Somalia /Una preziosa alleata in tempi di lotta alla Jihad islamica in Africa

Creato il 18 gennaio 2013 da Marianna06

Come nel corso di una importante e decisiva partita a scacchi,dove ogni mossa deve essere attentamente vagliata prima che sia compiuta, il complesso scenario politico delle ultime ore nel Sahel ci fa capire chiaramente che contro il terrorismo dei fondamentalisti islamici non si può essere più da soli a lottare.

Occorrono uomini, mezzi in abbondanza e soprattutto tecnologie altamente sofisticate.

Pericolosamente il continente africano, che a dirla tutta è il tesoretto dell’Occidente per le ricchezze del sottosuolo,  è attaccata di continuo nei punti nevralgici dalla Jihad tanto nell’area del Corno d’Africa (pirati somali) quanto più a sud lungo le coste dell’oceano Indiano( Mozambico - Tanzania) quanto nella zona del Golfo di Guinea e, adesso, in tutta l’Africa settentrionale.

Senza dimenticare le turbolenze pesanti che arrivano dalla Nigeria (Boko Haram).

Ecco ,allora, un saggio e strategico riconoscimento politico alla nascente democrazia somala da parte degli Stati Uniti.

Sono trascorsi 20 anni da quando gli USA, dopo “Black Hawk”, gli  elicotteri americani abbattuti nel cielo di Mogadiscio, avevano interrotto formalmente ogni tipo di relazione politico-diplomatica con gli Stati Uniti.

Oggi l’elezione democratica in Somalia di Hassan Sheikh Mohamoud,dalla fine del regime di Siad Barre nel ’91,la prima a tutti gli effetti nel Paese, ha consentito di cambiare in pieno, e  quasi improvvisamente , scenario e strategia a livello internazionale.

Nella lotta contro la pirateria delle coste o possibili attentati e/o sequestri nell’interno, in Africa orientale, la Somalia può fare da argine saldo, se lo vuole. Senza contare che gli Al Shabaab continuano ad uccidere( ultimo è stato l’ostaggio francese nelle loro mani) e  sono un pericolo assolutamente da scongiurare per un futuro di pace nell'intera area.

Ed è quello che gli Stati Uniti cercano, la pace appunto, in un momento in cui, pur facendone volentieri a meno, saranno quasi certamente tirati in ballo nella guerra in Mali.

Ecco, pertanto, la visita del nuovo presidente somalo a Washington e l’incontro con Hillary Clinton, Segretario di Stato per il riconoscimento ufficiale, dopo trascorsi di anni  e anni di terribili e disumane sofferenze da parte della popolazione civile, della rinata repubblica “democratica” somala.

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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