Speciale Fantascienza: Abissi d'acciaio - Isaac Asimov

Creato il 19 maggio 2014 da La Stamberga Dei Lettori

Isaac Yudovich Ozimov nasce da famiglia ebraica tra il 4 ottobre 1919 e il 2 gennaio 1920 (Asimov indicherà sempre quest'ultima come data di nascita) nel villaggio di Petroviči, Unione Sovietica. Quando ha soli tre anni la famiglia decide di emigrare negli Stati Uniti, trasferendosi a Brooklyn: Asimov (naturalizzato americano all'età di otto anni) non imparerà mai il russo.
Fin da giovane Asimov mostra interesse per la fantascienza, divorando le riviste di storie pulp e sci-fi del padre e iniziando a scrivere racconti già a undici anni. Da un primo interesse verso la zoologia, i suoi studi si rivolgono poi alla chimica, disciplina in cui si laureerà nel 1941 per poi specializzarsi in biochimica nel 1948, diventando professore associato della Boston University School of Medicine.
Nel frattempo, già dal 1939, inizia a vendere i suoi racconti alle riviste di genere. Su Astounding Science Fiction verranno pubblicati molti dei suoi racconti più famosi, alcuni dei quali confluiranno nelle antologie appartenenti al Pre Ciclo dei Robot e alla Trilogia della Fondazione. Dal 1958, Asimov lascia il lavoro come insegnante perché perfettamente in grado di vivere dei proventi dei suoi lavori.
Sofferente di cuore già dal 1977, Isaac Asimov muore d'insufficienza cardiaca e renale il 6 aprile 1992. Assecondando le sue volontà, il suo corpo viene cremato e le ceneri disperse al vento. La sua autobiografia postuma It's Been a Good Life, pubblicata dieci anni dopo la sua morte, rivela che l'autore era malato di HIV, contratto da una trasfusione di sangue ricevuta durante l'intervento chirurgico di bypass del 1977 e tenuto nascosto per quasi quindici anni a causa dei pregiudizi di cui era ancora oggetto.

Si stima che Asimov abbia pubblicato circa cinquecento volumi, degno possessore quindi del titolo di Padre della Fantascienza e perfetto esponente della cosiddetta Età dell'oro della fantascienza americana. Tra i vari riconoscimenti che gli sono stati assegnati figurano molti premi Hugo: per i saggi pubblicati su Magazine of Fantasy and Science Fiction (1963); per la Trilogia della Fondazione quale miglior serie di sempre (1966); per Neanche gli dèi quale miglior romanzo dell'anno (1973); per L'uomo bicentenario quale miglior racconto (1977); per L'orlo della Fondazione quale miglior romanzo (1983); per Gold quale miglior racconto (1992); nonché due premi postumi: uno per la miglior opera saggistica conferito all'autobiografia I. Asimov: A Memoir (1995) e un retro Hugo al racconto Il Mulo del 1946 (1996).
Si è soliti ripartire la sua carriera in periodi distinti: si considera giovanile la produzione tra il 1939, anno in cui pubblica il racconto Naufragio al largo di Vesta su Astounding Science Fiction, e il 1958, anno de Il sole nudo. Del 1950 sono il suo primo romanzo pubblicato, Paria dei cieli, e la prima raccolta di racconti, la fortunata Io, robot, in cui vengono esplicitate le notissime Tre Leggi della Robotica. A questa prima fase appartengono anche le tre raccolte della Trilogia della Fondazione (Fondazione, Fondazione e Impero, Seconda Fondazione), i primi due romanzi del Ciclo dei Robot (Abissi d'acciaio e Il sole nudo), nonché la serie per ragazzi Lucky Starr (sei volumi scritti tra il 1952 e il 1958), pubblicata sotto lo pseudonimo di Paul French, e il cosiddetto Ciclo dell'Impero (Le correnti dello spazio, Il tiranno dei mondi, Paria dei cieli).
Durante i venticinque anni successivi Asimov si dedica prevalentemente alla saggistica, soprattutto volumi di divulgazione scientifica (chimica, fisica e astronomia). Tra le poche produzioni di narrativa di questo periodo ricordiamo i romanzi Viaggio allucinante e Neanche gli dèi, la raccolta Antologia personale e il ciclo mystery dei Vedovi neri.
Dal 1982 alla sua morte Asimov tornerà a dedicarsi prevalentemente alla narrativa di fantascienza, con la pubblicazione di opere correlate al Ciclo dei Robot e alla Trilogia della Fondazione: citiamo tra queste L'orlo della Fondazione, I robot dell'alba, I robot e l'Impero, Fondazione e Terra, Preludio alla Fondazione, Nemesis.
New York è irriconoscibile: niente più torri e grattacieli, ma un'immensa metropoli coperta che non viene mai a contatto con l'aria, dove milioni di uomini e donne brulicano come formiche su strade mobili. Dove, soprattutto, i robot stanno soffiando i posti di lavoro agli uomini a un ritmo sempre più preoccupante. E alle porte di New York si stende come una sfida Spacetown, la città degli Spaziali, dove tutto è lusso e ariosità, superbia e ostentazione. C'è da meravigliarsi che uno dei tanti terrestri scontenti ammazzi uno Spaziale, e che il caso rischi di diventare un incidente interplanetario? Per risolverlo bisogna ricorrere al miglior poliziotto della City, Lije Baley, e affidargli come compagno il miglior poliziotto di Spacetown, R. Daneel Olivaw. Il guaio è che quella 'R' significa robot: sta per cominciare una sfida implacabile tra l'intelligenza umana e quella artificiale per risolvere l'omicidio più esplosivo che la Terra ricordi; e, per il lettore, una delle letture più appassionanti nel campo della fantascienza pura.

