Il tempo vola davvero rapidamente, e sono qui per condividere con voi una nuova puntata di questo speciale a cui tengo tantissimo! Cosa ne pensate della mia idea?
È un lavoro che richiede tempo e ricerca di materiale, oltre che i miei personali pensieri a riguardo, ma mi piace moltissimo scrivere su due delle mie più grandi passioni.
Oggi resto in linea con la prima puntata, e parlerò di un'altra importantissima opera del mio amatissimo Victor Hugo: I Miserabili.
Tornata alla ribalta grazie alla trasposizione cinematografica con un cast eccezionale, I miserabili è un'opera superba e grandiosa, quasi mille pagine di storia francese, e una trama densa di emozioni. Come dice lo stesso Hugo, lo scopo di un simile romanzo è quello di Illuminare la notte della miseria e dell'ignoranza, della prostituzione e dell'infamia sociale, dell'indifferenza e dell'ingiustizia.
Conosciamo meglio il libro e poi l'opera teatrale!
Preparatevi, perché sarà un post molto lungo, ma spero interessante!
I Miserabili
Morire non è nulla; non vivere è spaventoso.
Hugo pensò e lavorò ai Misérables per quasi un trentennio: iniziò, infatti, la sua opera nel 1845, e fu pubblicata il 3 Aprile del 1862.
Nella prima versione in realtà il titolo era diverso, così come il nome del protagonista. Come si chiamavano? Les Misères e Jean Trejean.
Affrontiamo dunque la trama, infarcita di miei considerazioni personali.
In quasi mille pagine sono narate le vicende di vari personaggi nella Parigi post Restaurazione, in un arco di tempo di circa 20 anni (dal 1815 al 1833, con alcune digressioni alle vicende della Rivoluzione francese, delle Guerre napoleoniche, con particolare riguardo alla battaglia di Waterloo, e alle vicende politiche della Monarchia di Luglio).
I protagonisti sono i cosiddetti miserabili, appartenenti agli strati più bassi della società. Abbiamo galeotti, prostitute, monelli di strada, orfani, studenti poveri.
Siamo, quindi, nella Francia dei primi anni dell'800 e protagonista è Jean Valjean, un ex galeotto - arrestato per aver rubato un pezzo di pane per uno dei suoi nipotini - e che ha scontato la sua pena di 19 lunghi anni e ora può liberamente uscire, pur sempre sotto il perenne controllo della polizia parigina, con a capo l'implacabile Javert con la sua assurda ossessione di far rispettare la legge, e il suo pensiero in base al quale chi è stato arrestato non potrà mai cambiare: se hai rubato, continuerai a farlo per sempre.
Jean Valjean cerca di ritrovare una vita, ma la sua condizione di ex galeotto non lo aiuta, e lo riduce a essere continuamente un miserabile, l'ultimo della società, denigrato e tenuto fuori da tutto e tutti. Questa mancanza di amore e di compassione, spingeranno l'uomo a provare un tale odio e una rabbia assurda, fino a quando non incrocierà nella sua via il Vescovo di Digne, Myriel, che lo aiuterà a cambiare, a comprendere cosa sia l'amore, la speranza, il credo profondo nella volontà e nell'aiuto di Dio. Jean Valjean, in realtà, inizialmente non comprenderà nulla di ciò, ma ruberà l'argenteria dell'uomo di chiesa e verrà di nuovo fermato da dei gendarmi ma, a sorpresa, il Vescovo non lo accusa di furto e anzi gli donerà anche due candelabri, e lo inviterà a modificare la sua vita, a espiare la sua colpa e il suo modo di essere.
Da questo importantissimo e fondamentale incontro, Jean Valjean riuscirà a cambiare la sua vita. Non sarà più il Galeotto appena uscito di prigione, cambierà nome e diventerà il sindaco di una città, Montreuil-sur-mer, che prospererà grazie alla sua opera.
