Prima di pensare al prossimo disco, comunque, c’è ancora da parlare di questo “Songs of Innocence” appena piovuto dal cielo dritto nelle nostre case, ci piaccia o meno. Non che ci sia poi molto da dire. È il classico disco degli U2 in tutto e per tutto. Nessuna novità. Un paio di sorprese comunque ci sono. La prima è l’esclusione di “Invisible” dalla tracklist. Il singolo presentato in pompa magna al Super Bowl americano qualche mese fa che nessuno si era filato. Sarà incluso in “Songs of Experience” oppure Bono si è reso conto che era un pezzo così debole che ha deciso di segarlo del tutto? La seconda sorpresa è la voce della cantante svedese Lykke Li sull’ultima traccia dell’album, “The Troubles”. Quasi inutile aggiungere che la sua parte è il momento migliore dell’intero lavoro. Finalmente Bono toglie per un momento la sua vox urlante dalle scatole e ce ne fa sentire una capace di accarezzare le orecchie dell'ascoltatore senza sforzarsi. Troppo poco e troppo tardi, in ogni caso, per salvare un disco per il resto tutt’altro che fenomenale.
Il primo singolo “The Miracle (of Joey Ramone)” come si può facilmente intuire è dedicato al leader della punk band Ramones e ha un testo sincero, appassionato. Peccato che ciò non corrisponda a un brano degno di nota o in alcun modo vicino al sound dei Ramones, bensì alla classica U2ata con un ritornello ruffiano "impreziosito" dal solito coro da stadio ultra fastidioso. Una manciata di altri pezzi potrebbero ambire a diventare dei singoloni di successo, come la paraculissima “Volcano”, altra roba da stadio che invoglia a schiacchiare il tasto “skip” o anche quello "skif" piuttosto che a essere cantata in coro. Oppure il rockone vecchio e che sa di scaduto di “Raised by Wolves”. Il brano migliore del lotto, dopo il citato “The Troubles” con Lykke Li, è per quanto mi riguarda la ballatona “Sleep Like a Baby Tonight”, in cui si sente la mano del produttore Danger Mouse. Non sarà la nuova “One” o “With or Without You”, ma se non altro è un pezzo dolce che non fa venire voglia di gridare a Bono: “E smettila di gridare, Bono!”. Due brani validi su undici? Un po' pochino per essere il disco della band più famosa del mondo o qualcosa del genere. “Songs of Innocence” è allora un album di cui si poteva fare a meno, ma che in realtà non potrete fare a meno di ascoltare. Se non siete iscritti ad iTunes e ancora non l’avete trovato nelle vostre playlist, non temete. Bono verrà presto di persona a casa vostra e vi costringerà ad ascoltarlo. (voto 5/10)