È soprattutto nell'abbraccio del nonno Giò che Emma trova riparo sicuro e fonte inesauribile di divertimentoFra Emma e il nonno c’è un profondo affetto alimentato dall'amore che provano entrambi per la natura e per i racconti. Il nonno conosce a memoria storie e versi meravigliosi. Il vecchio Giò evoca spesso il Cavaliere Verde che con le sue gesta scandisce le luminose giornate estive. Alla fine dell’estate l’intesa fra nonno e nipotina è totale. Mentre sono seduti a riposare sotto la quercia preferita del nonno, lui affida alla sua piccola i suoi piccoli segreti. La serenità però, col tempo si incrina. L’estate successiva Emma torna dal nonno e lo trova cambiato: assente e smagrito.
È arrivato un mostro nella loro vita, una terribile malattia chiamata Alzheimer. Emma la percepisce così: “Il signor Alzheimer assomigliava ad un ladro che di notte era penetrato nella casa del vecchio Giò. Si era infilato senza invito nella testa del nonno, rubandogli con destrezza impressionante memoria, cuore e anima, svuotandolo come una cassaforte colma di cose preziose."
Il tempo passa, il nonno diventa sempre più indifeso, dimentica gli oggetti in posti assurdi, non ricorda più i volti finché un un inverno muore.Ma la storia continua. La morte del nonno non è la fine.Emma trascorre altre estati con un nonno ancora presente nel ricordo, vivo nel verde della natura.Nonno Giò, per Emma, ha preso le sembianze della maestosa quercia. Ed è proprio la quercia che un giorno diventa il teatro della più emozionante avventura di Emma: un giorno, sfidando un amico, Emma si arrampica raggiungendo altezze vertiginose. Emma sente che è stato proprio il nonno ad aiutarla nell'impresa, porgendole i rami a sostegno dei suoi passi e con le parole di coraggio che le ha lasciato in eredità.Questa storia, raccontata con stile fresco, parole chiare e suggestive, è una storia commovente e nello stesso tempo gioiosa.Ha toccato le mie corde profonde. Quando ho cominciato a leggerla, non sapevo ancora che era anche la mia storia, quella di mio nonno Giovanni ammalatosi di Alzheimer.Cosa c'è in questo libro?
C’è l’Alzheimer, una delle più angoscianti malattie, di quelle che depredano la personalità.Eppure la malattia non è la fine. La tenerezza soppianta la paura. Il dolore di non riconoscere più il nonno e di non essere più riconosciuta da lui, è curato dalla consapevolezza di un legame che non può morire. La logica dei sentimenti è più forte della totale illogicitàdei gesti indotti dalla malattia.C’è una bambina che trova protezione in suo nonno ma quando è il momento sa diventare lei stessa protettrice del nonno.
È quello scambio di ruoli che prima o poi tocca a tutti. I figli un giorno saranno chiamati a prendersi cura dei genitori anziani, i nipotini dei nonni. È un passaggio che, vissuto nell'amore e nella naturalezza, ci rende uomini e donne veri. Dopo aver tanto ricevuto, c’è il tempo della gratitudine.
C’è la morte, anch'essasentita come un passaggio naturale e non definitivo.Quella casa, quella quercia, sono sempre intrisi delle tracce del nonno.
C’è una parola chiave: la memoria
Prima la memoria è l’aspetto più affascinante del nonno, lui sa tanti versi e racconti a memoria.
Durante la malattia la memoria è la parte che viene disintegrata.Dopo la morte, la memoria è quel che consente al nonno di continuare a vivere nel cuore di Emma. “Nessuno muore se vive nel cuore di chi resta”.
Il finale del libro è degno di tutto questo. Mamma e papà, con immensa felicità di Emma, decidono di andare a vivere nella casa dei nonni. La casa di campagna, dopo la decadenza subita durante il periodo di malattia del nonno, riprende un nuovo ciclo. Il percorso di una famiglia che ama continua: la memoria continua, avrà un futuro.
Il libro, edito da Raffaello ragazzi editore è stato scritta dalla bravissima Lorenza Farina per i bimbi da 10 anni in su ma sento di consigliarlo a tutti, per cominciare a vedere l’Alzheimer e le altre malattie similmente invalidanti con gli occhi di un bambino, senza paura, con tenerezza. Questo post è dedicato a mio nonno Giovanni che durante la malattia spesso non mi riconosceva eppure continuava ad accarezzarmi dolcemente il viso, facendomi ridere come quando ero bambina e cantavamo insieme le sue canzoni preferite. Ti voglio bene, nonno.Ketty