Nonostante l’età vi è comunque in Jane uno spirito di ribellione verso le ingiustizie (cosa inverosimile per una ragazza di quei tempi). Proprio la reazione all’ennesima vessazione di John – complice la parzialità della madre - la vedrà come al solito punita ingiustamente, rinchiusa in una stanza abbandonata della casa e lasciata alle sue paure: ma sarà anche l’inizio della svolta, sebbene travagliata, nella vita di Jane. A dieci anni lei stessa non riesce a mettere a fuoco la propria reattività: le continue manipolazioni altrui (Reed, Blocklehurst) atte a creare sensi di colpa e la morale fortemente religiosa che sfocia in una sorta di ipocrisia in buona fede ancora riescono a confonderla (sarò io ad essere indegna di essere amata, sembra chiedersi). La zia Reed infatti, esasperata dalla natura a suo parere irrispettosa della ragazza, la propone per un collegio patrocinato dal reverendo Blocklehurst, uomo di principi rigidi e severi, descrivendola come una pecora nera, e soprattutto, cieca nell’affetto per il figlio, come bugiarda. Jane Eyre lo incontrerà la prima volta proprio a Gateshead Hall, residenza dei Reed e le risposte alle domande che le verranno rivolte non faranno altro che peggiorare la sua situazione: Blocklehurst la minaccerà di finire all’Inferno perché non ama particolarmente la lettura delle sacre scritture, si irrigidirà di fronte a una bambina capace di rispondere ad un adulto e converrà con la Reed sulla “pessima natura” da correggere.
Jane, sempre amante della verità, rimane più colpita nell’orgoglio che spaventata ed una volta partito l’ospite avrà comunque il coraggio di dichiarare alla zia tutto il suo pensiero, la definirà cattiva e non buona come a tutti vuole fare credere e auspicherà a breve il momento di lasciare quella casa dove per lei non c’è affetto. Con il suo desiderio di riscatto ed indipendenza è artefice della sua partenza a Lowood quanto la zia che non vede l’ora di liberarsi di lei. La zia finora arrogante e prevaricatrice sarà sorpresa e sopraffatta dalla forza di questa bambina piccola ma risoluta. Questa sarà una caratteristica peculiare della protagonista vale a dire il riuscire a dominare seppur a fin di bene personaggi più forti, più grandi per esperienza, fisico ed età. La zia anche in letto di morte viene descritta come imponente ma Jane ormai consapevole di sé stessa arriva a provar pena per la sua pochezza, Rochester viene descritto come vigoroso nel corpo e nello spirito, ma lei gli terrà testa fino alla fine e dal rigore di Rivers sarà dominata fino a quando non vedrà che quello che rappresenta ai nostri giorni potrebbe essere definito un estremismo religioso e quindi non si piegherà a lui.
Con grande sollievo iniziale quindi Jane Eyre di lì a pochi mesi si trova a lasciare la casa comoda ma inospitale per Lowood, dove passerà i successivi otto anni, prima come allieva poi come insegnante. In questo istituto per bambine orfane e disagiate soffrirà fame (i pasti scarsi e quasi sempre immangiabili), freddo, vedrà decimatele sue compagne da una epidemia di tifo; eppure i progressi nello studio e due incontri fondamentali renderanno meno penosa la solitudine attuale rispetto alla solitudine affettiva di Gateshead. Si affezionerà infatti ad una compagna, Helen Burns, particolarmente vessata dalle insegnanti perché molto povera - Helen le insegnerà che anche dietro una apparente rassegnazione può celarsi la forza di un animo superiore rispetto a chi sbaglia, le mostrerà una grande forza d’animo nell’affrontare la morte prematura - ed alla direttrice signorina Temple, donna dolcissima che l’aiuterà a smentire la fama di bugiarda dichiarata pubblicamente davanti alle compagne da Blocklehurst.
Jane, ormai insegnante a Lowood, non avendo più legami particolari (Helen è morta da anni e la signorina Temple si sposa) sentirà la necessità di una nuova dimensione – e cercherà lavoro come istitutrice privata. La sua domanda verrà accolta da tale signora Fairfax di Thornfield Hall che si rivela essere parente e governante del vero proprietario, Edward Rochester assente al momento della sua assunzione. Il cambiamento del percorso di vita è ricorrente nel romanzo: non sono le avversità a governarlo è Jane che sceglie (altra cosa impensabile per i tempi). Avviene quando sembra che la disperazione le faccia toccare il fondo fino a desiderare di morire, quando viene a mancare il legame di appartenenza sentimentale con i luoghi dove vive: preferisce le asperità di Lowood che rappresenta studio e indipendenza futura rispetto alle comodità di facciata di Gateshead, lascia Thornfield per non adattarsi ad essere una compagna ibrida per Rochester, lascia Moor House per raggiungere l’uomo che ama e non sottomettersi al giogo di St. John Rivers che vuole sfruttare i suoi talenti seppur in nome della più volte citata volontà di Dio, e non la ama.
