Spade spuntate - Recensione - PS4

Creato il 23 marzo 2015 da Intrattenimento

Omega Force ci riprova col suo Musou in salsa strategica

Dal 1337 al 1453, con alcune pause nel mezzo più o meno durature, si combatté quella che sui libri di storia viene ricordata come la "Guerra dei cent'anni", un lunghissimo e logorante conflitto tra Francia e Inghilterra che si concluse con la cacciata dei britannici dal suolo continentale. Le manovre politiche e le sanguinose battaglie sul campo coinvolsero personaggi carismatici alla stregua di Giovanna d'Arco ed Edoardo il "Principe Nero", oltre a vari sovrani di entrambe le fazioni, figure ed eventi che negli anni hanno ispirato numerose opere cinematografiche, romanzi e finanche videogiochi, tra i quali spicca per attinenza, nonostante le diverse licenze poetiche, Bladestorm: The Hundred Years' War (2007) di Tecmo Koei. Figlio "illegittimo" della celeberrima saga di Dynasty Warriors, dalla quale riprendeva diversi ingredienti da Musou tradotti in uno strategico in tempo reale, il titolo sviluppato da Omega Force uscì in sordina sulle console della scorsa generazione, dove raccolse nel complesso pareri poco lusinghieri, benché proponesse alcuni concetti interessanti. A circa otto anni dal debutto, la software house nipponica ha deciso di far risorgere la propria creatura su PlayStation 4 e Xbox One (su PC arriverà a maggio), forte della consueta grafica aggiornata, di alcune novità nel gameplay e soprattutto di una nuova modalità denominata Nightmare, che oltre ad indicare il rinnovato nome del gioco, aggiunge creature fantasy nel contesto storico medioevale. Dopo aver messo alla frusta la versione per l'ammiraglia Sony, questo è ciò che ne pensiamo.

