Sopravvivere a Più libri più liberi 2014 senza macchiarsi di omicidio ed esperire sdoppiamenti di personalità
Creato il 10 dicembre 2014 da Nereia
@LibrAngoloAcuto
E salve!Sono sopravvissuta a Più libri più liberi, sebbene l'esperienza mi abbia messo a dura prova. Quest'anno mi sono recata in fiera praticamente tutti i giorni, una roba che nemmeno i più duri e i più atletici riuscirebbero a superare senza riscontrare qualche problema fisico e, credetemi, anche psichico. Fisico perché in fiera, se vuoi sederti, devi occupare abusivamente delle seggiole durante presentazioni e dibattiti ai quali magari non sei manco interessato ma, hey, è una sedia vuota quella?!Oppure devi andare al bar, dove puoi sederti per cinque minuti esatti – prima che qualcuno ti si sieda in braccio – per consumare un orrido e bruciato caffè in barattolino (sì, esatto, sembra proprio un barattolino) di plastica. Passare, tra l'altro, più di un paio d'ore in un luogo artificialmente illuminato, affollato e caldo crea, secondo me, una serie di problemi alla vista che causano allucinazioni, come minimo. È il motivo per cui la gente si perde dentro Ikea, pensateci. A un certo punto, probabilmente, si è convinti di essere da un'altra parte, di aver intravisto un cerbiatto sulla neve o, ancora meglio, una passaporta e invece... Invece niente, sei sempre al Palazzo dei Congressi e non riesci più a trovare il Caffè Letterario. Succede anche ai migliori. Succede anche al Lingotto, ovviamente, anche se lì le allucinazioni sono rese più pericolose dalla temperatura desertica che causa anche una forte disidratazione. Ma, dicevamo, un resoconto. Ho notato, con dispiacere, che rispetto agli altri anni il numero di persone che si è recata in fiera è diminuito drasticamente. Mentre le altre volte non ci si riusciva nemmeno a muovere per i corridoi, quest'anno non ho nemmeno fatto la fila per andare al bagno (e questo rappresenta forse il dato più indicativo. C'è più fila all'autogrill e il numero di bagni è pressappoco lo stesso). Questo, da un certo punto di vista, ha i suoi vantaggi ovviamente. Se c'è meno gente che sgomita e non si lava – credetemi, è pratica piuttosto comune non lavarsi e andare in giro a provocare conati di vomito alla gente – c'è meno rischio di esperire stati allucinatori e si ha più tempo per chiacchierare con gli editori. Che è, più o meno, quello che ho fatto io. Per questo è stato piacevole girare tra i banchetti, smontare completamente quello di Sur sotto lo sguardo vigile e un po' troppo attento del Sur-dipendente che, ecco, non voglio sapere cosa ha pensato (qualcosa di brutto, sono sicura, ma è stato educato e – sebbene il suo sguardo parlasse chiaro – non ha proferito parola); è stato bello saccheggiare il banchetto delle Edizioni Spartaco, dove ho prima acquistato un libro e poi, non contenta, ci son tornata per prenderne altri due; è stato interessante venire a conoscenza di un nuovo modo per gestire una fila di persone che cercano di farsi autografare il libro da Zerocalcare: nessun metodo.
Vai, ti metti in fila, poi se vuoi solo la firma passi avanti. Ma anche se non vuoi solo la firma, arrivi e ti piazzi proprio lì, dove ti pare a te, e va bene lo stesso. Poi, oh ma sei qui per prendere solo un libro – uno qualunque – e quindi della firma non te ne frega niente? Sciocco, ripensaci! O prendilo su internet, ché tanto è impossibile chiedere l'attenzione di qualcuno al banchetto. Ecco, questo è quello che è successo a me. Io adoro Zerocalcare, davvero, ma faccio prima a recarmi in qualche libreria Feltrinelli quando ci sta lui e mettermi a fare la fila là. Pessima, pessima, pessima gestione della cosa, con il tale che doveva fare da security che boh, a parte il giubbino con scritto security non faceva poi molto. Mia madre avrebbe sistemato tutti in fila per due con la sola imposizione dello sguardo, senza avvalersi del giubbino giallo fluorescente. Per quanto riguarda il fattore sconto, c'è chi lo applica e chi no, chi ti fa il 15 chi addirittura il 30 (ebbene sì, e non perché sono blogger). Non c'è una regola e, soprattutto, non sempre c'è il cartello che ti dice se è presente oppure no. Lo sconto fiera rimane sempre un argomento un po' tabù, una cosa che non puoi direttamente domandare perché, scherzi?, fa cafone e anche un po' arraffone, ma – mi è parso eh, potrei sbagliare – che quest'anno fosse più presente di altri anni. O, forse, è stato un caso che io abbia acquistato negli stand delle case editrici che lo applicavano (a esclusione di Sur di cui però ho la borsetta, diciamolo ma soprattutto vantiamocene).
