Sono un cicloide!

Creato il 17 novembre 2012 da Acrossthechannel

Era un caldo agosto del 2009, caldo addirittura per le medie inglesi, io avevo attraversato la manica da circa 3 settimane e nel mio blog appena nato (che all’epoca non era neanche un blog) scrivevo della mania londinese per il jogging e il ciclismo. Appena arrivato da Roma (una città che, vuoi per le colline, le irte salite e i sampietrini, non ospita una numerosa comunità di ciclisti) il vedere uomini e donne pedalare in ogni dove e in ogni modo, spesso tirandosi dietro carrelli omologati con prole a bordo, mi affascinava quasi come il vedere le ragazze (s)vestite durante le fredde serate a Soho, i ragazzi dalle folte chiome rasta lavorare in banca o sedere al piano superiore degli autobus londinesi. In realtà questo ancora mi affascina e anche se per poche fermate, mi assicuro sempre di sedere al piano alto.

Dopo più di tre anni, vedere una donna in mezze maniche che passeggia con pargoletto in infradito nel mese di gennaio non mi fa più nessun effetto e a differenza di quello che scrivevo nel 2009, ho deciso di contribuire al traffico mattutino della capitale aumentando di un’unità il numero di ambulanti su due ruote: ho acquistato una bicicletta! Sono un cicloide! Il termine ciclista mi sembra troppo per me, che non ho neanche una maglia con bande catarifrangenti e un casco che si adatti alla taglia del mio testone. Cicloide dà più l’idea di quello che effettivamente faccio ogni mattina e ogni sera, da North Sheen a Chelsea, circa 9 km a tratta. Ciclo (nulla a che fare, quindi, con la figura geometrica).

Una piccola nota su come la bicicletta sia stata acquistata, solo per coerenza con quanto questo blog cerca di fare e forse non fare, cioè portare la cultura e le tradizioni britanniche a chi la Manica non l’ha attraversata. Se hai la fortuna di lavorare per un’azienda che ha aderito al Cycle Scheme, puoi acquistare una bicicletta a volte risparmiando fino al 40%. Io ho la fortuna! Funziona così:

- Vai in un negozio convenzionato
- Chiedi al “biciclettaio” di turno di farti un preventivo su tutto ciò che ti serve (dalla bicicletta stessa fino ai gommini da appendere sui raggi delle ruote per farle più fiche).
- Porti il preventivo al responsabile del cycle scheme della tua azienda, riempi un paio di moduli online e aspetti che arrivi il tuo voucher.
- Circa 3 settimane dopo, il responsabile del cycle sheme ti invia un’email dicendo “bello, il voucher è pronto, passa a prenderlo”. Tu ritiri il voucher del valore del preventivo, torni dal biciclettaio che ti consegna bici e tutto il resto.
- Il valore del voucher ti verrà detratto dalla busta paga con rate spalmate su 12 mesi (zero interessi ovviamente). Per una questione di tasse e tutto il resto arrivi a risparmiare fino al 40% e materialmente non vedi i soldi passare dalle tue mani a quelle del negoziante, il che a volte può far molto male.
- Per la salvaguardia dei tuoi rapporti sociali in ufficio, molte aziende (tra le quali quella per la quale lavoro) sono dotate di docce e spogliatoi di tutto rispetto, con getto d’acqua tipo tsunami, che io sfrutto ogni mattina dopo la pedalata.

Ora, non la tradizione dei pub o del Pimm’s d’estate, ma forse queste sono tra le cose che dovremmo copiare.

Quindi eccomi qui, con due ruote, due mega catenacci (Londra e Chelsea in particolare sono tra le aree con il numero più alto di furti di bici), un casco che mi va stretto e due chiappe doloranti per aver pedalato ogni giorno da lunedì scorso fino a ieri per circa 20 km al dì. La mia amica Alexandra, che lo fa da tempo, dice che a breve avrò due glutei di granito (in realtà ha detto “bums of steel”, chiappe d’acciaio, ma preferisco il granito, materiale più nobile), quindi stringo i denti e il popò e vado a vanti.