twittalo! Il Musou strategico Bladestorm approda su console di nuova generazione

Gli intoccabili

Dopo aver scaricato con qualche difficoltà i circa 15 GB che compongono il pacchetto dati e aver assistito ad un'epica (ma scarsamente ispirata) introduzione in CG, veniamo proiettati nello snello menù principale dell'opera giapponese, dietro al quale campeggia una riproduzione poligonale della sontuosa cattedrale di Notre-Dame de Paris, che tuttavia impallidisce letteralmente rispetto a quella apprezzata nel discusso Assassin's Creed Unity. Al di là delle due campagne principali, ovvero la Guerra dei cent'anni e l'inedita modalità Nightmare, delle quali discuteremo a breve, è possibile accedere al cosiddetto "Free Mode" ove combattere le battaglie principali già sbloccate, e soprattutto al corposo editor, che permette di personalizzare il proprio alter ego digitale fin nei minimi dettagli, con una miriade di tagli di capelli e indicatori per modificare il volto. A differenza del design votato agli eccessi di Dynasty Warriors, Bladestorm: Nightmare offre un approccio decisamente più serioso, sebbene esso sia sempre declinato in chiave nipponica, con le immancabili chiome fluenti multicolori, donzelle pettorute e occhioni da cerbiatto, elementi che stridono un poco col contesto storico medioevale, pur svolgendo egregiamente il proprio compito. Come specificato, l'opera di Omega Force strizza l'occhiolino ai classici Musou, sia per la vastità del campo di battaglia che per i numeri in gioco, ma il giocatore, invece di prendere il controllo di un singolo eroe praticamente inarrestabile, comanda intere unità da combattimento (rapidamente interscambiabili fra loro) ponendosi alla testa di esse. L'approccio diretto agli scontri è arcade e assimilabile a quanto già visto nella storica saga di Tecmo Koei, con attacchi semplici e speciali (dotati di cooldown) assegnati ai singoli tasti, tuttavia esso è legato a dinamiche logiche che ricordano la tradizionale morra cinese. Ciascuna delle unità disponibili, dalla cavalleria agli arcieri, passando per lancieri, semplici soldati armati di spada, mazza, ascia e via discorrendo, possiede infatti un set di bersagli privilegiati e nemesi da evitare (chi si lancerebbe a cavallo contro una formazione di picchieri?), il fulcro ludico cui ruotano attorno le strategie da adottare sul campo di battaglia. Benché un tale approccio possa ricordare quello apprezzato nella celeberrima saga di Total War dei Creative Assembly, in Bladestorm: Nightmare il tutto si riduce ad osservare un'icona brillante posizionata sulle unità nemiche, che suggerisce rapidamente quando è il caso di lanciarsi all'attacco o di "impadronirci" di un'altra unità alleata più efficace. Nella campagna principale, la medesima vista su console di vecchia generazione, il giocatore impersona un generale mercenario che può passare dalla fazione inglese a quella francese liberamente, accettando contratti (ovvero missioni) nella taverna, un vero e proprio hub dove il locandiere e gli avventori di tanto in tanto ne forniscono di nuovi, scandendo il procedere dell'avventura. La trama, come specificato, è plasmata su eventi e protagonisti principali della Guerra dei cent'anni, ed è possibile partecipare a numerose delle battaglie che ne hanno determinato le sorti, ciò nonostante la chiave di lettura è sempre un po' fuori dalle righe e colma di licenze poetiche: nel complesso il plot narrativo rappresenta una componente del tutto marginale di Bladestorm: Nightmare, delegando di fatto le emozioni al solo rumore delle armi. Scopo principe del giocatore è conquistare e difendere i vari insediamenti disseminati lungo l'enorme territorio francese, ove talvolta è necessario affrontare semplici missioni alternative (come la scorta), benché l'intera impalcatura ludica ruoti attorno ai combattimenti e all'eliminazione sistematica dei luogotenenti nemici, generalmente poco carismatici. Tutto ha inizio in Normandia, dove le prime scaramucce per guadagnare posizioni strategiche si susseguono senza soluzione di continuità; pur avendo conquistato un determinato insediamento con la Francia o con l'Inghilterra, infatti, nei contratti successivi lo scacchiere strategico non sempre tiene conto degli effettivi progressi compiuti, rendendo ancor più labile la trama che sostiene l'opera giapponese. Nella taverna, oltre ad acquisire le missioni, si può acquistare e vendere equipaggiamento presso il mercante, ma soprattutto gestire la componente GDR del titolo, dato che con l'esperienza guadagnata sul campo si sale di livello, ed i punti possono essere spesi per migliorare gli attacchi delle proprie unità o sbloccarne di nuove, raccogliendo e comprando le pagine del cosiddetto "Libro". Le unità sono numerosissime e suddivise per categorie, comprendendo non solo guerrieri tradizionali dell'epoca, ma anche specialisti alla stregua di trombettieri e lanzichenecchi, e persino divisioni esotiche come ninja, centurioni romani e sciabolatori mongoli, che ovviamente non hanno nulla a che spartire con la Guerra dei cent'anni. Questa grande varietà, sicuramente apprezzabile, va tuttavia a cozzare con una delle lacune più gravi nell'impalcatura ludica di Bladestorm: Nightmare, ovvero l'estrema facilità con cui si riesce a falciare i battaglioni nemici attraverso il semplice button mashing. Se nei primissimi scontri è necessario ponderare le proprie mosse e seguire le logiche da morra cinese di cui abbiamo accennato, concentrando i potenziamenti su una specifica unità di guerrieri, essa diventa talmente forte che in brevissimo tempo si può bellamente ignorare il fattore strategico. Questo aspetto, congiunto alla ripetitività di fondo dell'azione e alla vastità della mappa, che spesso costringe a chilometrici quanto tediosi spostamenti, fa aumentare progressivamente la monotonia e riduce l'interesse verso il gioco, macchiato altresì da un'intelligenza artificiale a dir poco deficitaria. Un vero peccato, perché quando le cose funzionano Bladestorm: Nightmare può essere un piacevole passatempo, soprattutto giocando in cooperativa o in pvp online, benché nei nostri test abbiamo riscontrato diversi problemi di accesso e scarsità di partite disponibili. A differenza dell'opera originale, in questa nuova versione è possibile gestire contemporaneamente fino a quattro generali, assegnando a ciascuno di essi un proprio obiettivo nel briefing, oppure è possibile unirne le forze per creare una vera e propria macchina schiacciasassi, capace di annientare qualsiasi ostacolo su schermo come un oceano di locuste affamate su un campo coltivato. Nemmeno i comandanti e i grotteschi guardiani che appaiono dopo aver liberato gli insediamenti più grandi riescono a contenere una minaccia così efficace, forte non solo dei singoli colpi delle varie unità - che possono essere spostate di linea con la semplice pressione di un tasto - ma anche di una devastante mossa di gruppo, che può essere lanciata dopo aver falcidiato decine di nemici e caricato l'apposita barra. La modalità Nightmare rappresenta la principale novità di questa versione per PlayStation 4 ed Xbox One di Bladestorm, una campagna alternativa ove le forze francesi ed inglesi sono costrette ad allearsi per far fronte ad una terribile minaccia comune, un esercito demoniaco composto da goblins, orchi, scheletri, draghi e altro bestiario di derivazione fantasy capitanato nientemeno che da un'avvenente Giovanna d'Arco. La nuova modalità, concettualmente assimilabile ad alcune espansioni con gli zombie apparse su altri giochi, come la bellissima Undead Nightmare di Red Dead Redemption, funziona esattamente come il titolo base, con l'unica differenza rappresentata dalle mostruose unità nemiche, talvolta capaci di potentissimi attacchi magici. Molte di queste nuove unità possono fra l'altro entrare a far parte del proprio esercito, mentre le singole missioni, per l'occasione suddivise in capitoli e non in contratti, sono generalmente più lunghe, aumentando a dismisura i chilometri da percorrere a piedi o a cavallo. La trama ruota attorno ad una misteriosa spada e alla figura di Giovanna d'Arco in chiave "demoniaca", ma anche in questo caso è un aspetto del tutto dimenticabile, soprattutto a causa di personaggi dotati di scarsissimo appeal. Nel complesso, comunque, si tratta di una notevole aggiunta in termini di longevità, e sarà sicuramente apprezzata da tutti coloro che riusciranno a chiudere un occhio sulle mancanze strutturali del titolo Omega Force.