L'ombra di Javert, però, non ha cessato di oscurare la sua vita. I due si rincontreranno e nel primo s'insinueranno dubbi sulla vera identità, dubbi che diventeranno realtà quando, Valjean, nel tentativo di aiutare un pover uomo accusato di essere lui stesso, rischierà la pena. Questo darà inizio a una continua fuga, ma la sua vita sarà costellata anche da una dolce gioia: Cosette, una bambina ormai rimasta orfana, maltrattata e "custodita" da due locandieri miserabili che sin dalla più tenera età la usano come serva. Cosette è la figlia di Fantine, una donna sola che, non potendo crescere in modo adatto sua figlia, la lascerà ai due coniugi Thénardiers, nella speranza - illusoria - di poterle garantire una vita migliore almeno fino a quando non avrà abbastanza soldi per riprenderla con sè. Ma la poveretta non saprà che quei due sono dei truffatori che faranno leva sulla malattia - finta - della bambina per farsi dare quanti più soldi possibili. Questa situazione, oltre alla cacciata dal posto in cui lavorava in maniera onesta, la condurranno a cadere sempre più in basso: le verranno tagliati i lunghi e bei capelli, tolti i denti, e diventerà presto una prostituta di basso borgo, fino a quando l'intervento di Valjean la porterà via da quel posto, ma la sua vita sarà breve. Valjean le giurerà di proteggere per sempre Cosette, ma, proprio dopo la morte della poveretta, tornerà Javert che cercherà di arrestare Valjean, senza buon esito.
Valjean raggiungerà i Thénardiers, porterà via con sé la piccola Cosette e, sempre in fuga da Javert, si ritroveranno in breve tempo all'interno di un convento dove riusciranno a trovare tranquillità per diversi anni.
La scena poi si sposta sulla Parigi in procinto di rivoltarsi contro il nuovo re, una nuova rivoluzione per contrastare le misere condizioni del popolo. Ragazzi, studenti, ma anche bambini che saranno animati da una vera e propria volontà di volere il meglio, di ribellarsi a una misera condizione. E tra questi, oltre al carismatico Enjolras, incontriamo Marius, altro personaggio chiave della vicenda. Egli, infatti, incrocierà lo sguardo di Cosette - ormai cresciuta e diventata una splendida donna - e tra loro sorgerà ben presto l'amore, a discapito della misera Eponine, figlia maggiore dei Thénardiers e abituata al furto e alla strada - essendo caduti anche in disgrazia - che è innamorata di lui; ma capirà presto di essere sola in quel sentimento, di non essere ricambiata nonostante sia pronta a fare di tutto per lui, anche a donare la sua vita per proteggerlo.
Amore. Fuga. Morte. Lotta. Speranza.
Pian piano la rivoluzione scoppia, ma le cose - almeno inizialmente - non andranno per il verso giusto. Molti rivoluzionari - in realtà il numero di persone che si sono dati alla rivoluzione era assai esiguo - perderanno la vita, tra i quali il piccolo Gavroche, una delle scene più strazianti della storia.
Ma alla fine l'amore trionferà, e... la scena finale non può non far piangere.
Questa a grandi linee la trama, che avevo già postato in un'altra sezione di questo mio sito, a proposito dell'uscita del film.
Ci sarebbe forse da incrementarla, ma non è mai veramente facile affrontare un romanzo simile.
Il romanzo si articola in Cinque grandi tomi, così intitolati:
- Primo tomo: Fantine
- Secondo tomo: Cosette
- Terzo tomo: Marius
- Quarto tomo: L'idillio di rue Plumet e l'epopea di rue Saint-Denis
- Quinto tomo: Jean Valjean
È un romanzo che affronta temi importanti, che vuole mettere in luce l'ingiustizia del tempo. Può essere considerata come una forma di condanna sociale, contro la miseria, l'ignoranza, l'indifferenza e, come già detto, l'ingiustizia. Oltre ai temi politici - riferimenti a Waterloo e insurrezione contro il re - e sociali, ci sono particolari meditazioni sull'animo umano e ultimo ma ben importante tema è l'amore.
Hugo riesce a creare dei personaggi perfetti, analizzati a 360°. Personaggi umili, miseri, con le loro luci e le loro ombre. Personaggi che cadono e poi ritrovano la redenzione. Personaggi crudeli, e altri più amabili.
Credo che sia possibile riassumere il romanzo in questo modo: Qui c'è TUTTO. Forse è proprio questo il motivo per cui è difficile analizzarlo in maniera profonda, e soprattutto occorrerebbero pagine a pagine.
Lo stile di Hugo, come già affrontato in Notre-Dame de Paris, non è facile. Tende ad essere notevolmente prolisso e a tratti pesante, non così scorrevole. Certo, parliamo di uno dei più grandi romanzieri dell'800, quindi è più che normale. Quando apre paragrafi puramente storici o cerca di descrivere al meglio luoghi e vita dell'epoca, non è facile seguirlo. Se da un lato ci porta a connotare perfettamente i personaggi in un preciso spazio ed epoca, è pur vero che è difficile mantenere una perfetta concentrazione e non nego che a volte avrei voluto andare oltre o abbandonare l'opera. Ma, andare avanti è stata la scelta più giusta: è un romanzo favoloso, perfetto, unico. Una storia che ti entra dentro e ti scuote, che ti fa riflettere e arrabbiare. Una storia che può essere considerata, come dicevo prima, sicuramente attuale, perché in fondo cambiano i tempi, ma certe cose non si modificano.
