Per evitare il bailout e ristabilire la fiducia Bruxelles e Madrid devono agire in fretta.
La Spagna vive uno dei momenti più difficili della sua storia recente..
Attanagliata dal sentimento di sfiducia che circonda il settore finanziario e le finanze pubbliche, cerca con ogni mezzo di scongiurare la prospettiva di un intervento esterno.
Il ricorso a un piano di salvataggio internazionale sarebbe doppiamente negativo: oltre al pesantissimo contraccolpo psicologico, comporterebbe inevitabilmente durissimi sacrifici e la perdita definitiva del già limitato margine di autonomia che le resta. Per trovare una sensazione di incertezza sul futuro che sia paragonabile a quella attuale bisogna risalire ai momenti chiave della transizione dei primi anni della democrazia.
Se l'ingresso nell'Unione ha suggellato la transizione democratica e la normalizzazione dello status internazionale del nostro paese, la notizia che la Spagna sarebbe entrata a far parte dell'Europa unita insieme agli stati più sviluppati ha innalzato la tradizionalmente fragile autostima nazionale a livelli estremi, al punto tale che qualcuno ha riesumato il 1898 [data della sconfitta nella guerra contro gli Stati Uniti e della perdita delle ultime colonie] e il 1998 per parlare della fine di un ciclo di decadenza e fallimenti e dell'apertura di un orizzonte nuovo. Per questo motivo, anche nei momenti peggiori della crisi, il nostro paese ha saputo mantenere una rotta ben definita e lasciarsi guidare da prospettive chiare, a volte persino ambiziose.
Oggi non resta più nulla di tutto ciò. La perdita di fiducia sia all'interno che all'esterno e l'assenza di un orizzonte nazionale ed europeo dominano la crisi attuale. Forse per questo motivo per la prima volta gli spagnoli non pensano a un futuro migliore ma semplicemente a ritornare al passato prossimo e a un tenore di vita di cui hanno già goduto, il che scava un'importante distanza psicologica rispetto ad altri momenti della vita politica spagnola. Questo stato di cose è evidente tanto sul fronte interno che su quello esterno.
Sul fronte interno la crisi ha messo a nudo un paese segnato da profonde crepe. All'aumento vertiginoso della disoccupazione e allo stallo economico bisogna aggiungere le ombre che hanno oscurato una dopo l'altra le principali istituzioni del paese: la monarchia, i partiti politici, il potere giudiziario, la banca di Spagna, le regioni, gli enti locali e il sistema finanziario. Sembra che nessuna delle istituzioni portanti – alcune delle quali sono state e sono ancora la chiave di volta del regime democratico introdotto dalla Costituzione del 1978 – sia riuscita a sfuggire alla perdita di fiducia della popolazione.
Una delusione simile viene percepita anche in ambito europeo. La Spagna democratica e l'integrazione europea sono state e continuano ad essere due facce della stessa moneta. Non possiamo capire la nostra giovane esperienza democratica senza tenere conto dell'Europa, delle sue istituzioni e delle sue politiche. Allo stesso modo non possiamo prendere decisioni cruciali o programmare il nostro futuro come spagnoli senza prima farlo in chiave europea. Tuttavia, in un paese in cui l'interesse europeo e l'interesse nazionale sono indistinguibili, al fallimento interno si assomma il fallimento europeo.
Soluzione politica
Nel momento della verità, l'Europa ha tradito sé stessa e i suoi principi: dove avrebbe dovuto prevalere un progetto comune si è imposta una logica basata sugli interessi nazionali e sui particolarismi. La Grecia è la dimostrazione evidente di tutto questo: l'irresponsabilità delle élite greche e la mancanza di leadership delle élite europee hanno creato un circolo vizioso che conduce direttamente alla disintegrazione e alla rottura. La confluenza di queste debolezze nazionali ed europee spiega perché è così difficile tirarsi fuori dalla crisi e perché l'incertezza continua ad aumentare.In Spagna come in Europa bisogna ricostruire le istituzioni e la fiducia, perché è evidente che con le strutture istituzionali e le relazioni di potere attuali non potremo mai uscire dalla crisi. Paradossalmente questa situazione lascia spazio a un certo ottimismo per il futuro: in Spagna e in Europa la crisi è politica, e politica è anche la sua soluzione. Dunque a portata di mano. Volontarismo? Sì, è proprio di questo che abbiamo bisogno. In Spagna e in Europa. source