Scommetto che non mi avete riconosciuto… Il fatto è che sono davvero cambiato dall’ultima volta che ci siamo visti anche se è passato solo un anno. E’ una brutta storia che mi accingo a raccontarvi se volete. Prendete una birra nel frigo, sedetevi sul divano, toglietevi le scarpe. All’origine di tutto c’è un certo Zedda. E’ un mio amico. Il mio amico Zedda è uno di quelli che portano sfiga allo stadio. Non sono uno che va in giro con i corni o che appende le scopette all’uscio ma sono sicuro che il suo potere sia reale. Non ho idea di come faccia ma credo che, come tutti i portatori di sfortuna, non se ne renda conto. E’ convinto di essere una persona come voi e come me e ignora totalmente di avere uno strano potere su quelli che lo circondano. Potrei tentare una spiegazione del fenomeno anche se mi rendo conto che non ci riuscirò del tutto: Zedda, un po’ come quei pianeti malefici tipo Plutone e Saturno, entra in opposizione con un “qualcosa” che non so definire ma che si trova alle sue spalle e di cui non è cosciente. Tra quella cosa, lui e la vittima ignara dell’involontario maleficio, si forma una sorta di allineamento eclittico se così mi posso esprimere. Quel che dico non ha niente di scientifico, me ne rendo conto, ma è l’unica spiegazione che mi sappia dare pur essendo vissuto e cresciuto in una stretta osservanza materialistica. E’ così che il Cagliari ha sbagliato diversi rigori e il nostro portiere non ne ha parato neanche uno l’anno scorso. Ma i poteri del mio amico agiscono anche fuori dagli stadi: ne sono la prova vivente. Eravamo tutt’ e due nella stessa stanza, io seduto al tavolo e lui davanti alla finestra ma dietro di me. La sua pelata era più brillante del solito e questo avrebbe già dovuto insospettirmi ma la cosa che mi avrebbe dovuto aprire la mente all’istante era il fatto che stesse in controluce: un’eclisse di Zedda, insomma. E’ successo che, ignaro della cosa come al solito, ha scatenato intorno a sé le forze oscure che mi hanno violentemente investito. Non saprei come definirle: delle onde, delle radiazioni, delle influenze astrali. Io me le rappresento come dei diavoletti arrabbiati che escono dall’ascensore che aspetto da un’ora. Sul momento non mi sono accorto di nulla. Il mio specchio mi rimandava ancora la mia cara immagine a cui ero affezionato ma da lì a pochi giorni le novità non tardarono a presentarsi, prima di sottecchi, poi in modo sempre più palese. Fatto sta che se oggi mi vedete invecchiato, ingrassato, pelato, e, diciamola tutta, zeddificato sappiate che è colpa sua.
Lino Soddu
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