Siamo “sul limitar di Dite”. Si sopravvive. Sopravvivono molti esercenti, i cui negozi sono quasi sempre vuoti. Sopravvivono i pensionati con assegni esigui, erosi dall’inflazione e dal fisco sempre più rapace. Sopravvivono gli alberi che si ostinano a fiorire, nonostante la luce larvale di una tetra primavera. Sopravvivono i passeri i cui gorgheggi annunciano con triste letizia albe esangui, livide.
Si sopravvive perché, nonostante tutto, si continua a sperare in una svolta. Si respira un’aria strana, inquietante, eppure forse presaga di una rigenerazione. Ci si illude o davvero siamo prossimi ad un cambiamento? Viviamo in un’epoca terribile, disumana: eppure lo stuolo dei profeti di sventura è forse meno folto della schiera dei vati che preconizzano l’avvento di una nuova età aurea.
Non sappiamo. Non passiamo sapere. Ignoriamo quanto durerà l’attesa, un’attesa parossistica in cui ogni attimo pare eterno. Inferno e Paradiso si toccano e si compenetrano. Ora sembrano prevalere i fumi sulfurei e le cupe fiamme dell’Ade, ora si intravede, fra gli strappi di un cielo ammorbato, una sottile vena azzurra.
Tuttavia, mentre si è consci che è inevitabile, prima o dopo, il trionfo della luce, si avverte pure che qualcosa di profondamente iniquo abita il cuore del cosmo, con la lugubre corolla di mali che lo cinge. Davvero si possono cancellare millenni di errori, perversioni, atrocità con un colpo di spugna? Davvero si possono cancellare, come se fossero state le immagini terrifiche ma inconsistenti di un incubo?
A volte si ha l’impressione che l’universo sia un brutto sogno sognato da un Dio che non riesce a destarsi. A volte si ha l’impressione che fragili crepe incrinino l’armonia e la perfezione del Tutto.
L’ingiustizia resta ingiustizia, anche se riparata. Solo un oblio assoluto potrà sprofondarla nel nulla.
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APOCALISSI ALIENE: il libro