E sfida le convenzioni dell’epoca: quando si ribella alla zia di Gateshead le stesse domestiche le chiedono se preferisce essere povera che vivere il quella bella casa; poi continua ad amare un uomo sposato pur non rimanendo con lui, chiede a St. John Rivers di poterlo seguire come sorella e non come moglie nel viaggio missionario e lui ne rimane scandalizzato, infine torna da Rochester perché sente di non fare nulla di male e quella è la sua strada. Continua a pregare ed a comportarsi correttamente e generosamente (divide con i Rivers la sua eredità per giustizia) ma per sua scelta, non perché gli viene imposto dalla morale bigotta.
A Thornfield si occuperà di Adèle, piccola protetta del signor Rochester e ben presto si affezionerà sia alla governante che alla bambina, conducendo un’esistenza tranquilla fino all’arrivo del padrone di casa. L’unica nota stonata nella dimora sembra essere la presenza di Grace Poole, una donna strana che abita in un’ala fuori mano della dimora ed alla quale vengonoattribuite strane grida e risate. Il padrone di casa, Edward Rochester, si rivela essere personaggio brusco ed enigmatico, sarcastico e pungente dal principio con lei, ma anche diretto, fino al punto di intrattenerla quasi quotidianamente eleggendola a sua consigliera e in parte confidente. Sarà lei stessa a salvargli la vita una notte agitata da presentimenti e svegliata da strane urla, quando la stanza da letto di lui prende fuoco. Sarà lei ad aiutare Rochester nella notte quando Mason – amico ed ospite della casa – viene misteriosamente aggredito dalla Poole. La sua devozione in realtà non la porterà a chiedere spiegazioni per l’accaduto. I sogni premonitori ed i presentimenti sono altro elemento della trama del romanzo fino ad arrivare alle proprie rispettive voci che Jane e Rochester sentono come richiamo nella notte.
Nel frattempo Jane viene chiamata al capezzale della zia Reed che semi incosciente, riconoscendola a tratti, la tratterà con freddezza rifiutando il conforto di una carezza e le rivelerà di aver mal sopportato di averla dovuta adottare. Poi in punto di morte, confesserà suo malgrado di aver mancato con lei anche per due altri motivi: le ha infatti taciuto dell’esistenza di uno zio John Eyre, che vive a Madera e che intende alla morte nominarla sua erede, ed allo zio ha scritto che lei era morta. L’atteggiamento disinteressato di Jane alla notizia dell’eredità (che manifesterà nuovamente quando St. John Rivers gliene darà conferma) ma la risolutezza con la quale dice alla zia di essere libera di amarla o odiarla a suo piacimento quasi richiamano all’insegnamento di superiorità verso chi ci fa del male di Helen, pur in una chiave meno passiva; lo stesso vale per la temporanea convivenza con le cugine che segue alla morte della zia. Jane non si sente più una estranea in quella casa, bensì assiste con un certo distacco ad una sorta di nemesi che la vita ha riservato ai cugini: John è infatti morto prima della madre distrutto da una vita dissoluta, Eliza si è irrigidita e segue una vita maniacale, dove tutto e programmato forse per non fermarsi a riflettere, la bella Georgiana è sempre più superficiale e vive solo per le stagioni mondane.
Jane torna a quella che ormai è la sua casa, Thornfield. Le caratteristiche ruvide e l’aspetto virile ma non canonicamente bello di Rochester, pari alla propria immagine delicata ma più volte definita “non bella” col passare del tempo lungi dall’allontanare ed irritare Jane la hanno portata ad un amore profondo verso il suo padrone. Lui come lei, mostra un carattere indomito – più volte dichiarano di essere in fondo simili – una cultura che tuttavia non si piega ai formalismi ed alle ipocrisie. Amore che la farà soffrire di gelosia quando Rochester ospiterà tra altri nobili amici, Blanche Ingram, giovane bellissima quanto arrogante, a detta di tutti sua promessa sposa. Jane pur consapevole delle caratteristiche meschine della ragazza a lui non gradite, penserà di essere fuori gioco fino a quando Rochester con una serie di trabocchetti, quali il travestimento da zingara, le confidenze sul futuro matrimonio, non la porterà esasperata a dichiararsi per prima. Solo lì le verrà svelato l’amore corrisposto e saranno loro due a prepararsi con entusiasmo alla propria unione.
