Faccio un passo indietro. Respingendo la proposta di una tournée sino-calabra dei Giganti, i due assessori sardi, Sannitu e Baire, hanno annunciato oggi che “ il prossimo ottobre, in occasione dell’esposizione al pubblico delle statue organizzeremo una forte azione di promozione di questi tesori della Sardegna”. Nelle intenzioni dell'assessore del turismo “l’evento di ottobre deve avere un respiro internazionale e coinvolgere giornalisti televisivi e della carta stampata da tutto il mondo. Saranno invitati anche 10 tra i tour operator più importanti a livello globale al fine di creare nuovi circuiti turistici destagionalizzati basati proprio sull’immenso patrimonio archeologico della Sardegna”. E quello della Cultura, Baire, rivendica: “E’ il nostro assessorato che ha finanziato il restauro. Ma il lavoro di ricerca e di scavo non è concluso: da quell’area è lecito attendersi altre importanti scoperte”.
Entrambi riconoscono una cosa che anche a me era apparsa chiara: senza la proposta del manager dei Beni culturali, Resca, delle statue di Monti Prama poco si sarebbe parlato e, probabilmente, neppure avremmo avuto conferma del loro numero: 38. Bene, fa sempre piacere sapere che uno spiritaccio autonomista aleggia nelle stanze del governo sardo e che si faccia strada un'idea poco frequentata dai ceti politici (ma non solo) della Sardegna: la cultura e insieme ad essa la lingua (concetto questo più difficilmente digerito) possono essere potenti motori di sviluppo economico.
Torno però alla domanda: che cosa si racconterà ai mediatori dell'informazione mondiale, illustrando la magnificenza della statuaria sarda? Che gli esperti del laboratorio di Li Punti, con i loro microscopi e con altri strumenti, hanno scoperto con ragionevole sicurezza che le statue sono state scolpite nel X secolo, senza chiedere l'aiuto di assiri, greci, fenici, etruschi, ma che non si può dire. Come in questo blog riferisce Leonardo Melis di aver sentito, “la datazione indicata da lei terrorizza i miei colleghi?”
Secondo le mie approssimative conoscenze, il X secolo aC precede il VII-VI. E se è vero, come dice Mauro Peppino Zedda, che “non è possibile concepire le statue di Monti pramma senza gli artisti che hanno fatto scuola a chi le ha realizzate”, mi immagino sia vero anche il reciproco: “Non è possibile concepire le statue assire senza gli artisti che hanno fatto scuola a chi le ha realizzate”. E siccome gli Shardana dalle parti dell'Assiria bazzicavano frequentemente (se non altro per nostalgia dell'area del mondo da cui, sempre secondo Zedda, arrivarono in Sardegna nel XIII-XIV secolo), sai che casino... Capisco che le voci uscite da Li Punti, riportate dall'ex assessore della cultura, Mongiu e più recentemente dai giornali sardi siano capaci di terrorizzare.
Ma allora, cari Baire e Sannitu, perché non convocare a Li Punti archeologi non prevenuti e non terrorizzabili a cui chiedere il piacere di datare le statue, prima di farci fare una figura cacina? Anzi, dato che ci siete, convocate anche qualche epigrafista che conosca dal protosinaitico in giù e mostrategli (sempre che riusciate a rintracciarli) la navicella di Teti, il coccio di Pozzomaggiore e quello con iscrizioni ugaritiche ritrovato dalle parti di Villanovafranca. Tanto, come ha detto Lucia Baire è la Regione a pagare e ad avere in idea di utilizzare il nostro enorme patrimonio per creare economia e lavoro.
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