Recensione

C'è una leggenda della mitologia ebraica molto conosciuta: si tratta del golem, il gigante di argilla che può essere creato da chi padroneggi le formule della kabbalah. Il golem è un servo fedele e ubbidiente, dotato di una forza tale da svolgere incarichi impossibili al suo creatore, eppure è privo di un'anima, incapace dunque di provare sentimenti o emozioni. E' a questo mito che Asimov dichiara più volte nelle sue prefazioni di essersi ispirato per ideare la figura del robot da lui intesa, creatura dalle sembianze umane generata dai più moderni ritrovati scientifici per assistere (e inevitabilmente sostituire) sempre più l'uomo nelle sue incombenze.

Abissi d'acciaio esce inizialmente in tre puntate nel 1953, sulla rivista Galaxy, per poi essere ripubblicato in volume nel 1954. Asimov aveva già all'attivo almeno una dozzina di racconti che sarebbero poi confluiti nelle antologie che vengono comunemente inserite nel Pre Ciclo dei Robot, e in cui aveva già elaborato le famose tre leggi della robotica:
1. Un robot non può recar danno a un essere umano, né permettere che, a causa della propria negligenza, un essere umano patisca danno.
2. Un robot deve sempre obbedire agli ordini degli esseri umani, a meno che contrastino con la Prima Legge.
3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questo non contrasti con la Prima o la Seconda Legge.
Con Abissi d'acciaio si apre un ciclo cronologicamente successivo, il Ciclo dei Robot vero e proprio, collocato in un futuro di poco distante in cui i robot sono ormai parte della vita quotidiana, sebbene rigettati dalla maggior parte della popolazione umana che ancora guarda indietro a un passato scomparso. La società è radicalmente cambiata: la sovrappopolazione ha generato una nuova concezione degli spazi e dell'individualità di stampo pseudo-socialista, e le normali città a cielo aperto hanno lasciato il posto a enormi agglomerati cittadini sotterranei (le caves of steel del titolo originale) in cui migliaia di persone soddisfano i loro bisogni più elementari in spazi comuni. Parte dell'umanità è già emigrata nello spazio da tempo e ha raggiunto un livello di civilizzazione e tecnologia ben più elevato: lo stabilirsi sulla Terra di una comunità di Spaziali è causa di pericolosi malumori e di ritorsioni da parte della fazione dei Medievisti.

