Some Kind Of Path

Da Julesdufresne

Tu mi piaci, egoisticamente, perché mi piace l’immagine che di me vedo riflessa nei tuoi occhi. La luce sotto la quale hai scelto di pormi è una luce da ritratto, chiara e delicata, generosa con i miei difetti e sfavillante quando indugia sui miei punti forti, e la figura che ne è restituita è nitida e schiettamente fedele, bella di una bellezza che non conosce falsi pudori, tanto che a guardarla da qui mette quasi in imbarazzo, nettamente migliore - in una qualche impalpabile maniera che conosci solo tu – della somma delle mie parti.

Ascoltando te, i tuoi discorsi pacati in merito, io posso sospendere per qualche tempo lo stillicidio autoinflitto che è l’unica maniera che conosco di confrontarmi con me stessa. Nelle tue parole, i miei sforzi sono sufficienti, la mia impostazione è corretta, i miei traguardi raggiungibili. Tu parli delle mie parti più nere, dei pozzi peggiori  in cui ristagna mio spirito, della crudeltà che sono in grado di infliggere, tu ne parli con una quieta amorevolezza che non pensavo potesse conciliarsi con l’aver conosciuto e sperimentato ciò che di veramente brutto c’è in me. Tu mi rincuori, mi tranquillizzi, mi salvi dall’impasse, mi rimetti in carreggiata, ci sei riuscito ogni volta che ne ho avuto bisogno e sono riuscita a dirtelo.

Mi capita di domandarmi se io, almeno una volta, almeno un poco, sia stata in grado di fare per te qualcosa di analogo. Mi chiedo se ti piaccia veramente specchiarti nei miei occhi anche quando non sono colmi dell’urgenza del desiderio, mi interrogo sulla reale portata dei miei tentativi di conforto, delle mie parole  che suonano sterili e banali e tanto inadeguate quanto lo sono le mie braccia esili quando si sforzano di stringerti e comunicarti la grandezza dell’affinità che sento nei tuoi confronti, e, sentendo di aver fallito sotto quel particolare punto di vista, lasciano il campo libero ad un bacio, facile e muta scorciatoia. Rimpiango di non saper usare le parole con l’immediatezza che desidererei, detesto il mio bisogno viscerale di mascherare il contenuto con la forma. Mi consolo, perché ti so intelligente abbastanza da guardare oltre ciò che dico e trovarci quello che intendevo.

E quello che intendevo è: davvero non saprei più come fare, se non ci fossi tu.

(In subordine, peraltro, tu mi piaci perché mi scopi da dio. È che qui volevo parlare dell’esserti anche amica,  sai com’è, dirlo all’inizio non stava bene)



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