Alla conclusione ero così scossa che le lacrime uscivano senza riuscire a trattenerle.
Leggetelo se non l'avete ancora fatto, perché i personaggi delineati dall'abile penna di Hugo ti entrano davvero dentro.
Parlando di personaggi, sono tanti e tutti perfettamente descritti. È facile affezionarsi a molti di loro, primo tra tutti il protagonista: Jean Valjean. Ex galeotto perseguitato dalla legge per crimini anche non commessi. In verità ciò che compirà sarà così misero, che non si comprende il motivo per cui debba essere sempre ricercato. L'unica colpa che ha avuto è stata quella di trovare un modo di aiutare sua sorella e i suoi nipotini; e poi di rubare poche cose, ma di pentirsi subito. E' un uomo che - grazie anche alle parole del vescovo Myriel - si prodigherà nell'aiutare i più poveri, gli indifesi, e in particolare Cosette, una bambina orfana, maltrattata sin dalla più tenera età. Diverrà per lei un padre amorevole, che le darà sicurezza e farà avere un'educazione adeguata. Nonostante la sua gelosia, il desiderio di tenerla tutta per sé, alla fine farà in modo di vederla totalmente felice, sposata a Marius. Alla fine, a causa delle incomprensioni e delle cose non dette, si struggerà di dolore nel non poter vedere più la sua amata Cosette, e quando finalmente le cose si chiariranno sarà troppo tardi. Tuttavia morirà felice, perdonato e amato dai due giovani. E' una figura splendida. Un miserabile che aiuta chi è più miserabile di lui. E' adorabile!
Fantine è rappresentata come una giovane donna che cade facilmente in preda all'amore. Ingenua com'è pensa di essere ricambiata da Tholomyés, un ragazzo che in realtà vuole solo divertirsi, ma non sa che proprio a causa sua, lei rimarrà incinta e questo, oltre a rappresentare una gioia, è anche la sua fine. Fantine cade inserobilmente in basso. Dalla gioia conosce il dolore, dalla bellezza, la miseria. E' una donna che lotta con tutta se stessa per poter garantire una buona vita alla sua bambina, anche a costo di sacrificare la sua persona, di ridursi a far la prostituta, di perdere la sua bellezza, non sapendo che invece la sua piccola Cosette è trattata come una serva. Appare come un angelo al quale è tolto tutto. Un angelo come redenzione al protagonista. E' facile soffrire con lei.
Cosette è un personaggio che non mi ha dato grandi emozioni. Se da tenera e innocente bambina mi ha trasmesso una tenerezza totale, quando cresce non mi convince del tutto. Avendo tutto, un padre amorevole e un amore ricambiato, non appare una figura forte e originale. Mi è apparsa più "scialba" e vuota, rispetto agli altri. Ma forse è solo una mia impressione. Tenera sì, adorabile, ma... non mi ha trasmesso intense emozioni, pur essendo contenta per la sua felice sorte, dopo un'infanzia orribile.
Marius è un altro personaggio per cui nutro sentimenti contrastanti. E' un giovane sognatore, forse troppo ingenuo e impulsivo. Ci sono momenti nel romanzo in cui l'avrei preso a schiaffi, ma poi nel finale torna a piacermi.
Javert e i Thénardiers sono personaggi notevolmente negativi. E' facile nutrire odio nei loro confronti, voglia di prenderli a schiaffi, e sputargli in faccia - giusto per essere carina -. Sono figure che ostacolano molto i personaggi "positivi" del romanzo. Javert è ossessionato dalla legge, o meglio sarebbe opportuno dire, da quella che lui considera la legge. Non comprende che gli sbagli possono essere sistemati, che una persona può cambiare. I Thénardiers, invece, sono persone spregievoli, senza cuore, con un animo così corrotto e oscuro, da farmi rabbrividire. Non riescono a provare amore neanche per i propri figli!
I ragazzi dell'A B C, gli studenti che lottano per trovare giustizia, sono personaggi affascinanti. Ti trascinano nei loro discorsi, nelle loro lotte, e quasi vorresti essere al loro fianco, per combattere contro il "tiranno" e la misera vita che hanno. Il mio preferito? Sicuramene, Enjolras. Carismatico, convinto dei propri ideali, leader nato. Un angelo terribile. Lo adoro.