Lo devo ammettere, lunedì mattina avevo un po’ paura, vuoi per la guida a sinistra, vuoi per i bestioni rossi a due piani che decidono di baciarti le ruote durante tutta la strada anziché sorpassarti. Il tragitto non è complicato, quindi sono 20 km che si fanno facilmente. Per un tratto di Lower Richmond road c’è una pista ciclabile, dove l’unico pericolo è evitare i bimbi che vanno a scuola. Il tratto, però, è breve: dal semaforo di Mortlake fino a Chelsea si condivide la strada con tutti gli altri mezzi di locomozione in circolazione, dagli scooter fino ai tir. Già dal primo giorno è stato chiaro che il vecchio consiglio della mamma quando montavo la mia BMX (“Mi raccomando, tieniti sempre d’un lato!”), qui non ha spazio. Mi spiace mamma. Tieniti sempre d’un lato e tanto vale che smonti dalla sella, usi il marciapiede e vai a piedi. La cosa bella di questa attività è che vedi la tua esperienza aumentare giorno dopo giorno, senti letteralmente la strada diventare tua. Sai su quale lato tenerti per evitare le buche che sono più avanti e che rallenterebbero il percorso, sai esattamente qual è il momento migliore per cambiare carreggiata in base al semaforo che sta per sopraggiungere e sai anche dove metterti se più avanti vedi il bestione rosso a due piani. Il tratto di Barnes Bridge, prima di entrare dentro Barnes, è uno di quelli che mi piace fare lentamente, lasciandomi andare per forza d’inerzia e godendomi i canottieri sul fiume che si allenano di prima mattina. Poi si taglia attraverso Barnes Common, ed è l’unico tratto lontano dai motori. L’erba è ancora bagnata dalla brina, qualche scoiattolo ti attraversa la strada e si vedono delle lapidi tra gli alberi. L’ultima possibilità di respirare un po’ di verde prima di tornare su Lower Richmond road ed entrare a Putney. A questo punto siamo davvero nel traffico di Londra e comincia la vera lotta: ogni scorcio libero tra fanalino posteriore e paraurti del veicolo che segue diventa una possibilità per guadagnarsi un posto nella corsa al semaforo verde prima che diventi rosso, possibilità che va presa perché il secondo dopo non sarà più lì! Poi si arriva a Putney Bridge, ma prima c’è il semaforo. In salita. Se si è stati bravi a sfruttare tutti gli spazi liberi e si è fortunati, si arriverà al semaforo con luce verde e quindi si continuerà a sfruttare la spinta guadagnata dalla piccola discesa precedente che ci aiuterà anche ad attraversare il dislivello del ponte arcuato. Altrimenti la luce sarà rossa e noi ci ritroveremo a dover affrontare una partenza in salita tra i gas di scarico degli autobus e automobili intorno. Della serie, mi fumo una Lucky Strike mentre faccio jogging ed è la stessa cosa.

Arrivati in cima al ponte ci lasciamo andare lungo la discesa che segue fino al semaforo di King’s Road. Qui le cose cominciano a farsi complicate: per alcuni tratti King’s Road è un viale stretto dove chiunque abbia delle ruote e un motore sotto le terga è autorizzato a passare e noi cicloidi siamo così tanti che sembra di stare al Giro d’Italia, tutti insieme in un unico grande mucchio disordinato, dove se cade uno l’effetto domino è assicurato. Fa solo che non sia mai io il primo a cadere.

Cosa mi manca dell’andare al lavoro in treno? Sembrerà assurdo, ma mi manca la piccola stazione di North Sheen, mi manca leggere e scrivere durante il viaggio, mi mancano quei 40 minuti che avevo per mettere ancora più in disordine le mie idee. Mi manca tenere in mano il mio libro ma in realtà guardare fuori dal finestrino, mi manca tenere la penna su una pagina del mio diario ma in realtà guardare fuori dal finestrino. Mi manca il viaggio mentale che solo il viaggio fisico, se pur breve di 40 minuti, ti porta ad intraprendere.

Cosa ci guadagno? Ci guadagno 88 sterline di tesserà mensile che non dovrò più pagare. Ci guadagno un po’ di attività fisica, dopo anni che il mio corpo era fermo e stava regredendo allo stato di feto. Alex dice che ci guadagnerò due glutei marmorei, staremo a vedere. Ci guadagno una bicicletta che, al di là del lavoro, volendo mi può portare anche altrove. Ma la cosa più bella finora, dopo le 88 sterline, of course (venale io!), è la possibilità di potermi scolare 3 pinte, potermi mangiare una fetta di brownie o un piattone di pasta senza sentirmi in colpa perché tanto poi pedalo per 20 km e ai peccati di gola io ci ciclo sopra!

Ieri sera Io, Alexandra, Alexian, Jaco e Monika siamo rimasti in ufficio fino alle 10.32 a mangiare formaggio francese e crackers e scolarci il vino rimasto da un aperitivo con dei clienti consumatosi la sera. Prima dell’aperitivo ovviamente ci siam concessi una pinta nel pub locale, stranamente vuoto per essere venerdì. C’era un signore che leggeva il Times mentre sorseggiava una Young Special, un ragazzo scriveva sul suo Mac, una coppia si teneva per mano, uno spinone dormiva ai loro piedi. Il camino era acceso e io pensavo che ci sono dei momenti, brevi, come un sorso di Young o uno scoppiettare di legna ardente, che rendono la vita di una tal semplicità che viverla dovrebbe essere una pedalata.


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