Sons of Anarchy, fine della corsa

Creato il 11 dicembre 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Il giudizio di Marco Goi

Summary:

ATTENZIONE SPOILER: SE NON AVETE ANCORA VISTO L’EPISODIO FINALE DI SONS OF ANARCHY, LEGGETE SOLO A VOSTRO RISCHIO E PERICOLO

Sons of Anarchy è una serie che già nel titolo racchiude l’inizio così come la sua fine. Una grande storia di figli e di padri e una grande storia di anarchia, intesa come insubordinazione alle regole, come vita all’infuori della legge. Jax Teller (Charlie Hunnam) ha voluto andarsene così, a modo suo. La sua ultima corsa in moto sulle note di “Come Join the Murder” di The White Buffalo & The Forest Rangers e con tanto di simbolici corvi ad accompagnarla non è una fuga e non è una resa. È un andarsene alle sue condizioni, senza seguire le norme del club di cui ha sempre avuto rispetto, ma che allo stesso tempo gli sono sempre state strette. Jax Teller fino in fondo, fino alla fine del suo percorso, ha vissuto da outlaw, da fuorilegge. Non poteva allora che finire in questo modo, Sons of Anarchy. Sulla strada. Sulla moto. Non su una moto qualunque, ma sulla vecchia motocicletta appartenuta al padre e rispolverata per il gran finale, rimessa in sesto dalle mani di Chucky (Michael Ornstein), l’uomo senza mani, uno dei personaggi più strambi e quasi alla David Lynch di una serie per il resto lontana mille miglia dalla visionarietà di un Twin Peaks. Il modello di riferimento della serie creata da Kurt Sutter è sembrato semmai più che altro un telefilm duro, spietato e realistico come The Shield. Non appare allora certo un caso che la falce della morte sia calata su Jax proprio attraverso un camionista interpretato da Michael Chiklis, lo storico protagonista di The Shield, la serie in cui Kurt Sutter si è fatto le ossa come produttore, sceneggiatore e pure attore prima di dare vita a Sons of Anarchy.

L’autore della serie per l’ultimo episodio della sua personale, personalissima creatura, ha scritto una sceneggiatura perfetta, in cui tutti i pezzi del puzzle messi sul tavolo nel corso degli ultimi sette anni e in particolare nelle ultime puntate hanno trovato una loro collocazione. Con grande maestria, Sutter ha tirato le fila di tutte le trame e sottotrame, regalando un piccolo meritato spazio a due dei personaggi più simpatici tra i Sons of Anarchy. La testa matta Tig (Kim Coates), che ha trovato l’amore con il trans Venus (Walton Goggins proveniente pure lui da The Shield), un amore inaspettato quanto dolce, e poi lo scozzese Chibs (Tommy Flanagan), diventato il nuovo leader del club che, resosi subito conto della sua nuova complessa posizione, decide di scegliere il club anziché l’amore e dare il benservito al nuovo sceriffo di Charming, Althea Jarry (Annabeth Gish), con cui aveva una relazione. Niente male anche il finale riservato a Lyla (Winter Ave Zoli), probabilmente il personaggio più innocente e buono dell’intera serie, diventata la Fellini del porno. Kurt Sutter ha inoltre voluto mettere dentro alla chiusura di Sons of Anarchy una piccola nota socio-politica, con l’inserimento di un uomo di colore tra i membri del club, fino ad allora esclusivamente riservato ai bianchi. Un segnale importante di come Jax sia riuscito a cambiare le cose, a fare la differenza durante il suo “mandato” da Presidente del SAMCRO.

Uno spazio importante è stato riservato anche a Nero (Jimmy Smits), diventato il nuovo BFF di Jax dopo la morte di Opie (Ryan Hurst), che insieme a Wendy (Drea de Matteo) avrà il compito di “traghettare” i figli di Jax verso una vita nuova, lontana da Charming e dalle tentazioni criminali. Un ruolo di sicuro duro, considerando come il piccolo e inquietante Abel (Ryder Londo)  nello stofinarsi l’anello del padre mostri tutt’altre intenzioni. Quanto agli altri personaggi chiave di quest’ultima stagione, se non altro quelli sopravvissuti alle precedenti, il loro destino era già stato scritto nel penultimo, splendido episodio. Se vogliamo trovare proprio un difetto al series finale di Sons of Anarchy “Papa’s Goods”, è quello di essersi rivelato un pochino inferiore rispetto al precedente “Red Rose”, una puntata grandiosa in cui ha trovato la morte Juice (Theo Rossi) per mano nientepopodimeno che di Marilyn Manson in persona, mentre Wayne Unser (Dayton Callie) e Gemma Teller (Katey Sagal) sono stati fatti fuori da Jax. Nella resa dei conti poetica tra figlio e madre, non molto lontana da quella della Sposa nei confronti di Bill in Kill Bill Vol. 2 di Quentin Tarantino, la serie ha raggiunto il suo climax emotivo.

Per il gran finale di “Papa’s Goods” e della serie tutta, Kurt Sutter si è comunque tenuto una chiusura col botto. Cosa succede alla fine di Sons of Anarchy? Succede che i cattivi perdono. Jax Teller era uno spietato assassino, un criminale impenitente e, nonostante un paio di tappe dietro alle sbarre, sostanzialmente impunito. Fino a quello schianto fatale, che possiamo considerare come una sconfitta, benché realizzata alle sue personali condizioni, soltanto dopo aver sistemato tutto quello che doveva sistemare, sia per quanto riguarda il club che per la sua famiglia. E così i cattivi alla fine di Sons of Anarchy hanno perso. Eppure, a noi spettatori diventati membri onorari del club resta un dubbio: se Jax era così cattivo, com’è che abbiamo finito per volergli così bene?

di Marco Goi per Oggialcinema.net


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