Dicevo: pensavo di essere tra i pochi o pochissimi. Poi, il 29 ottobre leggo una bellissima intervista a Vittorio Sermonti su Repubblica, riassunta da un titolo una volta tanto pertinente: "Bisogna tornare a essere moralisti". Oggi, tra le tante riviste-zavorra dei quotidiani, mi capita di leggere (il Venerdì, 18 novembre 2011, p. 52), a proposito del nuovo libro di Valerio Magrelli, che lo scrittore dice: se mi danno del moralista lo metto nel curriculum.
Ok, io il curriculum vitae ce l'ho a posto: anche trascurando le protocollari macumbe dei miei alunni, che lo renderebbero parecchio più variopinto, i miei amici non sono da meno quando ci si mettono, non sono da meno, e certo il mio essere essenzialmente cristiano ecumenico per fede e radicalmente cattolico per cultura - cioè un bacchettone baciapile - non aiuta. Per fortuna che non ho chiesto aiuto e che non ne ho sentito il bisogno.
Ma insomma. Quand'è che un pensiero sulle cose diventa morale? Lo so che la domanda è complicata, mi va anche bene che ciascuno risponda per sé in silenzio o finga di essersi risposto. So solo che non mi sta bene quella vecchia storia balorda della libertà come confine dagli altri. Quella non è neanche il grado zero della morale. Se la libertà non comincia con il mio essere un uomo tra gli uomini, allora tenetevi pure la vostra libertà.
Il punto è che se uno impiega tanto tempo e tante energie per stabilire quali siano i criteri per un comportamento etico è normale che non stia lì a fare troppi distinguo sulla loro applicabilità. Mi sono un po' sbattuto a capire come va il mondo e vorrei pure guardarlo adesso. Guardarlo a fondo. E continuare a capire. Non vedo proprio perché non dovrei essere moralista, allergia agli -ismi a parte (in tutto e in arte... vedete, sono pure un poeta).
Dottore di morale o dottore in morale invece no. Quello mai. Certo, mi pesa che non si cresca con un'idea etica. Tutto, ma non l'indifferenza, non il qualunquismo. Potrei morirci. Se vuoi essermi amico, abbi il coraggio di tingerti poco alla volta di te stesso. Ci sono cose giuste e cose sbagliate: il grigio non è un colore, né lo sono il bianco e il nero. Il mondo è tutto colorato e c'è tanta vita da perdercisi dentro.
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