma chi se ne frega, col tempo chi è ancora nella macchina produttiva riconquisterà il livello degli stipendi, intanto non mangia, si vende la casa (così risolve anche il problema dell'IMU) e se lo trova si cerca un altro lavoro, i pensionati nel frattempo tirano le cuoia aiutando a risolvere il problema della sanità pubblica. In Francia invece, tutto l'opposto; qui hanno cacciato la destra ossequiente all'Alemanna, e sono tornati ad una sinistra carica di roboanti promesse di giustizia equa e solidale che avrebbe risolto ogni cosa.
A tal punto che da mesi circola sul web una bufala di straordinarie cose già fatte dal "boudin" Hollande nei primi cento giorni di governo, eliminazione degli sprechi con un colpo di bacchetta, via tutte le auto blu, supertassa sui ricchi che avrebbe prodotto un tale gettito da essere già stato impiegato nella creazione di centinaia di migliaia di posti di lavori per giovani e precari e soldi a palate per la cultura, lo sviluppo, la ricerca. La realtà? Solo in questi giorni, parte il decreto stangata della cosiddetta gauche francese. Qualche tentativo di taglio nella macchina statale (10 miliardi previsti che saranno assai meno nella realtà, causa la difficoltà naturale tra il dire e il fare) e 20 miliardi di tasse, tasse, tasse, guarda caso, la stessa unica, terrificante, ma ineludibile ricetta e, attenzione, qui non c'è neanche una possibilità di recupero dall'evasione che in Francia, grazie a leggi chiare ed efficaci (non certo per maggiore onestà, che la gente è uguale dappertutto) è assai minore che da noi. Alé sento le trombe levarsi. Certo, ma che tasse, una super tassa sui grandi ricconi, il famoso 75% sui redditi oltre il milione. Leggete bene i numeri prima di suonare la grancassa. I ricconi da colpire, erano 3000, ridotti a 2000 da una serie di esenzioni, il che dà una "previsione di gettito" di circa 200 milioni. In realtà?
Saranno pochi spiccioli. Arnault ha già in tasca la cittadinanza Belga, gli altri lo stanno seguendo. E' facile e pratico, circa 800 ricchi francesi ogni anno (parliamo di chi guadagna oltre i 100.000 euro (1% della popolazione) si trasferiscono all'estero, molti in Belgio appunto come i proprietari di Auchan, Carrefour, scrittori famosi, mentre altri come i Rothschild, Guerlaen, Lacoste, Peugeot, Taitinger , gli sportivi Alesi, Tsonga, gli artisti Aznavour, Delon Hallyday e molti altri preferiscono la Svizzera. Non a Montecarlo perché grazie ad un accordo, i francesi trasferiti a Montecarlo pagano le tasse in Francia. Ma è facile, se ti ci trasferisci con cittadinanza Belga, invece non le paghi. Quanto diventeranno i 200 milioni previsti dalla supertassa elettorale? Pochissimi spiccioli, più o meno quelli ottenuti con la tassa sulle barche di lusso dal primo decreto montiano, che ha però prodotto come "danno collaterale" anche una perdita di qualche migliaio di posti di lavoro e di incassi nei porti turistici italiani, ma qualcosa bisognava pur dargliela anche alla Camusso.
La ciccia del decretone gallico viene da altro, incremento delle tasse sulla casa ( ma va?), incremento della tassazione sulle grandi imprese, mentre in Francia l'auto chiude stabilimenti (ma va?). C'è anche un calo del 3,3% sul budget cultura, ma come non doveva essere un baluardo intoccabile? Salva invece la Torino -Lione. Inoltre ridotto il sistema del quoziente familiare e udite udite ristabilita la tassazione sugli straordinari, perché anche in Francia i soldi veri arrivano solo se ne prendi un po' a tutti i poveracci. Tutto questo, sul presupposto di una crescita del PIL francese dell'0,8 nel 2013, cosa già vista come irrealizzabile da tutti gli osservatori, vista anche la inevitabile spinta recessiva dei provvedimenti (ma va?). Un vero programma di sinistra, non c'è che dire. Alla fine tutti fanno quel che va fatto in queste situazioni, esattamente, con piccoli maquillage estetici, quello che sta facendo Monti, che, purtroppo, non ha altre soluzioni per tamponare i tragici errori di chi è venuto prima e che, questo sì che è davvero incredibile, invece di stare cheto e ben nascosto, alza la voce e ha ancora il coraggio di parlare.
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