La figura scialba esteticamente di Jane ma la sua profondità e il carattere determinato sono un altro elemento innovativo. Nei romanzi l’eroina è sempre bella e desiderabile, qui invece vince l’intelligenza. Il protagonista maschile preferisce il buon senso, la condivisione di letture ed interessi, una donna che comunque gli tiene testa, allo stereotipo della bellezza. Come per altri romanzi dell’epoca c’è il tratto di una forte identificazione autobiografica dell’autrice, presente anche in altre situazioni del libro: Rivers richiama la figura severa del padre di Charlotte, la zia adotta la bambina ed anche i fratelli Bronte crescono con una zia, John Reed forse richiama il fratello di Charlotte, Branwell, che unico rispetto alle sorelle ad avere l’opportunità di proseguire gli studi, muore invece giovanissimo vittima dei propri stravizi.
La notte insonne prima del matrimonio, i sogni angosciosi e le sensazioni tormentate e irrisolte pur se confidate a Rochester mattina del matrimonio la freddezza strana della signora Fairfax per Jane sarà presagio di infelicità. Infatti appena iniziata la cerimonia, Mason ed il suo avvocato interverranno per ostacolare il matrimonio e Rochester confermerà davanti a tutti la tesi sostenuta dai due: è già sposato con la sorella di Mason ma attraverso il sentimento per Jane aveva provato a riscattarsi dall’infelicità del suo matrimonio. Infatti le urla, le aggressioni e le stranezze in genere che accadono a Thornfield sono in realtà opera di Bertha Mason che era stato costretto dal padre a sposare vent’anni prima e che si è rivelata pazza e dissoluta. La donna vive in un ala della casa, rinchiusa e sorvegliata da Grace Poole, non abbandonata da lui per scrupolo di coscienza. Interrotta la cerimonia, condotti testimoni a verificare essi stessi lo stato penoso di Bertha, per Jane di nuovo si presenta una svolta. Lungi dal fare scenate, vanificate le suppliche di Rochester di rimanere con lui ma seguirlo in un’altra residenza in Francia, la mattina dopo abbandona di nascosto Thornfield.
L’orgoglio, l’onestà intellettuale del personaggio si ripresenta anche in questa occasione: non solo decide di andarsene ma non porta dietro altro che le sue cose personali e quanto rimane del suo stipendio; ogni partenza è drastica, non accetta compromessi e ricomincia una nuova vita. Oltretutto continua ad amare Rochester senza condannarlo moralmente, poiché ha verificato con mano la sua vera situazione coniugale. Dopo aver vagato senza cibo trova ospitalità nella casa di tre fratelli. St. John, Diana e Mary Rivers. Il primo, giovane parroco con aspirazioni di partire come missionario, freddo ed irreprensibile, le altre affettuose (presto diventeranno amiche). Nel frattempo Jane manterrà un riserbo, da loro rispettato, sulla propria identità. St. John le offre un modesto posto di insegnante in una scuola creata per le figlie dei contadini del luogo, dove lei si farà ben volere.
La storia lascia scorgere già l’inizio del lieto fine quando il giovane le rivelerà di aver ricevuto notizie dall’avvocato dello zio Reed di Madera, scopriranno di essere cugini e Jane insisterà fino a quando St. John, Mary e Diana non accetteranno di dividere con lei l’eredità che lo zio appunto le ha lasciato. La rigidità del giovane Rivers si manifesterà anche nel rifiuto dei sentimenti da lui provati per la figlia del mecenate della scuola. Jane si renderà conto ben presto che per determinazione, rigore eccessivo e frustrazione dei propri sentimenti St. John è davvero inesorabile come la morte, come lo definisce la sorella. Quindi lo rifiuterà come marito quando, attratto dal senso del dovere della ragazza e non dalla sua persona le proporrà di diventare sua moglie. Oltretutto lei non ha mai dimenticato Rochester. Il cugino, finora considerato mente eccelsa gli appare in tutta la sua caducità e fallibilità, poi l’episodio del richiamo notturno dove le sembrerà di sentire la voce di Rochester stesso, la riporteranno a Thornfield. Lì scoprirà che un incendio, appiccato da Bertha Mason, nella quale la stessa ha perso la vita, ha distrutto tutto. Raggiungerà l’uomo che ama, reso cieco e mutilato dall’incidente in un’altra residenza e finalmente riusciranno senza ostacoli a sposarsi e rimanere insieme. St. John Rivers la perdonerà semplicemente ma non la approverà, mentre Diana e Mary con le rispettive famiglie saranno di contorno alla nuova unione.
Jane è una eroina innovativa: a dieci anni non è amata e non ha nessuno, crescendo non si rivela di una particolare bellezza, affronta continui cambiamenti di rotta, ma alla fine la sua onestà profonda, dettata dalla sua coscienza e non dalle convenzioni viene premiata.