Nell’articolo “Sonno del neonato: correnti di pensiero a confronto” ti ho spiegato quali sono le due maggiori correnti di pensiero riguardo questo argomento.
Il primo approccio al sonno dei bambini è la NAP (Nighttime Attachement Parenting), incentrato sui bisogni del bambino e sul contatto genitore-figlio. Il secondo è la CIO (Cry-It-Out), incentrato sulla necessità del piccolo di imparare a dormire in modo autonomo.
NAP e CIO sono due correnti di pensiero estremamente diverse l’una dall’altra e stabilire quale delle due sia la migliore è praticamente impossibile, perché la loro valutazione si basa su moltissime variabili. Ti spiego, però, i punti di forza e di debolezza dei due approcci.
La CIO è stata sottoposta ad accurate indagini e si può senz’altro dire che è molto efficace se il risultato che vuoi ottenere è quello di far smettere di piangere il bimbo per tutta la notte di modo che tutti in casa possano riposare. Sorprendentemente, ha successo anche in tempi piuttosto brevi, circa una settimana. Perché sia efficace sul sonno dei bambini è necessario che tu segua il metodo con estrema cura, senza lasciare nulla al caso. Gli schemi temporali devono essere rispettati pedissequamente senza demordere nel tuo percorso nonostante il pianto del piccolo.
Se segui invece il metodo NAP punterai ovviamente ad un maggiore vicinanza con il tuo bebè, dato dalle tue costanti visite notturne al bimbo, che forniscono un contatto psicofisico in risposta al suo pianto. Un team di ricercatori britannici ha cercato di capire se questo tipo di comportamento è in grado di favorire il consolidamento del ciclo notturno del sonno dei bambini.
I risultati non sono stati molto incoraggianti:
più frequenti sono le visite notturne al piccolo, maggiori i problemi nel suo ciclo del sonno. Egli inoltre, mostra una marcata riduzione della capacità di addormentarsi in modo autonomo dopo un risveglio, nonché una reale difficoltà a dormire in modo continuativo per almeno sei ore a notte.
La NAP valuta in modo estremamente positivo il dormire insieme al proprio bambino, perché questo comportamento favorisce un migliore riposo notturno non solo del piccolo, ma anche dei genitori, in modo particolare se il bimbo è allattato al seno e si sveglia frequentemente per mangiare. Alcuni studi hanno dimostrato che l’allattamento notturno al seno ha un’influenza negativa sul normale ciclo del sonno di un bambino. I piccoli allattati al seno si svegliano con maggiore frequenza durante la notte rispetto ai piccoli nutriti con latte artificiale.
Se il tuo bambino dorme nel letto con te piange sicuramente molto meno, ma è anche vero che dorme male, perché il suo sonno subisce diverse interruzioni durante la notte. I ricercatori hanno utilizzato numerosi ausili tecnologici (come elettroencefalogrammi, misurazione della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca) per valutare la qualità del sonno dei bambini che dormono con mamma e papà e hanno stabilito che il loro “quiet sleep” ha una durata inferiore a quella dei piccini che dormono da soli, oltre ad avere risvegli più frequenti durante la notte.
Nonostante questo, la pratica del dormire insieme è sopravvissuta e con successo anche perché ha radici socioculturali molto profonde e ben radicate in numerosi Paesi. Da sempre le famiglie indigenti hanno avuto l’abitudine di condividere lo stesso letto per problemi legati agli spazi ridotti e per cercare di scaldarsi più efficacemente durante l’inverno. Addirittura, in alcune tribù dell’Africa c’è la consuetudine di far dormire persone e animali nella stessa capanna. Il “bed sharing” era una pratica molto comune in passato, ma studi recenti hanno confermato che lo è anche ai giorni nostri.
Gli esponenti della NAP argomentano le loro teorie basandosi sul principio della permanenza di un oggetto. Secondo questa teoria, la NAP è necessaria affinché non vi siano riscontri negativi nel sonno dei bambini.
Questo concetto è basato sull’acquisizione della consapevolezza che un oggetto esiste anche se è nascosto alla vista. Tuo figlio non nasce con questo concetto innato: egli pensa che se una cosa esce dal suo campo visivo sparisce per sempre.
