"Nell’anno 2196, nello spazio profondo, John Canyon è un camionista di mezza età ormai esperto che lavora dentro il sistema solare e trasporta da un pianeta all’altro merce di ogni tipo. Arrivato a destinazione con un carico di maiali quadrati ideati dagli ingegneri genetici della Interpork, poiché non viene pagato, entra in urto con la Compagnia capeggiata dal presidente Saggs, e, ribellatosi, mette in atto una rivincita. Si unisce a Mark, giovane con una fresca patente di camionista, per consegnare sulla Terra un carico di container sigillati dal contenuto sconosciuto. Il compenso è alto e con loro parte anche Cindy che vuole tornare sulla Terra dalla madre, ma c’è da rispettare una scadenza precisa. L’equipaggio allora si avventura in una zona di guerra popolata di asteroidi e di banditi, dove il terribile capitano Macanudo ha fondato il suo feudo."
La fantascienza, nelle mani di un autore mai riconosciuto come Gordon, diviene la "forma" filmica per parlare di tutt’altro (in questo caso l’America zotica e provinciale di matrice texana), non disdegnando affatto coraggiose contaminazioni degeneri, che spaziano liberamente dalla commedia demenziale anni ’80-’90 alle gag da cartoon. Il futuro non diviene altro che trasfigurazione, kitsch e pacchiana, delle realtà quotidiane meno spettacolari: la dura vita dei camionisti (ed il loro grottesco rapporto feticistico col mezzo che li accompagna) , le risse da bar per la bella di turno, le battute da caserma fatte di fronte ad una birra ghiacciata. Tutto condito con un gusto per l’(auto)ironia sfrontato ed originale – la sceneggiatura è Ted Mann e dello stesso regista – che sa far ottimo uso del limitato budget a disposizione.
Cult assoluto lo spogliarello stellare di Stephen Dorff e dell’affascinante Debi Mazar, ma le trovate visive abbondano fin dal prologo del film. Prevedibilmente poco compreso all’uscita nelle sale, da recuperare e rivalutare al più presto.
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