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Creato il 07 novembre 2011 da Monique
Leggevo sulla Norton, mia ormai inseparabile amica in  folio, della vita di Jonathan Swift, gran personaggio.
Con quasi una certa riluttanza decise di scegliere la chiesa come carriera, così prese gli ordini e a quel punto scoprì le sue sorprendenti doti come scrittore satirico...ma questa è un'altra storia.

Più che altro leggevo ciò che concerne la sua visione del mondo. E' stato definito un misantropo, uno che odiava il genere umano e, di conseguenza, 'I viaggi di Gulliver' un'espressione di tale selvaggia misantropia. E in effetti lui stesso, in una lettera indirizzata a Pope, dichiarò che sì, amava i singoli individui, ma odiava "quell'animale chiamato uomo" in generale, offrendo a tale proposito una nuova definizione della specie non come animal rationale, ma semplicemente come animal rationis capax. Poi si sono messi a dire che in realtà lui amava i suoi simili, gli uomini, e l'antagonismo era solo rivolto alla visione fin troppo ottimistica che si aveva ai tempi per la quale si affermava che la natura umana è tutta essenzialmente buona. Belli e bravi. Non è possibile, la natura umana è profondamente e permanentemente soggetta al difetto e noi non possiamo farci niente finché almeno non riconosciamo le sue limitazioni morali e intellettuali. Una feroce indignazione gli aveva scombussolato il cuore. Comunque io trovo che avesse perfettamente ragione, e anche e soprattutto senza tutti i vari abbellimenti e tentativi di addolcire in qualche modo il suo pensiero che i critici gli hanno cucito addosso nel corso del tempo, immancabilmente. I critici spesso mi creano indignazione scombussolandomi il gulliver, parlano troppo. La sua indignazione era proprio verso il genere umano e, santo cielo, aveva ragione! Non aveva ragione? Guardatevi attorno e capirete quanto un'alta percentuale delle persone che vi stanno attorno soffre di una ridicola arroganza e di un ancor più ridicolo pensiero di possedere un'intima saggezza intoccabile, per non parlare del senso di superiorità che circonda ciascun ego. E quanto più i difetti sono evidenti, tanto più tali persone sentiranno il diritto di definire sé stessi esseri razionali e non esseri capaci di raziocinio, il che potrebbe in qualche modo giustificare certe evidenti falle di tutto questo sistema umano in generale. Ecco la nobile missione dell'ironia, ecco la nobile missione che Socrate aveva intrapreso. Ora, vi prego, prendete tutti questi geni, queste mani mancate alla composizione dell' Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers, prendeteli e ascoltate i loro discorsi illuminati e illuminanti con tutta l'attenzione che meritano e alla fine, senza tradire emozione, tirategli un bel papagno ul naso. Saranno così altrettanto illuminati da prenderla con ironia.
VIC

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