E’ bianco il colore del Paradiso. Perduto, ineffabile, metafisico. E se il paradiso avesse un sapore, sarebbe quello del cioccolato. Candido ovviamente. Delizia dell’animo e del palato, le origini del cioccolato si perdono lontane nel tempo in terre esotiche dove storia e leggenda si intrecciano fino a fondersi l’una nell’altra, alimentando l’alone di mistero che da secoli accompagna il culto di questo delizia. Un gusto affascinante, carico di magia, incanto, capace di farci tornare bambini, riscoprendo sensazioni vellutate e teneri rimandi. Il cioccolato bianco può essere una debolezza. Un’esperienza intimamente coinvolgente, alla quale non è facile resistere. Le sensazioni cariche di dolcezza emergono da un cumulo polveroso di pensieri, che si liberano, frenetici, nell’istante in cui si svela il piacere. Il cioccolato bianco è un azzardo, o si ama o si odia. Una volta assaggiata questa boule Lindor, abbiamo però quella sensazione di non aver più bisogno d’altro.
Interpreta un antieroe perfetto, affascinante nella sua testarda consapevolezza di essere appassionate, capace di fare del suo sguardo stanco e tormentato una sublime peculiarità. Benicio del Toro non incarna la tradizionale essenza amabile, forse per via del suo ruolo contraddistinto sempre da eroi cattivi, ma lui è un “cattivo” che canta romantico. Il diavolo Escobar, nella capitale del cinema, ha il suo duro volto. Dopo aver incarnato il modello positivo di Che Guevara adesso si è calato in quello mostruoso di Escobar, il Robin Hood del narcotraffico, in cartellone al Festival di Roma nella sezione Gala. C’è una linea sottile che divide il Paradiso dall’Inferno, un piccolo passo più in là e ci si ritrova nell’abisso, impossibile distinguere il bene dal male, difficile non esserne travolti e finire per rimanerne incastrati. Il film di Andrea di Stefano, regista dell’onirico Vita di Pi, è interamente incentrato sulla figura di Pedro Escobar, una delle più controverse, uomo dai mille volti, padre e marito devoto, terrorista, narcotrafficante, bravo figlio e cinico boss, amante del suo popolo e anarchico sociale. Mille sfumature che ben si adattano alla versatile personalità di Benicio del Toro. Il tenebroso attore portoricano ha un’espressività così intensa da rendere anche Escobar un personaggio assolutamente carismatico. Inconsapevolmente magnetico. La sua irresistibile scioglievolezza si manifesta, nel sorriso sornione e si consuma sullo sguardo imperscrutabile. Il guscio di finissimo cioccolato bianco Lindor racchiude tutto il paradiso. Il Paradiso che abbiamo immaginato da bambini, dal sapore dolce e regressivo. Il Paradiso che ci rapisce da adulti, provocatorio, ribelle nel pensiero, ma rassicurante nel suo possente fisico avvolto nell’immancabile giacca di pelle nera. Quel Paradiso perduto, meta privilegiata di chi ha gusti decisi. Di chi è in grado di guardare al fondo. Un luogo capace di stupire per lo charme appassionante che si consuma in ogni eccitante assaggio. Non più proibito.
di Valeria Ventrella per Oggialcinema.net
Foto Massimiliano Rocchi