di Pierluigi Caputo
L’Aquila, Centro storico, giugno 2009 – ph. Pierluigi Caputo
Il progetto fotografico “Spaccati” nasce dalla mia esperienza di volontariato come ingegnere nel territorio dell’Aquila, nel giugno del 2009. La lettura di queste immagini spinge a mettere in evidenza diversi “spaccati” (urbanistico, architettonico, sociale), dove ogni linea retta o di congiunzione temporale e spaziale è stata inesorabilmente rotta.
Non si vuole raccontare il disastro in quanto tale, ampiamente rappresentato e a volte sponsorizzato di media, quanto piuttosto “l’effetto generato” che il terremoto ha prodotto.
Castelnuovo, San Pio delle Camere (L’Aquila), giugno 2009 – ph. Pierluigi Caputo
Gli aquilani mi hanno dimostrato la loro voglia inesauribile di ricominciare, di continuare, andando alla ricerca della semplice e banale quotidianità nei cassetti delle loro case oramai distrutte, come anche nelle loro nuove case, le tende. La mancanza di quotidianità e di normalità era palpabile ovunque: una città blindata e militarizzata, dove ogni uomo si identificava in una divisa.
Anche le tendopoli erano luoghi blindati, decine e decine di corridoi di stoffa blu, dove i rapporti e le tensioni di vicinato erano esaltate ed esasperate dalla totale mancanza di privacy, dove ogni problema era il problema di tutti, dove ogni casa e ogni porta erano divenute una sola stanza e una sola porta. In quei giorni, tutto apparentemente era immobile, surreale. Le storie che ascoltavi erano infinite, diverse, uniche. La gente aveva il desiderio di raccontarti la propria vicenda, ogni persona ti regalava un’emozione singolare e indefinibile. E tu ricambiavi con un sorriso o con un abbraccio, perché la vicinanza era totale.
Un giorno, vedendomi uscire dalla sua abitazione sfigurata, una signora mi ha rincorso e mi ha fatto una domanda semplice ma devastante: “Ingegnere, ha visto se per caso sono fioriti i miei ciclamini?”. Come si può non rispondere a una domanda così? Come si può non rispondere a chi ti ringrazia per qualsiasi cosa? Questo lavoro è un omaggio a tutti gli abruzzesi e a tutti i vigili del fuoco che ho incontrato, perché mi hanno fatto capire il senso della mia professione.