Il termine hard-boiled in origine era uno slang che indicava il grado di cottura delle uova messe a bollire. Negli anni Venti del Novecento fu usato più specificamente per denominare un filone della letteratura poliziesca che si distanziava nettamente dai suoi contemporanei (i gialli della camera chiusa, per intenderci) grazie allo stile hemingwayano con cui affrontava scabre storie di delitti comuni. Le "pistole da duello intarsiate, curaro e pesci tropicali" lasciavano il posto ad omicidi, incendi e rapimenti che, seppur privi dell'indubbia esoticità raffinata di quegli espedienti, riuscirono ben presto a catturare i lettori disavvezzi al bislacco e molto più concentrati sul concreto a loro coevo.
Dashiell Hammett fu il riconosciuto padre putativo dell'hard-boiled e il creatore di uno degli investigatori più famosi del giallo statunitense, quel Sam Spade assurto a fama mondiale per essere stato interpretato nella versione cinematografica de Il falcone maltese da Humphrey Bogart. Il futuro archetipo del cinico detective privato, divenuto cliché persino in un settore lontanissimo come l'animazione giapponese (si veda l'episodio A Detective Story del film collettivo Animatrix, fondato sulla fantascienza distopica dei fratelli Wachowski!), si affaccia ai lettori per la prima volta nella raccolta di racconti Spari nella notte, da noi letta in un'ingiallita edizione della Leonardo Editore e con la traduzione di Hilia Brinis. "Tredici piccoli capolavori della narrativa d'azione" recita lo strillo della copertina rosso sangue e mai come in questo caso lo slogan inquadra il contenuto dell'antologia.
I racconti ospitati non sono né i più famosi né i migliori di Dashiell Hammett ma fanno parte dell'eccezionale medietà dello scrittore americano, capace di far svoltare il genere in appena un decennio di attività con uno stile dalla forte impronta autobiografica. Hammett fu infatti in gioventù un investigatore dell'agenzia Pinkerton di San Francisco e questa esperienza, dilatata a non finire dal suo talento di narratore, gli fornì la conoscenza del sottobosco urbano fatto di criminalità spesso meschina e dai metodi spicci. Il suo narrare si adegua ai tipi trattati: le descrizioni sono rapide e fatte con pennellate grossolane, adatte a personaggi spesso privi di sfaccettature e titubanze. Hammett vede il mondo come i suoi antieroi: esso è marcio dall'interno, incancrenito da generazioni di errori; solo l'azione e i dialoghi fulminei sono gli unici bisturi per operare questo tumore chiamato società.
In città dal paesaggio assente dove al massimo si palesa qualche taverna sporca e qualche casa opulenta ma ricolma di ipocrisia omicida hanno la predominanza gli interessi più bassi. Non vi è spazio per orchestrate messe in scena atte a "fornire un cadavere ai lettori". Quando la vicenda è ingarbugliata Hammett, a differenza dei suoi colleghi che puntano su meccanismi attualizzabili solo da ingegni notevolissimi, sembra difatti strizzare l'occhio alla legge del rasoio di Occam che prevede che ad essere escluse siano per prime le ipotesi più complicate. Così, quando il cul-de-sac sembra totale, per ben due volte è il presunto bersaglio ad essere l'autore del misfatto. È il caso del racconto Più di una volta non possono impiccarti e di quello che dà il titolo alla raccolta, Spari nella notte, dove ad uccidere sono due vecchi diabolici e da tutti ritenuti infermi.
Il successo dell'indagine non è conseguenza di mirabolanti qualità deduttive ma di un certosino e a volte noioso lavoro sul campo. Si prenda l'ultimo racconto, dalla piattezza sfacciata, Incendio doloso dove l'anonimo investigatore della Continental scopre il colpevole di una tentata truffa all'assicurazione dopo un'investigazione priva di colpi di scena e, al contempo, colma di interrogatori, viaggi in treno e telefonate ad altre agenzie.
Spari nella notte non sfida mai il lettore ad una gara d'astuzia, tutto ciò che chiede è la sua partecipazione emotiva a delitti d'inaudito (questo sì) vigore, vedi i tre morti accatastati nello stesso armadio de Il poliziotto dell'albergo. La grandezza dello scrittore Hammett non sta nel suo talento di giallista puro ma nella sua vicinanza di stile e di pensiero verso i reietti della società.
Formidabili in tal senso i racconti Incubo verde, sui tormenti di un ladruncolo inopinatamente alle prese con una sconfinata somma di denaro, e La moglie del furfante splendida analisi psicologica della donna di uno spaccone. Novelle, queste due, che andrebbero fatte studiare obbligatoriamente a quegli scrittori che si apprestano alla descrizione di similari personaggi, presentati però con il distacco di chi si crede superiore ad essi. In Hammett si riscontra invece una tale empatia da rendere anche i racconti privi di vero e proprio fine enigmistico, come Il peloso e Città d'incubo, magneti di lettura spasmodica. La vivisezione del reale operata dall'autore americano con una perspicacia rara per uno scrittore volutamente di genere eleva le sue opere fino alla letteratura più alta, tanto da far scrivere al colto Gide nei suoi diari che quei "dialoghi condotti con mano da maestro hanno qualcosa da insegnare a Hemingway e allo stesso Faulkner". Tre premi Nobel per la letteratura tirati in ballo per magnificare la levatura artistica di Dashiell Hammett: l'hard-boiled non è mai stato solo una questione di uova sode.