SPECCHI OPPOSTI...il gioco delle cover: The Brogues v/s I Corvi

Creato il 01 febbraio 2011 da Scrittoreprogressivo
Lo so, lo so...che c'entra con il prog? Nulla, però è sempre interessante risalire alle radici beat del nostro rock che, negli anni Sessanta, muoveva i primi passi coverizzando in italico idioma alcuni classici d'Oltreoceano e d'Oltremanica. Questa settimana vi propongo il papà dei "ragazzo di strada" dei Corvi, ovvero l'originale del 1965 I Ain't No Miracle Worker dei californiani The Brogues (alcuni dei componenti più tardi confluiranno nei Quicksilver Messenger Service). Ascoltiamola:
In evidenza la chitarra distorta grazie alla classica "fuzz box" piuttosto ruspante, quasi fastidiosa per la compressione degli acuti. La sezione ritmica è ordinata da una sobria batteria e da un riff di basso che, nel tema portante, conferisce un'aria "shake" al brano. Nel ritornello il canto si sviluppa uscendo volutamente dalle righe, si fa disperato, urlato. Essenziale il solo della chitarra che non va più in là della scala pentatonica assegnatali. Piccolo cameo solistico, brevissimo, dell'organo Vox che completa il ritrattino garage nella coda del brano.
Un ragazzo di strada dei Corvi rispetta la falsariga offerta dall'originale, ma - se vogliamo - migliora quanto fissato dai Brogues.
Si riscontra una registrazione più curata: chitarre, voce solista e cori amplificano l'effetto di larga spazialità sonora affidandosi ad effetti di riverbero. Lo stessosolo della chitarra esce meglio: più che la distorsione poté l'eco che comunica maggiore pulizia e senza ledere la grinta primordiale della canzone. Niente l'organo: in coda ritorna la chitarra solista che felicemente si mescola al finale in fade out.

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