Essere svogliati è, in certi periodi della vita, un diritto. Perché la svogliatezza non è altro che un’arma di difesa messa in atto dal nostro organismo o dalla nostra psiche per proteggerci da un eccessivo carico di lavoro.
Ma c’è una svogliatezza che non è benefica, anzi, appare patologica; è la mancanza di volontà di chi, non facendo mai niente, non ha da riposarsi da periodi di intenso lavoro.
Ancor più grave rilevare questa svogliatezza negli adolescenti; perché in questa età è sintomo di disamore alla vita, è sintomo del fatto che non si riesce a trovare un buon motivo per scoprire il mondo. Qualcuno sostiene che loro la mancanza di volontà sia causata da noi adulti, che non sappiamo trasmettere il giusto entusiasmo per le cose che ci circondano, forse anche per la vita ; io mi permetto di dissentire constatando che per quanto un adulto metta energia e passione nelle proposte, spesso gli adolescenti sono avvolti dalla malattia mortale della fannullaggine. In fondo, in un sistema che non premia i migliori e che consente di vivacchiare ai mediocri e ai pusillanimi, perché sprecare tante energie a costruire se stessi per diventare persone migliori? Il guadagno è comunque uguale, e chi si affatica per essere più competitivo, ne ricava troppo spesso ben poco.
Ben venga allora il disimpegno; ben venga allora la bassa leva e l’infima caratura morale che caratterizza certe generazioni; ben venga. Perché solo dopo aver toccato il fondo forse si accorgeranno che una prospettiva di vita da ‘sdraiati’ non è possibile.
L’unica cosa che mi preoccupa è che certi personaggi prenderanno tante bastonate sulla groppa, prima di accorgersene; e quando se ne accorgeranno sarà troppo tardi. Che forse sarebbe stato meglio ascoltare chi ci ha detto loro di impegnarsi, ma non l’hanno voluto fare perché era più comodo sonnecchiare.