"E sono 21 anni papà. Il vuoto è diventato voragine ma il ricordo è sempre più nitido. Il suono della tua voce e i tuoi occhi sono sempre impressi nella mia testa...sarà perché ogni giorno me li ripasso tra me e me o forse perché 21 anni sembrano essere cominciati ieri... io ti rinnovo tutto il mio amore che sto cercando di trasmettere alle mie figlie, ma soprattutto papà ti rinnovo il mio impegno nel restituire dignità alla tua memoria. E tutte le sere prima di addormentarmi continuerò a chiederti quelle cose che solo tu ed io sappiamo. Ti adoro papà, non andrai mai via!!". Questo il ricordo commosso della figlia Sonia al padre Beppe Alfano ucciso dalla mafia quarantasette anni fa.
Ed oggi, 8 gennaio, sono tante le iniziative che sono state programmate per ricordare il 21° anniversario dell'uccisione del giornalista Beppe Alfano, corrispondente del quotidiano “La Sicilia” di Catania ucciso dalla mafia. “Ricorderemo mio padre, ma soprattutto, ancora una volta, chiederemo verità e giustizia - dice Sonia Alfano, presidente Commissione Antimafia Europea - Sebbene qualche passo avanti nelle indagini sia stato compiuto, noi stiamo ancora aspettando tutta la verità e lotteremo con tutte le nostre forze per averla. Non è un diritto soltanto nostro, ma di tutti coloro i quali credono nella giustizia. È un diritto di tutti i cittadini onesti”.
Una messa sarà celebrata alle 15,30 nel Duomo di Santa Maria Assunta, subito dopo, l’amministrazione comunale deporrà una corona di fiori in via Marconi, luogo dove venne ucciso Beppe Alfano per le proprie inchieste giornalistiche sulla mafia e sui suoi legami con il potere. Alle 17 si terrà un confronto sui temi della lotta alla mafia, nella sala di rappresentanza del Comune, presso l’ex stazione ferroviaria (via Medaglia d'oro Stefano Cattafi). L’incontro è organizzato dall’Associazione Nazionale Familiari vittime di mafia e dal Comune di Barcellona. Interverranno la figlia del giornalista ucciso, l’eurodeputato Sonia Alfano, presidente della Crim (Commissione speciale sul crimine organizzato, la corruzione e il riciclaggio di denaro del Parlamento Europeo), il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, il direttore della Dia, Arturo De Felice, il procuratore aggiunto di Messina, Sebastiano Ardita, l'ex presidente dell'Antimafia Giuseppe Lumia, l’avvocato Fabio Repici ed il sindaco di Barcellona, Maria Teresa Collica. All'evento prenderà parte anche il sindaco di Messina, Renato Accorinti.
''Ricordare Beppe Alfano e rendere omaggio alla sua memoria serve a onorarne il sacrificio e a non dimenticare che, purtroppo, ancora oggi, ci sono giornalisti minacciati o intimiditi, solo perché fanno il proprio dovere. - afferma il presidente dell'Ars (Assemblea Regionale Siciliana) Giovanni Ardizzone - Alfano, così come altri suoi colleghi, che purtroppo hanno avuto la stessa sorte, è un esempio di giornalismo coraggioso ed esempio per le nuove generazioni. Le iniziative organizzate, anche quest'anno, per promuovere la cultura della legalità e soprattutto con il coinvolgimento della società civile - continua Ardizzone - rappresentano certamente un modo concreto di ricordare chi ha perso la vita per l'affermazione dei diritti e il rispetto delle regole''.
L'attività giornalistica e le inchieste di Beppe Alfano erano rivolte, soprattutto, sulla mafia e il malaffare in Sicilia e, quindi, verso uomini d'affari, mafiosi latitanti, politici, amministratori locali e massoni. La sua operosità nel raccontare la guerra tra cosche in corso nel Messinese, gli affari per i maxi-appalti per i lavori pubblici, gli scandali legati alle frodi di produttori agrumicoli che intascavano illegalmente i fondi europei, diedero fastidio a più di una persona.
“Ormai è soltanto questione di giorni. Non mi hanno ucciso a dicembre, lo faranno prima della festa di San Sebastiano” - disse Beppe Alfano ai suoi familiari alla fine del 1992. La sera dell’8 gennaio 1993, intorno alle 22,30 dopo aver accompagnato la moglie a casa, risalì in macchina. Pochi minuti dopo, mentre percorreva la via Marconi a Barcellona Pozzo di Gotto, venne colpito alla testa da tre spari di pistola. Venne riconosciuta la matrice mafiosa al lungo processo iniziato nel 1995, imputati erano Antonino Mostaccio, ex presidente dell’Aias, e il boss Giuseppe Gullotti, presunti mandanti. Insieme a loro Antonino Merlino, accusato di aver eseguito il delitto e che venne condannato a ventun anni e sei mesi di reclusione, mentre i primi due vennero assolti. Al processo d’Appello la condanna a Merlino venne confermata, ma a questa si aggiunse quella a Gullotti che venne condannato a trent'anni di carcere. Secondo il collaboratore di giustizia Maurizio Avola, ex boss etneo, il giornalista "è stato ucciso perché aveva scoperto che il boss catanese Nitto Santapaola, allora latitante, si nascondeva proprio a Barcellona Pozzo di Gotto, in via Trento, a pochi metri dalla sua abitazione".