La trama:
Non un romanzo, ma una testimonianza diretta su un argomento tanto fragile e insieme straordinariamente forte: l’esperienza di vita di chi, come l’autore, ha subito un trapianto. Dentro lo scrittore c’è un uomo: un uomo a cui vent’anni fa, con un doppio tapianto, sono stati sostituiti cuore e polmoni. Riccarelli non avrebbe voluto più scriverne: forse per non ripercorrere i meandri inconsci, un po’ scomodi e spesso insicuri, di quel territorio dai confini incerti che sta tra la malattia e la guarigione. Poi, però, l’incontro con un centro d’eccellenza, l’ISMETT di Palermo, e la scoperta che anche da noi, all’interno della nostra controversa sanità, è possibile trovare quello che una volta esisteva solo all’estero – vent’anni fa, nell’Italia di fine anni ’80 non c’era, ad esempio, un programma per il trapianto di polmoni, per cui Riccarelli parla delle storie dei “trapiantati” anche come di storie di “emigrazione” -, l’hanno convinto a ridare voce a quelle molte estreme, esperienze.Testimonianze incredibili di vita, un ineluttabile intreccio di sofferenza e allegria, di speranza e delusione, di fortuna e volontà, di molta di quella sostanza complessa che, infondo, compone la materia di cui è fatta la vita degli uomini.Un territorio tutto sommato ancora poco esplorato, per percorrere il quale è necessario capire prima di tutto che cos’è un trapianto: non il frutto del lavoro di un chirurgo, ma una storia complessa in cui converge un’incredibile quantità di conoscenze, di variabili, di opportunità, di organizzazione, della quale l’operazione chirurgica è solo l’atto finale.Tutto questo ci racconta Riccarelli in Ricucire la vita, dove le storie dei singoli si intrecciano in un’unica grande storia che esplora il senso della vita stessa. Un libro testimonianza in cui scienza e sentimento si incrociano in un percorso virtuoso.
Dall'introduzione al libro:
“Sarò sincerò: io questo libro non l’avrei mai scritto. Voglio dire che, se non fossero intervenute considerazioni, fatti, circostanze, persone e quanto di altro tenterò di spiegare in questa specie di proemio, non mi sarei messo a scrivere attorno a un argomento al quale ho dedicato il primo libro che ho pubblicato” (il romanzo Le scarpe appese al cuore, 1995, ndr).
Dicono del libro:
“Ugo Riccarelli sa bene come si racconta il dolore umano.”Il Venerdì di Repubblica
“In Riccarelli la semplicità della lingua, che colpisce,è l'involucro sottile di qualcosa che brucia.” L’Unità
“Riccarelli è maestro nella speciale e antidolorifica redenzione del narrare.”TTL - La Stampa
Il booktrailer:
L'autore: