Il nuovo rappresentante speciale dell’Onu è giunto oggi a Mogadiscio, accolto dal presidente somalo, Hassan Sheikh Mohamoud e dal suo entourage, con i migliori auspici.
Nicholas Kay,britannico, è stato in precedenza direttore del dipartimento Africa del Commonwealth e degli affari esteri per il suo Paese, nonché ambasciatore a Kinshasa e a Khartoum per il governo londinese.
Credenziali in regola, insomma.
Trattandosi di un momento storico particolare per la Somalia, il compito di Kay, e naturalmente degli altri addetti, sarà essenzialmente quello di creare le condizioni di stabilità, consolidando le nuove istituzioni somale e facilitando un percorso di riforme politiche, nel campo della sicurezza tanto militare che sociale, inquella che è l’ osservanza della tutela dei cosiddetti diritti umani e, ancora, nell’ambito del rispetto assoluto dello stato di diritto.
Gli uffici competenti per lo staff dell’Unsom (la missione politica Onu) saranno, a quel che è dato sapere, situati oltre che a Mogadiscio, ad Hargeisa, a Garowe e a Baidoa, proprio allo scopo di poter monitorare gli eventuali bisogni del territorio e intervenire nei momenti di necessità.
Scetticismo a parte (e neanche questo del tutto immotivato) per quanto concerne l’operato concreto sul terreno dei rappresentanti delle Nazioni Unite, che non sempre hanno dato quanto supposto o sperato dal Paese ospitante, auguriamo ai somali che le loro aspettative, almeno in questa circostanza, incontrino finalmente (e sarebbe ora dopo vent’anni e più di sofferenze e morte) risposte adeguate alla sfida che essi si propongono.
Perché sappiamo che laggiù c’è tanta volontà di ripartire e di fare bene. In tutti.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)