Basandosi su questo principio la NAP asserisce che lasciare tuo figlio da solo durante la notte senza avere la possibilità di vederti può essere un’esperienza per lui catastrofica.
Il principio fondamentale è che i piccoli devono avere entrambi i genitori accanto il più a lungo possibile.
In passato si era soliti pensare che l’object permanence cominciasse a svilupparsi dopo il primo anno di vita, ma ora ci sono prove concrete che, invece, si formi nei primi otto mesi, se non addirittura tra il terzo e il quarto mese.
La NAP fa bene al sonno dei bambini perché genera figli molto meno stressati. Vengono citati studi in cui sono stati esaminati i livelli di cortisolo dei bambini durante il sonno notturno.
Il cortisolo è l’ormone associato allo stress: elevati livelli di cortisolo sono normalmente considerati come sintomo di stress.
Una ricerca britannica ha dimostrato che bimbi accuditi con metodo NAP durante il sonno notturno presentano un livello più basso di questo ormone. Questo risultato, però, non prova che questi bambini siano meno stressati rispetto ad altri, anche perché, in realtà, non si è mai stabilito il livello di cortisolo che un neonato dovrebbe avere, né a che età l’ormone raggiunga il suo equilibrio. L’andamento dei suoi livelli nei più piccoli è ancora un mistero.
Infine gli esponenti della NAP sono del parere che la CIO possa causare seri danni psicologici, avendo quindi ripercussioni molto negative sul sonno dei bambini, ma non solo! Secondo loro il pianto di un bambino è essenzialmente uno strumento per legarlo ai suoi genitori. Se il tuo bimbo piange ha un’esigenza e rispondere in modo positivo a questo richiamo significa rinsaldare il legame con lui.
La CIO smentisce, invece, questa ipotesi affermando che questo attaccamento in realtà ha bisogno di molto tempo e lavoro per formarsi e per rinforzarsi.
Secondo la CIO i genitori si trovano in una posizione molto difficile:
- da una parte c’è l’affetto e l’amore incondizionato che ti lega al tuo piccolo,
- dall’altra la necessità di riuscire a riposare durante la notte per poter affrontare in modo adeguato la giornata successiva.
Se secondo te prevale questa seconda esigenza, il metodo CIO è sicuramente molto efficace, ma secondo i sostenitori della NAP anche estremamente innaturale.
Quindi cosa bisogna fare? Qual è il metodo migliore da seguire?
Tutto sembrerebbe propendere per la CIO in quanto, a prima vista, sembrerebbe la metodologia che dà i migliori risultati in tempi effettivamente brevi, ma in realtà non ci sono ancora sufficienti studi scientifici a favore dell’una o dell’altra teoria: la cosa che crea maggiori dubbi nei ricercatori è il fatto che entrambe le correnti di pensiero sul sonno dei bambini sembrano avere dei meriti.
L’idea del dottor William Sears che tu debba impegnarti a passare più tempo possibile sia di giorno che di notte con i tuoi figli è sicuramente interessante. Questo comportamento permette di conoscere meglio il tuo bambino, nonché di condividere la sua esperienza di sviluppo psicofisico che procede molto velocemente e di cui si vorrebbe, invece, apprezzare ogni minimo progresso. Come abbiamo già detto, però, la CIO funziona molto bene e sicuramente meglio della NAP se quello che vuoi davvero è evitare che il bimbo interrompa il tuo sonno notturno.
Propendere per una o l’altra teoria è esclusivamente compito tuo. Valutando le tue esigenze e imparando a conoscere il tuo bambino capirai qual è il comportamento da assumere. La cosa importante è non demordere e non farsi influenzare dagli altri.
Ogni piccolo è diverso da tutti gli altri e solo la sua mamma e il suo papà possono comprendere appieno come aiutarlo nella sua crescita e nel suo sviluppo.
Può esserti di aiuto sapere cosa pensa a riguardo John Medina, biologo molecolare esperto nello sviluppo neonatale e autore di “Naturalmente intelligenti”.
Sonno dei bambini: PRO E CONTRO della NAP e della CIO by Marco Masella