È una città della conoscenza quella che sta sorgendo in Ecuador, il paese sudamericano che ha deciso di puntare molte delle sue carte sull’innovazione e sullo sviluppo tecnologico.
Un enorme parco scientifico e tecnologico, che si propone di diventare un hub internazionale per l’innovazione e di favorire le imprese high tech, in settori che vanno dal biotech alle telecomunicazioni, passando per il settore manifatturiero.
Verrà costruita nella provincia di Imbabura, nel nord dell’Ecuador, a Yachay, a poco più di due ore di macchina dalla capitale Quito e vicino al confine della Colombia. Un progetto ambizioso e lungimirante che servirà da apripista per trasformare l’Ecuador in un’economia basata sulla conoscenza.
La prima fase del progetto dovrebbe essere completata nel 2017 e attualmente è concentrata sulla costruzione dell’università, la Yachay Tech. Tutti gli istituti di ricerca del paese si trasferiranno progressivamente a Yachay e inizieranno a popolare il campus e il parco industriale. Nella nuova città non mancheranno incubatori e acceleratori di start-up, accanto a strutture di ricerca e sviluppo delle principali multinazionali.
Yachay è uno degli sforzi più ambiziosi del presidente ecuadoriano Rafael Correa che è attualmente alle prese con i problemi di una crescita dell’economia nazionaleEntro il primo trimestre di quest’anno, le strutture saranno complete al 50% e saranno terminate completamente nel 2017. Naturalmente, prima che la città della conoscenza diventi pienamente operativa ci vorrà del tempo.
Yachay è uno degli sforzi più ambiziosi del presidente ecuadoriano Rafael Correa, che è attualmente alle prese con i problemi di una crescita dell’economia nazionale notevolmente più bassa rispetto agli ultimi dieci anni. Le previsioni per il 2016 stimano una lieve contrazione che potrebbe non favorire i piani di sviluppo di Yachay.
Inoltre, l’incertezza che circonda il quadro normativo per gli investimenti potrebbe costituire un altro problema. Secondo gli osservatori internazionali, gli investimenti diretti dall’estero non si sono ancora riversati in grandi quantità nel paese a causa del rischio di cambiamenti istituzionali o fiscali, come per esempio il sistema per il rimpatrio di profitti. In altre parole, le multinazionali non si sentono sicure che le attuali condizioni rimarranno in vigore nel prossimo futuro.
Difficoltà a parte, è impossibile negare che lo sforzo dell’Ecuador di indirizzare la propria economia in direzione high tech non sia ammirevole e, soprattutto, che costituisca un esempio da seguire per molte altre economie dei paesi in via di sviluppo, tradizionalmente incamminate verso un cliché economico un po’ appassito: sfruttamento indiscriminato e selvaggio delle risorse naturali, accompagnato dall’utilizzo della forza lavoro meno qualificata e più sottopagata.
Forse il mondo sta cambiando…
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