L'attuale sistema di distribuzione dei diritti televisivi in Spagna è considerato, a torto o a ragione, il più iniquo.
La ragione è che non esistendo una contrattazione collettiva, il divario esistente fra le due big Real Madrid e Barcelona ed il resto delle altre squadre è significativo.
Se si osserva il grafico è immediatamente percepibile come le due squadre si muovano su livelli assolutamente distanti dalle altre concorrenti ed il rapporto fra i loro incassi annuali (circa 140 mln di euro all'anno) ed il terzo classificato (il Valencia, con 48 mln) rende immediatamente l'idea.
Il rapporto fra gli incassi delle prime due e quelli dell'ultima è migliorato nell'ultimo periodo, ma rimane pur sempre di 7,8 volte, pari ad una differenza assoluta di 122 milioni di euro.
In questo contesto ormai da tempo il Governo Spagnolo aveva deciso di intervenire per introdurre un sistema di distribuzione simile nei principi a quello italiano, basato cioè su un mix di criteri:
- 50% in parti uguali
- 25% sulla base del palmares sportivo
- 25% sulla base della notorietà e dell'audience sportivo
La ragione di tale decisione è certamente quella di rendere il sistema più equilibrato. Ma ce n'è un'altra, forse non dichiarata ufficialmente: anche a causa di questi criteri di ripartizione molte squadre spagnole avevano accumulato debiti significativi con lo Stato (per tasse e oneri sociali) che due anni fa ha iniziato un'opera di recupero basata anche sull'utilizzo dei proventi televisivi a garanzia del puntuale pagamento delle rate.
Se questo sta consentendo di tornare progressivamente nella norma, d'altra parte ha sottratto ai Club "normali" una quota importante di proventi, mettendoli in difficoltà nella gestione ordinaria. L'incremento dei diritti televisivi a disposizione potrebbe quindi mitigare questa situazione.
A gennaio 2015 sembrava che la normativa dovesse essere resa operativa in pochi giorni. Anche perché il passaggio ad un sistema centralizzato presuppone l'avvio di procedure negoziate per la vendita, che di solito si tengono almeno un anno prima. L'obiettivo era quello di poter traguardare la soluzione già dalla stagione 2016/17.
In questo momento, però, la situazione è in completo stallo. Le malelingue sostengono che ci sia stato un intervento diretto di Florentino Peres, Presidente del Real Madrid, che ovviamente non vede di buon occhio questa soluzione, forse anche perché in questo momento potrebbe avere la possibilità di ottenere un vantaggio ancora maggiore dal continuare una trattativa diretta, sia in termini di valore assoluto sia, forse, distanziando il Barcelona.
E le altre?
Non ci stanno ed hanno iniziato a studiare una possibile contromossa ad effetto: bloccare il campionato. È il Presidente dell'Espanyol che lo dice, aggiungendo che sta già contattando i suoi omologhi per dare un segnale forte al Governo: o entro un paio di settimane la procedura si sblocca giungendo al licenziamento della normativa (vosì come previsto), oppure 18 squadre della Liga potrebbero fare come accadeva a volte ai giardinetti e nei cortili.
Prendere la palla, girarsi sui tacchi e dire "io non gioco più".