Soul a New Orleans

Creato il 29 gennaio 2014 da Stefania Cunsolo @stefystillwords

Pharmacy Museum, New Orleans



Laissez le bon temps rouler.
"Are you having fun?", un passante su Bourbon Street ci tiene che anche noi (io e il mio CV, chi altro?) ci divertiamo sotto i balconi del French Quarter. Forse, non avendo neanche una delle collane di perline colorate al collo, diamo nell'occhio.
Tutti gli altri sono nella mischia: si fa a chi ne colleziona di più, di collane. Pegno per averne una: mostrare una delle proprie fisiche grazie. Così, fra le croci dei predicatori che cercano di dissuadere dal peccato da un lato del marciapiede e le tre croci pornografiche che indicano i locali delle spogliarelliste da quello opposto, per una notte vedo balconate, parapetti e davanzali di gente che non ho mai neanche guardato negli occhi.
Soul, dove sei? Tra le case coloniali porticate e balconate dello storico quartiere francese o in cima ai grattacieli di quello contemporaneo americano che si intravede da qui? Soul in inglese come anima o sôul nello slang francese che vuol dire ubriachi? Chissà. Tutto è possibile a New Orleans. E di certo c'è gente che qui l'anima l'ha cercata in qualche negozio voo-doo o nella lettura di una mano o dei tarocchi e chi invece l'ha rimessa per strada dopo decine di drink.
Disinibita, New Orleans. Dorme di giorno, in un'atmosfera innaturale, quasi immobile nelle folle di turisti, nella pacatezza delle tea room e dei negozi di souvenir. Poi di notte esplode tutta la sua carnevalesca voglia di festa. Il Mardi Gras è ancora lontano, eppure le collane colorate sono un simbolo della città in qualunque momento dell'anno.

French Quarter


Jackson Square (vista dal lato del fiume)


Mississippi River


Disinibita anche la cucina, dove l'anima è nel soul food della tradizione afro-americana: tra specialità cajun e creole, tutto è un piacere dei sensi, una contaminazione volontaria per raggiungere un'estasi che altrimenti forse si perderebbe nel Mississippi.
Zuccherose pralines, soffici beignet, Jambalaya, riso e fagioli rossi, pesce fritto e intingoli di carne. Come sempre solo dolci e piatti vegetariani sulla mia tavola. E una ricetta strappata allo chef del ristorante preferito di questo viaggio, The Green Goddess: un pink hummus, un tripudio d'amore, un inno alla prosperità e una dichiarazione di fertilità che si evince dalla sola lettura degli ingredienti. Il pallido hummus di ceci si colora di un rosa acceso con le rape rosse e il melograno, il peperoncino e una manciata di semi di papavero.

Creole Praline



Beignet


Soul in musica. Jazz fino a tarda notte al Three Muses, artisti da strada che improvvisano con tutti gli strumenti possibili, ballano il tiptap, recitano come trasformisti che creano la creatività.
Burlesque, vintage, musei, magia. Estremi che solo qui possono convivere, uno accanto all'altro, a due passi sul marciapiede. Tanto da non lasciare spazio per il pensiero.

Pharmacy Museum


Three Muses, jazz club nel quartiere Marigny


Soul a New orleans, solo qui nel sud, Louisiana. Dove tutto è concesso, anche la pena di morte. Dove la schiavitù era parte della storia.
Lontano il nord, lontana l'ingessatura e i colletti bianchi di DC, l'anima danza nel corpo senza freni inibitori e la joie de vivre è calda e sensuale. Come non ci fosse domani.
Laissez le bon temps rouler, dice la tradizione cajun e New Orleans lo canta ogni giorno, sotto l'egida di un fleur-de-lis. Sciogliere le briglie, sguinzagliare la creatività, festeggiare la vita: questo il ritmo. Siamo in grado di andare a tempo, senza spogliarci di noi stessi e indossare maschere di carnevale?

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