E concludiamo con i personaggi che più mi sono entrati nel cuore: il piccolo Gavroche ed Eponine.
Gavroche è il primo figlio maschio dei Thénardier, dopo le sorelle Eponine e Azelma, ma viene sin da bambino lasciato da parte da sua madre, che ha una vera predilezione per le femmine - tanto che non si curerà neanche dei successivi due bambini e li venderà tranquillamente a un'altra donna -. Forse per il fatto che è stato praticamente sbattuto fuori di casa e non sottostà alla perfidia e agli ordini dei genitori, non cresce maligno come loro. E' un ragazzo che vive nella miseria più totale, ma non perde la sua allegria e la sua voglia di cantare e vivere. Rinuncia anche al suo tozzo di pane o a una coperta per darla a chi ha meno. Un ragazzo che non ha nulla, ma che dona quel minimo che ha a chi sta peggio, non è magnifico? Non è degno di lode? Sfortunatamente morirà, e devo ammettere che avrei voluto strozzare Hugo - se non fosse già morto -. Il mio personaggio preferito... morto! Fine ingiusta... ma particolare per lui. Quanto ho pianto poi. Quasi non riuscivo ad andare avanti nella lettura. Gavroche, animo nobile. Adorabile monello.
Eponine è la prima figlia dei Thénardier. Da piccina contribuisce a non vedere bene Cosette, ma sono capricci di bambine viziate. Quando la miseria la colpirà, si noterà tutta la sua tristezza. E' una ragazza forte, che nonostante sia spesso al servizio del padre per loschi affari, si ritroverà ad andargli contro per amore. Si innamorerà infatti di Marius, pur non essendo ricambiata o forse non compresa, e gli salverà per ben due volte la vita, fino a perdere la propria, tra le braccia del ragazzo... E' una figura particolare, che mette pietà e tristezza...
Bene, sul libro direi che ho detto anche troppo. Vi lascio la mia valutazione e poi continuerò con il teatro.
Dal libro... al Teatro!
Do you hear the people sing?
Singing a song of angry men?
It is the music of a people
Who will not be slaves again!
When the beating of your heart
Echoes the beating of the drums
There is a life about to start
When tomorrow comes!
Grazie alla trasposizione cinematrografica candidata a diversi premi oscar, questo musical torna alla ribalta, e ad esso viene dato maggior vigore. Ma da dove nascono quelle musiche stupende, quei testi meravigliosi, quelle idee? Chi è stato a Londra o ci vive, conoscerà sicuramente il musical teatrale, e non sapete quanta voglia ho di vederlo! Ho sentito pareri sublimi su tale opera, e se il film mi ha trasmesso così tante emozioni - praticamente ho pianto di continuo - non oso immaginare cosa possa donarmi il teatro!
Vi va di conoscere insieme Les Miz? Si alzi il sipario e lo spettacolo abbia inizio!
Dopo il successo dell'edizione parigina, lo spettacolo venne notato dal produttore Cameron Mackintosh, che ne volle realizzare una versione in lingua inglese, prodotta dalla Royal Shakespeare Company e diretta da Trevor Nunn e John Caird, con testi inglesi di Herbert Kretzmer e una totale revisione del libretto e dell'orchestrazione.
Questa nuova versione ottiene un successo senza precedenti sia nel West End londinese, dove lo spettacolo viene ininterrottamente rappresentato dal 1985, che a Broadway, dove si è aggiudicato otto Tony Awards ed è stato rappresentato dal 1987 al 2003 e nuovamente dal 2006 al 2008.
Dal 1985 lo spettacolo è stato rappresentato in 38 paesi e tradotto in 21 lingue, diventando uno dei musical di maggior successo della storia (insieme a The Phantom of the Opera). Nel 1995 si è tenuto il concerto "Les Misérables: The Dream Cast in Concert" alla Royal Albert Hall, per celebrare i dieci anni del musical; un'altra versione concertale è stata messa in scena per i venticinque anni di repliche del musical: Les Misérables in Concert, The 25th Anniversary.
