Mi sembra di riemergere da un torpore sedato, da un sonno senza fine di quelli che ti artigliano le membra e il cervello, in una terra di nessuno senza sogni e da cui ti svegli spossato ma felice, sereno ma con un senso di deprivazione, come se avessi perduto qualche cosa e la volessi riavere al più presto. Forse è questo che si prova al rientro dai trip, una necessità indotta da una specie di dipendenza da cui non ci si riesce a liberare. Che poi, io, in effetti in vacanza ci sono tutto l'anno, ma chissà perchè, stare al mare spiaggiato con l'occhio semichiuso, mi dà questo effetto di essere veramente in vacanza e quando, obtorto collo, rientro, ecco apparire la sensazione di averla terminata, la vacanza vera. Quanto ci sono stato, non lo so bene, perchè come dice Pavese, al mare i giorni non contano. Sarà l'aria perfetta, il suono regolare dello sciabordio, lento e rassicurante dell'onda che sfiora il bagnasciuga, ritirandosi tra i sassi con quel tenue e sognate risucchio; sarà la luce della côte, così forte e intensa da rischiarare anche le tue visioni interne più oscure, passando per il terzo occhio finalmente aperto e ricettivo, ma come si sta bene al mare. Intanto perchè al mare c'è il mare, se no sarebbe bello solo come quando stai in vacanza in montagna. Qui in più c'è il mare e hai detto poco. La spiaggia ciottolosa dove ti puoi abbandonare seminudo, ma nessuno pare offendersi di questo orrore, con una pila di libri, finalmente solo con la linea dell'orizzonte, con la sua posizione riequilibratrice, in una pausa temporale perfetta. Devi solo, guidato come un cieco dal suo cane, strisciare da qui al desco, altra pausa ripiena di delicati prodotti caseari, così vari da rappresentare una continua sorpresa, dall' intrigante Saint Felicien, al Compté sodo e profumato di fiori, dal tenero chèvre blanc ai corposi bleu, dai voluttuosi Camembert all'incisivo Brin de paille e chi più ne ha più ne metta, sempre maritati al fresco Bandol che la lettura di Izzò, mi ha invogliato a conoscere e ad apprezzare, per passare infine alla posizione notturna, giusto compenso alla fatica giornaliera. Ozio totale che ottunde ma allarga la mente e la predispone a più impegnative attività. Non mi sono sentito in colpa di avervi lasciato soli, assolutamente, tanto, diciamo la verità, nessuno se ne è accorto. Anche se è duro, riprendo dunque questo appuntamento seriale, come un assassino silenzioso e nascosto. Tornate a trovarmi di tanto in tanto, se ne avete voglia.
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