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Speciale Cinema – Recensione film Tutto tutto Niente niente di G. Manfredonia

Creato il 10 dicembre 2012 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Speciale Cinema – Recensione film Tutto tutto Niente niente di G. Manfredonia

Le frasi chiave del film:

Decidiamoci, i politici o tutti in carcere o tutti fuori. Mezzi dentro e mezzi fuori non e’ pratico, ne risente il sistema Paese” Cetto. “L’Italia e’ una e indivisibile, da Rovigo a Cortina” Rodolfo.

“Le religioni si occupano molto dell’aldila’, dell’aldiqua invece, mi occupo io” Frengo.

Il duo Manfredonia/Albanese, mette in scena vizi e virtù dell’Italia utilizzando non solo un unico personaggio, come nel caso di Qualunquemente, ma espandendosi a un terzetto di caratteri tanto diversi ed esilaranti quanto mostruosamente aderenti alla realtà.

Su una trama che non c’è Cetto, politico corrotto calabrese, Frengo, guru estremo della cannabis, e Rodolfo, razzista e simpatizzante degli Asburgo, snocciolano tutta la loro filosofia estrema e surreale, sullo sfondo che transita tra Parlamento, Vaticano e galera, mettendo in scena caratteri felliniani e ipertrofici, appoggiandosi su una base prettamente attuale. Dietro le maschere dei tre personaggi si celano volti, più o meno noti, che arricchiscono la nostra odierna vita politica e sociale. Radicali, cattivi e aggressivi, nelle mani di Albanese sono strumenti per denunciare il comportamento acinematografico di chi governa il nostro Paese: Cetto, Frengo e Rodolfo non mirano a fare sbellicare il pubblico dalle risate ma a fare satira sociale e umana, nell’intento di svelare la meschinità insita del sistema di potere.

Manfredonia alza il tiro per volare in alto ma non riesce a essere incisivo e graffiante come in passato e probabilmente il problema risiede proprio nella scomposizione a tre operata da Albanese e dai suoi personaggi. Se Cetto è oramai divenuto una sorta di stereotipo negativo amato per la sua parlata e per la sua comicità, si fa molta difficoltà a simpatizzare con gli altri due personaggi che sono, paradossalmente, molto più profondi e sfaccettati. Il ritmo non è direttamente proporzionale al genere della commedia e si perde più volte in una serie di divagazioni oniriche.

Che Antonio Albanese sia un attore completo, capace di passare con un’estrema facilità dal registro drammatico a quello comico è un fatto risaputo, a pieni voti sostengono la prova anche gli altri interpreti come Lunetta Savino, madre fanatico religiosa di Frengo e il sotto segretario molto stilizzato di Fabrizio Bentivoglio. A completare il quadro di un’opera più intellettuale che comica sono superlativi tutti i reparti tecnici: costumi, musica, scenografia e fotografia sembrano degni eredi di un cinema che guarda verso Fellini e il suo mondo fantastico.

Nelle sale  dal 13 dicembre in 700 copie.

A cura di Katya Marletta con la collaborazione di Gabriele Marcello


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