Se il finale della seconda stagione era ad alto tasso di adrenalina e ricco di colpi di scena che rimettevano in discussione l'ordine interno ed esterno del SAMCRO e di Charming, bè, nulla è in confronto all'inizio della terza stagione, che promette altrettanta violenza, altrettanti equilibri pronti a spezzarsi e azione al cardiopalma.
Si parte infatti con un morto, o meglio due, e che morti: uno da celebrare, uno da commemorare in fretta, e che porterà lo stesso Unser a porsi domande sul suo ruolo di protezione per il clan.
Questa stagione sa di maturità, c'è poco da fare, non solo a livello di scrittura, ma anche di uso dei personaggi, che mai come in questi 13 episodi si muovono in una coralità ben sostenuta. O quasi.
Se da una parte abbiamo infatti la prigioniera in fuga Gemma che deve fare i conti con la giustizia dell'ATF e della polizia, oltre che con il suo passato visto il ritorno in casa da figliola prodiga, e dall'altra abbiamo Jax, devastato per la perdita di Abel e alla sua folle ricerca, da un'altra parte ancora abbiamo la da me gran poco sopportata Tara, che con la sua perenne luna storta ed espressione accigliata non sembra più la lady ideale e per mantenere un ruolo nella stagione sembra quasi forzatamente inserita in un rapimento che poco ha a che fare con il resto della vicenda.
Perchè c'è poco da fare, i veri protagonisti sono Jax e Gemma, e una volta partiti per l'Irlanda, alle prese con i segreti e le mosse di un charter diviso e pieno di rat da giustiziare, poco importa di quanto succede in California.
La prima parte (coronata anche da parecchi momenti di humour affidato al prode Tig, più lo special guest silenzioso Stephen King) sembra così solo una preparazione a questo viaggio, a quanto comporta sia per il gruppo che per la disperata ricerca di Abel che va indissolubilmente ad unirsi ai problemi interni dell'IRA.
A tenere banco, però, c'è anche il villain ormai d'eccezione, che dopo la pausa Zobelle torna ad essere la Stahl, il cui personaggio, come si diceva poc'anzi, viene approfondito a dovere, mostrandoci i lati nascosti di un carattere assai difficile da inquadrare, pronto al sacrificio per egoismo.
Nella sua trasferta europea, Sons of Anarchy si arricchisce poi di musiche perfette, che inquadrano alle perfezione i viaggi sulle roboanti moto, e che vanno ad influenzare perfino la sigla.
E in Irlanda finisce e comincia un nuovo viaggio, che pone nel futuro di Jax nuovi segreti e un passato che ancora non ha chiuso con lui.
Impossibile quindi vedere del roseo, o una pausa dopo due anni tanto tormentati.
E con il finale eccezionale, che fa di Jax stesso un moderno e altrettanto intelligente Spartacus grazie al machiavellico piano in cui si incastra alla perfezione ogni conto da saldare, ogni pezzo di vendetta, si chiude con il botto anche questa terza stagione che, al momento -ma so già che avrà vita dura- è sicuramente la migliore.
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