Come previsto, la pace a Charming è durata gran poco.
E' durata il tempo di prigione speso da Jax e compagni, con i sopravvissuti a tenere calme le acque e le redini del MC, con Tara che ha dato alla luce un bellissimo Thomas e che, trovate quelle lettere, quei segreti inconfessati, ha paura di confessarlo.
Non ci vuole molto però perchè questa pace si spezzi, perchè l'equilibrio creato, anche nel giorno di un matrimonio, anche a causa di quelle lettere, penda pericolosamente dalla parte della falce della signora morte, e per più di un personaggio.
A Gemma non la si fa, nessuno sembra averlo capito, e per prima capisce cosa le si nasconde, cosa potrebbe rovinare quanto costruito negli ultimi 20 anni e non solo a livello di Club, ma soprattutto di famiglia. E' John a parlare, dalla sua tomba, confessando ogni timore, ogni sospetto, più che fondato.
E che fare allora?
Tara tentenna, Jax decide.
Se ne devono andare, basta affari sporchi, basta armi da trasportare illegalmente, basta IRA e basta Clay.
Ma è davvero così semplice?
No, ovviamente, e passando sopra alla sempre accigliata Tara, con cui proprio non riesco ad entrare in sintonia, il sogno della loro fuga è spezzato più e più volte, come la sua preziosa mano di chirurga.
In mezzo ci si mette l'istinto di sopravvivenza, ci si mette un Clay mai così spietato, davvero pronto a tutto purchè la scomoda verità che lo riguarda non esca.
Nel mentre, a Charming le cose sono cambiate, un nuovo sceriffo è arrivato in città, prendendo il posto del moribondo Unser, esiliato nel suo camper, e un nuovo -strano, troppo strano- ispettore inizia a d indagare per smantellare tutta la rete di traffici illegali.
La stagione è però segnata da un'affare d'oro si prospetta per il club: il cartello messicano che chiede armi, che chiede il trasporto della sua droga. Droga e cartello, il pericolo e le ritorsioni sono assicurate, così come gli accordi sottobanco, e a farci le spese sono il dilaniato Juice (protagonista sensibile e empatico) e parecchie comparse, che vanno ad aumentare notevolmente il numero dei morti passati sul piccolo schermo.
Senza girarci troppo attorno però, pur mantenendo una coralità ben sostenuta (in cui anche Bobby e Otto trovano il loro spazio), come sempre è Jax al centro di tutto, e i suoi tentativi, vani, di uscire pulito dal club che incontrano in Clay l'ostacolo maggiore.
Se a livello tecnico e musicale tutto sembra sulla stessa assicella di ottima qualità delle scorse stagioni, pur non arrivando, per quel che mi riguarda, all'unità della terza, con il finale letteralmente da brividi, tutto cambia: il passato incontra il presente, molto è messo in discussione e tutto acquista un'area di epicità che fa applaudire.
Ancora di più se si pensa che, arrivati al quarto anno di vita, questi Sons non smettono di avere forza e appeal.
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