(info prese da wikipedia)
Tanti premi. Un favoloso successo mondiale. Lacrime, emozioni, uno spettacolo intenso. Due DVD importanti, per il 10° e 25° anniversario (che personalmente vorrei davvero acquistare). Tantissimi attori hanno solcato quei palchi; molti sono rimasti nel cuore, altri hanno raggiunto anche il grande schermo (vi ricordate Samantha Barks?). Uno spettacolo splendido suddiviso in due atti, con canzoni memorabili e perfettamente in linea con il Romanzo di Hugo.
Conosciamo meglio i protagonisti e poi inserirò altre notizie! Pronti?
Era difficile veder passare un uomo di aspetto più miserabile. Non molto alto, ma quadrato e robusto, nella pienezza degli anni e della forza. Poteva avere quarantasei o quarantotto anni. Un berretto a visiera di cuoio nascondeva in parte il suo volto abbronzato dal sole e dalla calura, madido di sudore. La camicia di grossa tela giallastra, allacciata al collo con un fermaglio d'argento, lasciava vedere il petto villoso: aveva poi una cravatta ritorta come una corda, dei calzoni di fustagno turchino, usati e logori, lisi su un ginocchio, bucati sull'altro, una vecchia blusa grigia tutta lacera, rattoppata sopra un gomito con un pezzo di panno verde cucito con lo spago. Sul dorso, un sacco da soldato pieno zeppo, ancora nuovo e serrato con buone cinghie; in mano portava un bastone nodoso; non aveva calze, ma scarpe grosse e munite di chiodi; la testa rasata e la barba lunga.
Il sudore, il caldo, il viaggio e la polvere aggiungevano un che di sudicio a questa così meschina apparenza.
I capelli rasati cominciavano a ricrescergli, e sembrava non fossero stati tagliati da qualche tempo.
Who am I?
Who am I?
I am Jean Valjean!
... detta la bionda per i suoi bei capelli color del sole.
Fantine era una di quelle creature come ne sbocciano, per così dire, in fondo al popolo. Uscita dal più insondabile spessore dell'ombra sociale, aveva sulla fronte il marchio dell'anonimo e dello sconosciuto. Era nata a Montreuil-sur-mer. Da quali genitori? Chi lo potrebbe dire? Non aveva mai conosciuto né padre né madre.
Perché Fantine? Perché nessuno l'aveva mai chiamata diversamente.
La chiamarono la piccola Fantine. Nessuno sapeva di più. Questa creatura umana era entrata nella vita così.
Fantine era bella e restò pura più che poté. Era una graziosa bionda con degli splendidi denti. Aveva oro e perle per dote, ma il suo oro era tutto nella testa e le sue perle tutte nella bocca. Lavorava per vivere; poi, sempre per vivere, poiché anche il cuore ha fame, amò. Amò Tholomyès. Amoretto per lui, passione per lei.
Luminosa di viso, delicata di profilo, gli occhi di un turchino cupo, le palpebre spesse, i piedi arcuati e piccoli, i polsi e le caviglie ammirevoli, la pelle bianca che traspariva qua e là un azzurro rameggiare di vene, la guancia fresca e infantile, il collo robusto delle Giunoni eginetiche, la nuca forte e flessibile, le spalle che parevano modellate da Coustou, con nel mezzo una voluttuosa fossetta visibile attraverso la mussolina; una gaiezza un po' pensierosa; un insieme scultoreo e squisito: tale era Fantine. Fantine era bella senza troppo saperlo.
I dreamed a dream in times gone by
When hope was high
And life worth living
I dreamed that love would never die
I dreamed that God would be forgiving
Date una faccia umana a questo cane figlio di una lupa, e avrete Javert.
La faccia umana di Javert consisteva in un naso camuso, con due profonde narici, verso le quali salivano dalle sue guance due enormi baffi. Quando Javert rideva, il che era raro e terribile, le sue labbra sottili si scansavano lasciando vedere non solamente i suoi denti, ma anche le sue gengive, e si formava attorno al suo naso una piega, un ripiegamento largo e selvaggio come quello di una bestia feroce. Javert serio era un mastino, quando rideva era una tigre. Quanto al resto, poco cranio e molta mascella; capelli che nascondevano la fronte e cadevano sulle sopracciglia; tra i due occhi un corrugamento permanente come una stella di collera, lo sguardo oscuro, la bocca serrata e minacciosa, il comando feroce.
Quest'uomo era composto di due sentimenti semplicissimi e relativamente buonissimi, ma che egli rendeva quasi cattivi a forza di esagerarli: il rispetto per l'autorità, l'odio per la ribellione e ai suoi occhi il furto, l'assassinio, tutti i delitti, non erano altro che forme di ribellione.