Quindi, non badando a spese e dandomi alla pazza gioia post fioretto (quello di non acquistare libri fino a dicembre) ho comprato un trilione di cose. Potete ammirare i titoli in foto, ma per chi è miope (come me), faccio un riassunto. Ho comprato: La strage dei congiuntivi di Massimo Roscia – di cui ho visto anche la presentazione e giuro, è stato così carino che avrei voluto cominciarlo subito. Ma, vabbè, ho talmente tante cose da leggere che devo rimandare necessariamente a Gennaio –, Melamorfosi, Mille anni di giovinezza di Isabelle Coudrier – che bramavo da Giugno circa e che mi sono fatta sfuggire al Libraccio per via del fioretto –, Santa Evita di Tomás Eloy Martínez, I sette pazzi di Roberto Arlt, Anni luce, The White family e Il diluvio di Maggie Gee che, pare, insieme costituiscano una trilogia anche se non è necessario leggere i libri in sequenza – almeno, questo è ciò che ho capito –.
Dunque, mentre tutti gli altri sono autori anglosassoni (come usuale qui in casa Nereia), ci sono tre eccezioni. La prima è costitutita da Melamorfosi, un'antologia di racconti (!!) di autori italiani edita da Gorilla Sapiens. Ormai mi sono aperta al mondo della letteratura italiana e, certo, se dovessi fare una media ci sono più "così-così" rispetto a libri che mi sono davvero piaciuti, ma ci provo sempre. In questo caso ci provo perché ho conosciuto le Gorilla (sono tre ragazze) e alcuni degli autori che hanno in catalogo e, ecco, sono "sui generis". Per cui, niente, mi fido a prescindere. Sono racconti, certo, ma sempre con lo stesso protagonista e questo, credo (spero!) dovrebbe aiutare. In più ci provo sempre a superarlo questo mio limite dei racconti e ce l'ho fatta solo con Olive Kitteridge e in parte con Il tempo è un bastardo, sic. E poi nel mucchietto sono presenti due autori argentini, Alrt e Martínez. Per me che sono quadrata e che leggo sempre e solo gli autori delle stesse nazionalità – lo so, costituisce un limite probabilmente – sarà una sfida non da poco. Ci provo, vediamo che cosa ne esce fuori. Dopo anni di chiusura mentale, anche se io la chiamo "preferenza", è il caso che mi apra a nuove letture. Se non dovesse andar bene tornerò dai miei amati anglosassoni, dai miei giapponesi e qualche volta dai miei cinesi (raro, ma accade).
Ebbene, dopo aver fatto queste spese pazze, non ci saranno altri acquisti fino al Salone Internazionale di Torino perché ho intenzione di smaltire tutti – ok, tutti proprio non è possibile ma una minima parte – i libri che ho in casa a prender polvere da secoli. In più ho scoperto le gioie di Bookmooch dove sono anche riuscita a prender qualcosa (strano, dato che inizialmente donavo e basta) quindi, ecco, magari qualcosa che leggo e non voglio tenere la piazzo là. Insomma, non compro niente fino a Maggio, giuro. Nemmeno al mercatino, nemmeno ebook in offerta, niente niente niente. Sarebbe bello non farsi nemmeno distrarre dalla biblioteca, ma non credo di riuscirci... E poi la biblioteca non conta perché di fatto non sto comprando nulla. Giusto? Giusto.
Io non posso comprarne però, ecco, se volete farmi un regalo sentitevi liberi di farlo eh, non dico certo di no.
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