Nell'Epopea di Erra descritto nella "Sinossi della XIII Tavoletta" si è parlato di guerre atomiche, così come nel testo di Kendorlaomer, che, attraverso verso i rispettivi epiteti, identifica le due divinità con Ninurta e Nergal, così dice:
Enlil, assiso sul suo altissimop trono,
era consumato dalla rabbia.
I devastatori ancora una volta fomentavano il male;
Colui che brucia con in fuoco (Ishum/Ninurta)
e l'altro, quello del vento maligno (Erra/Nergal)
compirono insieme il loro disegno malvagio.
Insieme fecero fuggire gli dèi,
che si misero in salvo dalla distruzione.
L'obiettivo, quello da cui i due avevano fatto fuggire gli dèi guardiani, era il luogo di lancio.
Ciò che veniva innalzato e lanciato verso Anu
essi lo distrussero;
il suo volto fecero scomparire,
e non restò che desolazione.
Era dunque, il porto spaziale, la posta in gioco per la quale si erano combattute tante guerre tra gli dèi, non esisteva più: Il monte che conteneva le attrezzature di controllo era stato abbattuto, le piattaforme di lancio cancellate dalla faccia della terra; e la pianura, sul cui suolo le navicelle spaziali prendevano velocità, era completamente distrutta; non era rimasto in piedi nemmeno un albero.
Così com'era un tempo, quel luogo non sarebbe stato visto mai più ... ma lo squarcio prodotto sulla superficie della Terra quel terribile giorno, quello si che è tutt'ora visibile: lo si può vedere ancora oggi! E' una sorta di grandissima cicatrice, tanto grande, che nel suo complesso, si può vedere solo dal cielo, ed è proprio da qui che recentemente dei satelliti artificiali hanno cominciato a fotografarla e inviare immagini sulla terra.
Finora nessuno scienziato ha saputo dare una spiegazione di questa fenditura della terra. A nord di questo misterioso tratto della superficie della penisola del Sinai, da ciò che resta di un lago di una precedente era geologica; il suo terreno piatto e duro è l'ideale per l'atterraggio di una navetta spaziale (per la stessa ragione il deserto del Mojave in California e la Edwuards Air Force Base sono risultate ideali per l'atterraggio delle navicelle spaziali americane).
Questa grande pianura della penisola del Sinai-sul cui suolo si sono svolte in epoca recente tante battaglie che, invece invece delle navette spaziali, hanno visto l'impiego di carri armati - si vedono in lontananza le montagne
che circondano la piana e che le danno la sua caratteristica forma ovale. La loro pietra calcarea le fa apparire bianche e luminose all'orizzonte, ma in vicinanza di quella immensa cicatrice del Sinai il colore si fa bruscamente nero, in stridente contrasto con il biancore circostante.
Il nero non è un colore naturale per la penisola del Sinai, dove il bianco della pietra calcarea e il rosso dell'arenaria si combinano in colori forti che vanno dal giallo brillante al grigio chiaro al marrone scuro, ma mai al nero, che in natura è dato solo dalla pietra di basalto.
E tuttavia qui nella piana centrale posta a nord nord est la gigantesca e misteriosa "cicatrice", il terreno ha assunto una coloritura nera. Essa è prodotta, come mostra la fotografia da milioni e milioni di pezzi piccoli e grandi di roccia annerita, che paiono gettati su tutta l'area da una mano gigantesca.
Da quando i satelliti della Nasa hanno avvistato e fotografato l'immensa frattura cicatrizzata sulla superficie terrestre della penisola del Sinai, nessuno ha saputo spiegare né la frattura né l'infinità di roccia disseminati per tutta la zona.
Nessuna spiegazione si può dare - a meno che non si rileggano i versi dei testi antichi e non si accetti la conclusione che al tempo di Abramo, Nergal e Ninurta distrussero, con armi nucleari il porto spaziale che si trovava in quella zona: "Ciò che veniva innalzato e lanciato verso Anu, essi lo distrussero; il suo volto fecero scomparire, e non resto che desolazione" Il porto spaziale e le Città del male non esistevano più. (Sodoma e Gomorra?)
Questa è la catastrofe che portò alla caduta di Sumer, alla fine del sesto anno del regno di Ibbi-Sin. e descritta in diverse lamentazioni, ovvero lunghi testi poetici che cantano la caduta della maestosa UR e degli altri centri della grande civiltà sumerica.
Quando vennero alla luce le prime tavole di lamentazioni, gli studiosi credettero che soltanto UR fosse stata distrutta, e perciò intitolarono così le loro traduzioni. Ma via via che venivano trovati altri testi, ci si accorse che UR non era stata né l'unica città interessata al disastro, né il punto focale di quella tragedia.
Vennero infatti rinvenute altre lamentazioni che piangevano il triste destino di Nippur, Uruk, Eridu e alcuni testi fornivano addirittura un elenco delle città interessate, che da sud est a nord ovest, comprendevano tutta la Mesopotamia meridionale.
Studiosi come Th.Jacobson (TheReign of Ibbi Sin), conclusero quindi che i "barbari invasori" non avevano nulla a che fare con la spaventosa catastrofe, una calamità che a giudizio dello Jacobsen stesso era "davvero molto strana". La matassa tuttavia si dipana, e tutto acquista un senso, se colleghiamo la catastrofe in Mesopotamia all'esplosione nucleare del Sinai.