Serrate i granchi

Il termine "remastered" è diventato probabilmente uno dei più odiati in questa giovane generazione di console, letteralmente inondata da vecchie produzioni - più o meno datate - talvolta rivedute e corrette nella sola fluidità e nella risoluzione. Benché Bladestorm Nightmare non rappresenti una semplice opera rimasterizzata, viste le aggiunte di cui abbiamo accennato, la grafica aggiornata rappresenta uno degli elementi promossi da Omega Force, pur non raggiungendo i risultati sperati. Se da un lato i miglioramenti sui personaggi principali sono apprezzabili, soprattutto per ciò che concerne la cura di abiti, armature e accessori, lo stesso non si può dire dell'immenso campo di battaglia, dove alla qualità si è semplicemente preferito privilegiare la quantità. La prima vittima illustre di una siffatta scelta è proprio il framerate, che definire claudicante è un complimento: al di là di fastidiosissimi crolli in talune circostanze particolarmente caotiche, è piuttosto deprimente dover giocare intere sequenze con una fluidità ben al di sotto dei trenta frame per secondo. La mappa, per quanto vastissima e curata sotto il profilo del design, grazie ad aree boschive, castelli, fiumi e villaggi, che regalano un apprezzabile spaccato bucolico medievale, mostra il fianco a fastidiosi fenomeni di pop up, texture slavate e persino discutibili aberrazioni cromatiche per gli oggetti alla distanza. Le compenetrazioni poligonali sono all'ordine del giorno, mentre la gestione fisica dei gruppi di soldati può essere talvolta estremamente confusionaria. Emblematica una missione in cui è necessario scortare il carro di un mercante, trascinato come una scatola di polistirolo in balia delle onde quando viene in contatto con le altre unità. Sebbene l'ottimizzazione e la cura per i dettagli non siano dunque di casa, bisogna sottolineare che il colpo d'occhio generale può essere anche soddisfacente, grazie al copioso numero di unità che inonda lo schermo e ad alcuni scenari particolarmente riusciti. Peccato che i volti dei soldati spesso si ripetano all'infinito (ridicole alcune cutscene con protagonisti gruppi di cloni), mentre le animazioni risultano generalmente legnose e poco varie. La sensazione fisica degli scontri è inoltre quasi impalpabile, dato che l'interfaccia di gioco è inondata da abbondanti contatori in puro stile arcade, con grossi numeri colorati ed effetti sonori da pachinko. Chiude il quadro tecnico un orrendo doppiaggio in inglese (i sottotitoli in italiano non sono disponibili), mentre la colonna sonora spazia dall'ispirato al pomposo, con alcuni brani orchestrali e cantati orecchiabili e adatti alla tenzone.

Pro

  • La modalità Nightmare aggiunge parecchia carne al fuoco
  • Editor per la creazione dei personaggi molto approfondito
  • La visione d'insieme di alcuni scenari è affascinante

Contro

  • Poco fluido e colmo di bug tecnici
  • Componente strategica falciata dall'estrema facilità
  • Intelligenza artificiale deficitaria
  • Doppiaggio in inglese semplicemente orrendo

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