Tutta la persona di Javert esprimeva l'uomo che spia e si nasconde.
Lord let me find him
That I may see him
Safe behind bars
I will never rest
Till then
This I swear
This I swear by the stars!
L'ingiustizia l'aveva fatta stizzosa e la miseria brutta. Non le restavano che i suoi begli occhi, che facevano pena, perché grandi com'erano, sembrava che vi si potesse leggere una maggior quantità di tristezza. Era una cosa straziante vedere, l'inverno, quella povera piccina che non aveva ancora sei anni, tremante sotto vecchi stracci di tela, spazzare la strada prima dell'alba con un'enorme scopa nelle piccole mani rosse e una lacrima nei grandi occhi. Nel paese la chiamavano l'Allodola. Il popolo, che ama le immagini, aveva voluto dare un tale nome a quella piccola creatura non più grande di un uccello, tutta tremante e sgomenta, destata per prima ogni mattina in casa e nel villaggio, sempre in strada o nei campi prima dell'alba. Soltanto, quella povera allodola non cantava mai.
There is a castle on a cloud,
I like to go there in my sleep,
Aren't any floors for me to sweep,
Not in my castle on a cloud.
There is a lady all in white,
Holds me and sings a lullaby,
She's nice to see and she's soft to touch,
She says "Cosette, I love you very much."
Questa signora Thénardier era una rossa corpulenta e angolosa; insomma il vero tipo di donna da soldato in tutta la sua sgraziataggine. E, cosa bizzarra, aveva delle leziosità dovute a certe letture romanzesche. Un omaccione fatto donna. Era ancora giovane, aveva appena una trentina d'anni.
Al suono della sua voce tremavano tutti i vetri, i mobili, le persone. La sua faccia larga, crivellata di macchie rossastre, sembrava una schiumaiola: aveva un po' di barba. Era un facchino del mercato vestito da donna. Bestemmiava splendidamente; si vantava di rompere una noce con un pugno. Quella Thénardier era come il prodotto dell'innesto di una donna di strada, su una pescivendola. Quando la si sentiva parlare si diceva: è una gendarme; quando la si vedeva bere si diceva: è un carrettiere; quando la si vedeva maltrattare Cosette si diceva: è un carnefice. Quando riposava, le usciva un dente di bocca.
Thénardier era un ometto magro, livido, angoloso, ossuto, meschino, che aveva l'aspetto malaticcio e stava benone; la sua furberia cominciava da lì.
Sorrideva abitualmente per precauzione, ed era cortese quasi con tutti, anche col mendicante al quale rifiutava un liardo. Aveva lo sguardo di una faina e l'aspetto di un letterato. La sua galanteria consisteva nel bere coi carrettieri. Nessuno era mai riuscito a ubriacarlo. Fumava una grossa pipa. Portava un camiciotto e sotto a questo un vecchio abito nero.
Thénardier, soprattutto, uomo astuto ed equilibrato, era un briccone del genere temperato. Questa specie è la peggiore. Vi si immischia l'ipocrisia.
Master of the house, keeper of the zoo
Ready to relieve 'em of a sou or two
Watering the wine, making up the weight
Pickin' up their knick-knacks when they can't see straight
Everybody loves a landlord
Everybody's bosom friend
I do whatever pleases
Jesus! Won't I bleed 'em in the end!
Era una creatura sparuta, misera, scarna; non aveva altro che una camicia e una sottana sulla sua nudità gelida e tremante. Per cintura portava uno spago e uno spago per tenere i capelli; le spalle magre, angolose le uscivano dalla camicia, un pallore scialbo e linfatico, clavicole terree, mani rosse, bocca spalancata e rovinata, dove mancavano alcuni detti, occhio opaco, ardito e basso, le forme di una giovane abortita e lo sguardo di una vecchia corrotta; cinquant'anni mescolati a quindici; uno di quegli esseri che sono deboli e orribili e che fanno fremere quelli che non sanno piangere. Ciò che era soprattutto commovente è che quella giovane non era venuta al mondo per essere brutta. Nell'infanzia doveva essere stata bella. La grazia dell'età lottava ancora contro l'orribile vecchiaia precoce della corruzione e dalla miseria. Un residuo di bellezza moriva su quel viso di sedici anni, come un pallido sole che si spegne sotto terribili nubi all'alba di un giorno d'inverno.
