Spaccanapoli uguale Spaccacuore

Creato il 18 gennaio 2015 da Vesuviolive

Un lungo corridoio scuro, una frattura, un’arteria che pulsa, uno spaccato da Grand Caynon in mezzo a palazzi, campanili, vicoli, marciapiedi, cupole e chiese. Una delle strade più famose di Napoli, Spaccanapoli, così denominata dai suoi partenopei, è in realtà un caleidoscopio di arte, tradizioni, storia e cultura napoletana coniugando insieme tante emozioni da spaccare il cuore.

Il nome di questo famoso tracciato cittadino è in verità l’insieme di ben sette vie: via Pasquale Scura (che porta all’incrocio con via Toledo fino ai Quartieri Spagnoli – ndr), via Maddaloni, via Benedetto Croce (che attraversa Piazza del Gesù Nuovo sino a Piazzetta Nilo – ndr), via San Biagio dei Librai (antico decumano nel cuore del centro storico che porta a via Duomo – ndr), via Vicaria Vecchia e via Giudecca Vecchia (entrambe nel cuore di Forcella – ndr). Una visione d’insieme di Spaccanapoli la si può “strappare” alla città facendo una semplice fotografia dall’alto di Castel Sant’Elmo a San Martino: dalla sommità di questa collina del Vomero si nota immediatamente, osservando il magnifico panorama della città, il tracciato di Spaccanapoli, che taglia la città con rigore quasi geometrico.

Nel mezzo della città si apre via Spaccanapoli, un rettilineo di più di un chilometro, stretto e vociante, che divide in due l’enorme agglomerato. È il cuore di questa babele della storia. Qui visse e morì Benedetto Croce. Questi i versi di Stanislao Nievo, scrittore, poeta e giornalista italiano, anche lui innamorato di Napoli. Percorrere Spaccanapoli in realtà è un po’ come ripercorrere la storia stessa della città: i turisti incontrano in questo tragitto i tesori dell’arte e le testimonianze del passato come in un museo, senza neppure pagare un biglietto. Spaccanapoli assieme al decumano superiore fa parte del sistema viario e urbanistico dell’antica Neapolis d’epoca greca; durante l’800 la strada divenne importantissima per via delle famiglie aristocratiche e stirpi nobiliari che la abitavano e per l’incrocio con grandi conventi d’ordine religioso; questa antica plateia sorgeva in origine in Piazza San Domenico Maggiore proseguendo sino in via Duomo, successivamente in età romana Spaccanapoli si allungò fino a Piazza del Gesù Nuovo dove infatti al di sotto della Basilica di Santa Chiara, vennero ritrovate resti di mura appartenenti alle terme romane.

Durante il Rinascimento la via subì innumerevoli mutamenti: le strutture gotiche vennero rimaneggiate e si procedette alla ricostruzione di edifici su fondamenta di antichi palazzi; l’espansione territoriale continuò nel ‘500 grazie al vicerè Don Pedro de Toledo che allineò Spaccanapoli con un’arteria dei Quartieri Spagnoli di modo da facilitare gli spostamenti per il commercio. Tra il ‘600 e il ‘700 si ebbero ulteriori cambiamenti, fino poi a giungere alla Seconda Guerra mondiale che stravolse un po’ le residenze dei privati, i palazzi appartenenti alle dinastie più abbienti e anche i luoghi di culto. Tante e meravigliose sono le tappe che VesuvioLive può consigliare ai suoi lettori che amano trascorrere del tempo a passeggio per la città: non si può non ammirare per esempio Palazzo Carafa di Maddaloni, eclatante modello di barocco napoletano. Ma c’è solo l’imbarazzo della scelta: Palazzo Corigliano di grande interesse architettonico, e l’omonima chiesa monumentale con un’abside poligonale di stile gotico ma arredata in un pomposo barocco, ricoperta da ori e stucchi. E che dire del Corpo di Napoli? La bellissima allegoria statuaria del fiume Nilo, che sdraiato e barbuto, osserva con i suoi occhi i cittadini che tutti i giorni passano, vanno a lavoro, ascoltano Pino Daniele, sorseggiano caffè e si inerpicano lungo gli stretti vicoletti del centro storico, cuore di Napoli.

Il tratto più antico, più trafficato e più amato dai turisti di tutto il mondo invece è un’esplosione di colori, di suoni e di profumi in tutte le ore del giorno, in ogni giorno dell’anno. Siamo passati a incrociare uno stenopos, un cardine, la famosa via San Gregorio Armeno: fra negozi di souvenir, piccoli pulcinella di porcellana, peperoncini, limoni di Sorrento e pomodori rossi come il sangue; botteghe artigiane, antiche pizzerie, antiquari, prodotti eno-gastronomici e i meravigliosi pastori dei presepi, un culto della Napoli di sempre; in questo groviglio di emozioni il turista può “isolarsi” nel ventre caldo della città, in un cuore di tufo, scendendo sottoterra e ammirando la bella Partenope anche da un’altra visuale, unica e suggestiva. Continuando lungo Spaccanapoli, prima di raggiungere l’anima viva di Forcella, si può arrivare al Duomo di Napoli, dove la cattedrale spalanca le sue porte per far ammirare il celebre Tesoro di San Gennaro, ricco e affascinante.

Proponiamo qui di seguito gli edifici più belli e importanti che s’incontrano passeggiando lungo Spaccanapoli: Chiesa di Santa Maria a Ogni Bene dei Sette Dolori, Complesso di Santa Maria dello Splendore, Chiesa di Santa Maria del Presidio, Palazzo delle Congregazioni, Chiesa di Gesù Redentore e San Ludovico d’Angiò, Casa professa dei Padri Gesuiti, Cappella di Santa Marta, Palazzo Filomarino, Palazzo Mazziotti, Palazzo Venezia, Palazzo Carafa della Spina, Palazzo Pinelli, Palazzo Tufarelli, Palazzo Petrucci, Palazzo di Sangro di Casacalenda, Palazzo Saluzzo, Palazzo De Sangro di Vietri, Chiesa di Sant’Angelo a Nilo, Palazzo Pignatelli di Toritto, Chiesa di Santa Maria Assunta dei Pignatelli, Palazzo Carafa di Montorio, Chiesa di San Nicola a Nilo, Palazzo Diomede Carafa, Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, Monte di Pietà, Chiesa di San Biagio Maggiore, Chiesa di San Gennaro all’Olmo, Palazzo Marigliano, Chiesa di San Giorgio Maggiore, Chiesa delle Crocelle ai Mannesi, Chiesa di Sant’Agrippino a Forcella.

E ancora i classici obelischi monumentali: l’Obelisco dell’Immacolata a Piazza del Gesù Nuovo, l’obelisco in marmo di San Domenico in Piazza San Domenico Maggiore e la famosa statua del dio Nilo (II-III sec. d.C. – ndr) che domina il Largo Corpo di Napoli.

Bibliografia:

– Domenico Rea, Spaccanapoli, Napoli 1947.

– Luigi Salerno, Il convento di S. Domenico Maggiore in Napoli, Napoli 1997.

– Gennaro Ruggiero, Le piazze di Napoli, Roma 1998.

– Daniele Pizzo, Spaccanapoli e Chiesa di Santa Chiara, Napoli 1974.


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