Parlare di crisi è secondario calcolando che, per gioco forza, è diventata parte integrante del contesto abitudinario e ordinario. E lo è persino il discorso legato alla disoccupazione, che Verdone aveva trattato e approfondito largamente e ironicamente nel suo precedente "Posti in Piedi in Paradiso", allo stesso modo di come aveva trattato un'altro argomento che proprio in quella pellicola veniva però solamente accarezzato: quello relativo alla risorsa dei giovani, utilizzati come linfa vitale e punto a capo da cui ripartire. E precisamente da li allora "Sotto Una Buona Stella" riprende a tirare le fila, elaborando quel tema e guardandolo soprattutto da un punto di vista meno ironico e più drammatico, nulla a che fare con la positività di fondo da cui si era partiti. Verdone suggerisce l'intenzione di voler smuovere il suo pubblico, e la voglia di scherzare stavolta, forse, è meno urgente del solito, stiracchiata diciamo, nonostante a fargli da spalla abbia scelto una delle migliori attrici comiche che il nostro panorama cinematografico metta a disposizione.
Parentesi a parte merita la dose di comicità che - come accennato - pensiamo sia stata ridotta per scelta e non per mancanza d'ispirazione, sebbene nelle scene studiate appositamente per dare spazio alle risate, una percentuale sostanziosa di ruggine e poca brillantezza comunque è tangibile. Dispiace il non poter raccogliere dall'accoppiata tanto inedita quanto fantastica Verdone/Cortellesi il tasso spesso di divertimento che ci si aspettava in partenza, gli scambi ritmati e melodici tra i due restano, ma l'affondo dovuto a quella dose di negatività e dispiacere che cosparge la pellicola è maggiormente incisivo. Come se "Sotto Una Buona Stella" faccia fatica ad accettare di dover essere solo e per forza una commedia spensierata.
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