On my own
Pretending he's beside me
All alone
I walk with him till morning
Without him
I feel his arms around me
And when I lose my way I close my eyes
And he has found me
... un ragazzetto di undici o dodici anni con il sorriso della sua età sulle labbra. Indossava un paio di calzoni da uomo, ma non erano di suo padre, aveva una camicia da donna, ma non era di sua madre. Lo avevano vestito di stracci per pietà. Eppure aveva un padre e una madre. Ma suo padre non pensava a lui e sua madre non lo amava. Era uno di quei ragazzi maggiormente degni di aiuto perché pur avendo padre e madre sono orfani. Questo ragazzo non si sentiva mai tanto felice come quando era in strada. Il selciato era meno duro del cuore di sua madre. I suoi genitori l'avevano gettato in mezzo alla strada con un calcio, e lui aveva tranquillamente preso il volo. Era ardente, pallido, svelto, sveglio, motteggiatore, dall'aspetto vivace e malaticcio. Andava, veniva, cantava, giocava, razzolava nei fossi, rubava un po', ma come i gatti e i passerotti, allegramente, rideva quando lo chiamavano birba, si irritava quando gli davano del monello. Non aveva casa, non aveva pane, non aveva fuoco, non aveva amore; ma era allegro perché era libero.
'Ow do you do? My name's Gavroche.
These are my people and here's my patch.
Not much to look at, nothing posh,Nothing that you'd call up to scratch.
This is my school, mi high society, here in the slums of St. Michel.
We live on crumbs of humble piety Tough on the teeth, but what the hell.
Think you're poor, think you're free? Follow me!
La persona che vedeva era una creatura bella, alta, con tutte le forme più incantevoli della donna nel momento preciso in cui si combinano ancora con tutte le grazie più ingenue della fanciulla, momento fugace e puro che soltanto queste due parole possono tradurre: quindici anni. Aveva dei magnifici capelli castani con delle sfumature dorate e si sarebbero dette una foglia di rosa, un incarnato pallido, una bianchezza commovente, una bocca squisita da cui il sorriso usciva come un raggio e la parola come una musica, una testa che Raffaello avrebbe dato a Maria, posata sopra un collo che Goujon avrebbe dato a Venere. E perché nulla mancasse a quella figura inebriante, il naso non era bello, era leggiadro: né diritto, né curvo, né italiano, né greco, era il naso parigino; cioè qualcosa di spiritoso, di fine, di irregolare e di puro che fa disperare i pittori e incanta i poeti.
In my life
I'm no longer alone
Now the love in my life
Is so near
Find me now, find me here!
Egli era realista, fanatico e austero. Amava poco il nonno, la cui allegria e il cui cinismo lo infastidivano, ed era freddo verso suo padre. Del resto era un giovane ardente e controllato; nobile, generoso, fiero, religioso, esaltato; severo fino all'austerità, puro fino alla sgradevolezza.
Phantom faces at the windows.
Phantom shadows on the floor.
Empty chairs at empty tables
Where my friends will meet no more.
Era un giovane incantevole, capace di essere terribile. Era bello come un angelo. Era Antinoo, feroce. Si sarebbe detto, vedendo il riflesso pensoso del suo sguardo, che avesse già, in qualche esistenza precedente, attraversato l'apocalisse rivoluzionaria. Ne serbava il ricordo come un testimone. Sapeva tutti i minimi particolari di quel gran fatto. Natura pontificale e guerriera, strana in un adolescente. Era officiante e militante: dal punto di vista immediato, soldato della democrazia; al di sopra del movimento contemporaneo, sacerdote dell'ideale. Aveva la pupilla penetrante, la palpebra un po' rossa, il labbro inferiore grosso e facilmente sdegnoso, la fronte alta.
Già uomo, sembrava ancora un fanciullo. I suoi ventidue anni sembravano diciassette; era serio, e sembrava non sapesse che esisteva sulla terra un essere chiamato donna. Non aveva che una passione, il diritto; e un pensiero, rovesciare l'ostacolo.
Era l'amante di marmo della Libertà. La sua parola, aspramente ispirata, aveva un fremito d'inno.
Red - the blood of angry men!
Black - the dark of ages past!
Red - a world about to dawn!
Black - the night that ends at last!
Ci sono altri personaggi, ma mi sono limitata a delineare i principali, i più particolari e importanti. Vi consiglio comunque di leggere il libro e vedere i musicals, che si possono trovare facilmente su Amazon: in modo particolare il concerto del 10° anniversario e del 25°. Purtroppo non sono le rappresentazioni teatrali vere e proprie, gli artisti cantano di fronte a un microfono, e interpretano unicamene con le espressioni facciali, ma a mio avviso se non si ha la possibilità di andare a Londra a vedere lo spettacolo, è già qualcosa di puramente emozionante.
