Specchio dei tempi

Da Paolob
Non amo più parlare di politica, anche perché ormai c'è poco da dire.
E infatti questa non è politica, ma solo deprimente pochezza intellettuale e ignoranza frutto di troppa tv. Ormai si parla in Parlamento come a Zelig, senza accorgersene.
Ma se in un parlamento nazionale, dove dovrebbero perlomeno esserci persone che sono in grado di esprimersi in modo comprensibile e in un italiano di livello medio, avvengono cose di questo genere, il problema non è più che rubano, si fanno gli affaracci loro, complottano per fare golpe, colpi di mano e remano a destra, non, quello è il meno dei problemi. La questione centrale è che chi fa le leggi che dovrebbero governare il paese - leggi belle e brutte che siano - sono ignoranti, non sanno nulla, sono dei burattini nella mani di pochi burattinai che hanno qualche obbiettivo loro personale.
Oggi noi siamo alla gogna di una classe dirigente squallida e poveretta, senza costrutto, senza storia, senza esperienza, senza cultura, senza la capacità minima di interloquire con il mondo facendosi comprendere e rispettando alcune regole basilari, tra cui la lingua che tiene insieme il suolo italico.
Oggi tutti quelli che leggeranno e ascolteranno fino alla noia quello che è accaduto ieri alla Camera, rideranno a crepapelle, facendo i grossi di fronte ai propri interlocutori, avvalorando tutte le tesi 'che quelli non fanno nulla e noi paghiamo'.
Tutto il paese infatti si sentirà 'meglio', perché da oggi ognuno sarà autorizzato a dire stupidate, scrivere cretinate, gettare la grammatica dalla finestra, tanto 'lo fanno anche in Parlamento'.
Tutti a ridere e a darsi di gomito, soddisfatti del livello ormai terraterra che abbiamo raggiunto.
Ma nessuno si renderà conto che ormai siamo tutti sconfitti, finiti, che non abbiamo più spazio per nulla, che ormai tutto è perso e che ogni speranza di risalire la china è ormai gettata alle ortiche.

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