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SPANDAU BALLET THE STORY | Un disco e un tour per celebrare la nuova reunion

Creato il 23 marzo 2015 da Amedit Magazine @Amedit_Sicilia

sbandau_ballet_news_2015di Lillo Portera

Gradito ritorno in Italia per gli Spandau Ballet, mitico gruppo anni Ottanta che con i rivali Duran Duran combatté una guerra a suon di 45 giri. The story – The very best of è il titolo del doppio cd che celebra l’attesa reunion del quintetto inglese, 35 tracce (di cui tre inedite) che coprono un arco temporale di oltre un trentennio. Reduci dall’ultimo Festival di Sanremo, dove si sono esibiti come super-ospiti internazionali con un medley live di alcuni dei più grandi successi, gli Spandau Ballet hanno registrato il tutto esaurito per le cinque date del mini tour italiano di marzo 2015 (il 24 ad Assago, il 26 a Torino, il 27 a Padova, il 28 a Firenze e il 30 a Roma).

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Il pubblico italiano, va detto, ha sempre riservato agli Spandau (con questa abbreviazione sono famosi qui da noi) una calorosissima accoglienza. La formazione definitiva del quintetto – con Tony Hadley alla voce, Gary Kemp alla chitarra, Martin Kemp al basso, Toby Chapman alle tastiere e Steve Norman al sassofono e percussioni – si stabilizzò tra il 1979 e il 1980, e il nome Spandau pare sia stato ispirato dall’omonimo quartiere di Berlino. I cinque iniziarono a suonare a Londra prediligendo un genere Rhithm&Blues che presto si contaminò con sonorità elettroniche; lo stile del gruppo si assestò successivamente su atmosfere cosiddette New romantic. Le esibizioni nei club londinesi si tradussero presto in un contratto discografico con la Chrisalis Records. Il primo singolo targato Spandau Ballet fu To cut a long story short, pubblicato nel 1980; il brano, prodotto da Richard James Burgess, entrò prepotentemente in Top ten e si rivelò subito un grande successo nel Regno Unito. Il primo album, Journeys to Glory, arrivò nel 1981 ed ottenne un ottimo riscontro di vendite; del 1982 è Diamond, secondo album in studio (sempre prodotto da Burges) contenente il fortunato brano Chant No. 1 e Instinction (quest’ultimo remixato dal maestro Trevor Horn).

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Il grande successo internazionale arriva nel 1983 con il terzo album True (prodotto dal duo Jolley & Swain), e con l’omonima canzone; l’altra traccia incisiva del disco è Gold, divenuta poi la canzone simbolo del gruppo (e considerata una delle canzoni-icona degli anni Ottanta). L’album True coincide anche con un drastico cambiamento di look: il gruppo infatti abbandona gli abiti eccentrici New romantic adottando uno stile più sobrio e ricercato. Del 1984 è Parade, quarto album in studio, contenente l’altra hit mondiale Only When You Leave; altro singolo estratto è I’ll fly for you, che in Italia ottenne un clamoroso successo (Mina incise una cover del brano nell’album Sorelle Lumière del 1992). Il 1984 è anche l’anno della famosa rivalità con i Duran Duran (nello stesso periodo impazzavano anche gruppi straordinari come i Culture Club, i Dead or Alive, i Simple Minds, i Bronski Beat… per non citarne che alcuni). Nel 1986 il gruppo abbandona parzialmente certe atmosfere pop-soul e sperimenta un pop-rock elegante, arriva così Through the Barricades, inciso per la nuova casa discografica CBS; Fight for Ourselves è il secondo singolo estratto, dopo la struggente ballata Through the Barricades, forse la canzone più bella degli Spandau Ballet. Dello stesso album è la trascinante How Many Lies, che in Italia registrò un discreto successo. Oltre a Tony Hadley, il vocal-frontman, altra figura centrale del gruppo è Gary Kemp, autore di quasi tutti i brani. Segue un biennio sperimentale, durante il quale i fratelli Kemp lavorano nel cinema, una parentesi che è già sintomo di una prima crisi all’interno del gruppo.

Nel 1989, dopo una lunga pausa, gli Spandau Ballet tornano con il singolo Raw, subito seguito dall’album Heart Like a Sky (sesto album in studio della band). L’album viene accolto tiepidamente e segna lo scioglimento del gruppo. Dopo alterne vicende – tra cui i dischi solisti di Tony Hadley e le incursioni cinematografiche dei Kemp – il gruppo si ricompone nel 2009, e a distanza di ben vent’anni dall’ultima emissione discografica Heart Like a Sky ci riprova con Once more, una raccolta di brani riarrangiati più due inediti. Nell’attesa del settimo album in studio, previsto entro l’anno, gli Spandau Ballet hanno intrapreso un tour mondiale trainato dal Best The Story. Tre le inedite presenti, tutte prodotte da Trevor Horn: This is the love (primo singolo radiofonico estratto), Steal e la bella Soul boy (quest’ultima scritta da Tony Hadley). Una reunion coi fiocchi, con il quintetto nella formazione originaria, senza grandi stravolgimenti. Gli Spandau sono affiatati più che mai, decisi a risalire la china e a farsi apprezzare anche dalle nuove generazioni. Tony Hadley non delude, anzi la sua voce con gli anni sembra aver guadagnato più estensione, spessore e suggestione.

 Lillo Portera

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Questo articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 22 – Marzo 2015.

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