Questo è il sito ricco di notizie e immagini del Musical Londinese.
http://www.lesmis.com
Le immagini degli attori si riferiscono proprio ai cast di quei due concerti e le ho prese sul web!
Se ci riuscite, andate a Londra a vedere quest'opera grandiosa! Forza, forza!
E in Italia?
Questo musical meraviglioso purtroppo non è stato ancora realizzato in Italia, anche se nel mio cuore spero vivamente che prima o poi qualcuno ci pensi, e lo attui! Sarebbe meraviglioso poterlo vedere nella nostra lingua, nella nostra bella Italia e con i nostri artisti meravigliosi (io ci vedrei benissimo Giò di Tonno come Jean Valjean!).
Però, ho letto in giro che sono stati prodotti altri generi, sempre ispirati a questo magnifico romanzo! Ve li posto subito!
6 attori che interpretano 29 personaggi, e un pianoforte: tutto dal vivo per raccontare l'intramontabile storia dell'ex forzato Jean Valjean e della lotta all'ultimo respiro per cambiare il proprio destino. Gli attori/cantanti ruotano intorno ad una struttura rappresentata dal carro di Valjean, sul quale tutta la storia e tutta la sua vita vengono trasportate. I 6 interpreti cambiano, si trasformano e trasformano, vestono e svestono continuamente i panni e la scena che diventa carcere, telaio, arredamento, barricata, e ci racconta insieme agli interpreti la favola di Jean Valjean.
“VALJEAN” ci racconta una storia di altri tempi, ma assolutamente attuale: l'uomo alle prese con la propria identità, con i propri valori, con le proprie scelte morali ed etiche.
Jean Valjean è un ex-forzato, un reietto della società, ed in questo è lontano da molti di noi. Ma, così come accade a noi ogni giorno, si trova a battersi per dimostrare al mondo e a se stesso di avere un nome degno di essere pronunciato.
In un momento in cui l'affermazione passa attraverso un'effimera prima pagina o l'apparizione in un talk-show, “VALJEAN” riporta al centro dell'attenzione la dignità umana e la forza di volontà per sovvertire anche il destino più avverso.
Valjean vuole mostrare l’importanza di essere fedeli ai propri ideali e alla propria volontà di riscatto per raggiungere qualsiasi obiettivo.
Nella rappresentazione scenica si esprime con forza il concetto di recupero completo di una persona e del suo pieno potenziale, attraverso la tenacia e la determinazione di Jean Valjean. Il coraggio, la passione, la determinazione e l'amore. Tutto questo - e molto di più - è “VALJEAN”.
VALJEAN è anche un progetto sociale, realizzato in collaborazione con il Provveditorato alle Carceri Lombarde, la Città di Moncalieri, l'Istituzione Musicateatro di Moncalieri e l'Associazione Carcere e Territorio di Brescia, che affonda le radici nei valori e nella battaglia quotidiana dell'uomo con (e contro) il proprio destino. Per questo motivo lo spettacolo circuiterà anche negli istituti penitenziari, grazie alla preziosa collaborazione con i Provveditorati Italiani alle Carceri.
Mostrare ai detenuti la forza e la perseveranza di Jean Valjean nella ricerca di una strada verso il Bene è una delle missioni del progetto che ci rende più orgogliosi."
Le seguenti informazioni sono state reperite dal sito dell'opera. Vi consiglio di cliccare sulla locandina, per accedervi e saperne molto di più, scoprendo anche le date!
Mentre ho scovato cercando quante più informazioni possibili, che nel luglio del 2012, la Bernstein School of Musical Theater ha portato in scena la versione inglese (ovviamente tradotta in italiano), in edizione School edition, quindi ridotta. Il luogo scelto è stato il Teatro Comunale di Bologna, con regia di Gianni Marras e la direzione musicale di Shawna Farrell. L’orchestra è diretta da Stefano Squarzina.
Non ho altre notizie a riguardo, purtroppo, e mi sarebbe piaciuto poterlo vedere. Ma, incrociamo le dita e speriamo che quest'opera venga riproposta al meglio!
A presto.
Vi lascio con le ultime parole del romanzo.
Il dort. Quoique le sort fût pour lui bien étrange,
Il vivait. Il mourut quand il n'eut plus son ange;
La chose simplement d'elle-même arriva,
Comme la nuit se fait lorsque le jour s'en va.