Spara-mi! (Shoot! Existential photography)

Da Olga

Non ho mai dubitato di riuscire a farmi fuori al quarto colpo.

Il primo è andato sul muro.

Il secondo, sul terzo cerchio.

Il terzo sul secondo cerchio.

Il quarto, centro.

Quando vai alla mostra di scena a Londra alla Photographers Gallery di questi tempi fino al 6 gennaio 2013, ti aspettano due piani di fotografia esistenzialista – nel senso che è cominciata negli anni ’20 nel Novecento e vanta tra i migliori suicidi della propria immagine Simone De Beauvoir e Jean – Paul Sartre – alla fine dei quali hai la possibilità di provare a spararti e di avere una foto ricordo nel caso riuscissi.

Recita il catalogo (che costa 17 £), (l’ingresso 2£, spararsi 3£):

“Negli anni successivi alla prima guerra mondiale, compariva una curiosa attrazione nelle fiere di paese: la foto al tiro (le tir phototographique). Quando il tiratore toccava il centro del bersaglio, attivava una macchina fotografica che istantaneamente scattava una foto ritratto del tiratore in piena azione. Invece di un cono di cioccolatini o un pallone de baudruche o un orso di peluche, si vinceva il proprio ritratto colti nell’azione dello sparo”. Sembra una cosa molto più diffusa in Francia e in Olanda e in Germania piuttosto che in Italia.

Devo scegliere le cose da comunicare, ché ne io scrittore né tu lettore abbiamo tempo, posso dirvi che le cose che mi hanno colpito di più:

- La signora Erik Kessels: Ha cominciato il 5 settembre 1936 quando aveva 16 anni e non ha mai smesso di ritrarsi nell’atto dello sparo.  La timeline mi ha colpito per molte ragioni:

a) ero convinta che fosse un uomo. E sembra un uomo almeno fino ai 50 anni. Ho visto in lei una femmina per via delle braccia. Io sono un amante delle braccia, so PERFETTAMENTE come sono quelle da uomo e da donna. Niente, “Erik è una donna” – ho pensato arrivata agli anni ’50.

Sono tornata indietro. L’ho vista nel 1936 con un casquette in testa del tutto femminile che effettivamente dovrebbe avermi condotto verso un’ipotesi di femminilità. Invece no, ho pensato: guarda che frocetti gli uomini olandesi nel 1936, con quel casquette ridicolo che manco Paul Mc Cartney.

La verità ragazzi è che a pensarci, per quanto Erik sia una donna che sembra un uomo, sparare è una attività da uomini, mentalmente, culturalmente, storicamente. (eccola, la morale)

b) sono rimasta impressionata dalle persone con cui si accompagnava. Ho cominciato a chiedermi: ma chi è questa? la sua fidanzata (prima del 1950), suo marito (dopo il 1950), sua madre? Suoi figli? In che cosa si è laureata? Che cosa ci fa quella lì. Soffre? bla bla bla

c)mi piace il nome.

-La foto di Simone e Jean- Paul

Mah. Niente ragazzi, Simone non sta bene con una pistola in mano.

Ebbene.

Voglio parlare del mio colpo di sparo.

E’ stato il momento in cui sono stata più concentrata in vita mia. Tre secondi, non di più. Non ho respirato, non mi sono mossa. Muscoli tesi, ma la ferma convizione che dovevo farcela.

Credo di non essere mai stata così motivata in vita.

Credo che un colpo di sparo centrato riassuma  in sintesi la forza della motivazione – se questa la dice Steve Jobs o Bill Gates o qualcuno a Facebook o a Google, diventa verità.

Curiosità:

- avevo una folla di persone che mi ha guardato con rispetto quando sono uscita e  in molti mi hanno chiesto se sono una sparatrice. IO ho risposto: “no, mi hanno solo spiegato come fare, era la mia prima volta”.

- Quando ho fatto centro la tipa mi ha detto “i think you got it” e io le ho riposto “Honestly I’m surprised. But it’s also true that you get just what you really want” . Ovvero, narcisisticamente, vedermi mentre sparo. All’uscita mi sono sentita un’idiota per l’affermazione da marine americano che va su marte tipo quei film.

- Spara-mi! Potrebbe essere un nuovo progetto culturale della giunta pisapiana


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