Proprio a Spacetown, la città degli Spaziali, viene ucciso un eminente esperto di robotica, Nemmenuh Sarton, da qualcuno che con ogni probabilità è arrivato da New York. Il commissario di polizia Julius Enderby si rivolge al detective Elijah Baley perché indaghi sulla morte di Sarton insieme a un collega Spaziale, Daneel R. Olivaw, robot umanoide quasi del tutto identico a un comune umano. Elijah non appartiene alla fazione dei medievisti, ma è comunque tra coloro che detestano l'irruenza dei robot nella vita quotidiana e il loro progressivo sostituirsi agli esseri umani nei loro lavori, e pertanto mal sopporta il collega, tanto più che - si raccomanda Enderby - deve risolvere il caso per primo o l'assassinio rischia di degenerare in un grave incidente diplomatico.

Abissi d'acciaio è una vera e propria detective story con ambientazione fantascientifica: le indagini sono vivacizzate (e complicate) dalla possibilità che l'assassinio sia un robot e dalle ipotesi sulle dinamiche che gli avrebbero consentito di aggirare le leggi della robotica - situazione già sperimentata dall'autore in alcuni racconti.
Non mancano naturalmente le continue riflessioni sulla natura dei robot, fisicamente migliori degli esseri umani ma privi di un'anima che consenta loro di provare emozioni che non siano state precedentemente impiantate con un chip, come il senso della giustizia posseduto da Daneel per farne un buon poliziotto.

Un gran bel romanzo, in definitiva, forse non all'altezza del capolavoro consacrato che è la Trilogia Originale (nella cui ragnatela pure s'inserisce: Daneel Olivaw torna nella conclusione de L'orlo della Fondazione), ma senza dubbio appassionante, forse un pelino penalizzato dal netto prevalere di verbosi dialoghi sull'azione.

I protagonisti Daneel e Elijah tornano nei successivi romanzi del ciclo: Il sole nudo (1957), I robot dell'alba (1983), I robot e l'Impero (1985).

«Prendi questo Daneel, ci lavoro insieme da due giorni. È più alto di me, più forte, più bello. Sembra uno Spaziale. Ha una memoria migliore della mia e sa più cose, non ha bisogno di dormire o di mangiare. Non è tormentato dal mal di pancia, dal panico, dall'amore o dal senso di colpa.
Però e una macchina. Posso fargli quello che voglio, proprio come se fosse una di quelle microbilance. Se do uno schiaffo a una bilancia non me lo restituisce, giusto? Nemmeno Daneel. Posso ordinargli di puntarsi addosso un fulmine e lo farà.
Non siamo capaci di costruire robot che valgano quanto un essere umano, nelle cose che contano. Figuriamoci migliori! Non siamo capaci di costruire robot con il senso della bellezza, dell'etica o della religione. Non c'è modo di elevare il cervello positronico di un centimetro sopra il perfetto materialismo.
L'ho detto, non siamo capaci. E continuerà ad essere così finché non capiremo cos'è che muove il nostro cervello, finché esisteranno cose che la scienza non può misurare. Che cos'è la bellezza, o la bontà, o l'arte, o l'amore, o Dio? Ci muoviamo sulla frontiera dell'inconoscibile e cerchiamo di capire ciò che non può essere capito. È questo che ci fa uomini.
Il cervello di un automa dev'essere finito, limitato, o non potremo costruirlo. Dev'essere tutto prevedibile, tutto calcolabile. Quindi, di che hai paura? Un robot può essere bello come Daneel, bello come un dio, e non essere più umano di un mucchio di legna. Non riesci a capire?»

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Abissi d'acciaio
  • Titolo originale: The Caves of Steel
  • Autore: Isaac Asimov
  • Traduttore: Giuseppe Lippi
  • Editore: Mondadori
  • Data di Pubblicazione: 2013
  • Collana: Oscar Bestseller
  • ISBN-13: 9788804403043
  • Pagine: 259
  • Formato - Prezzo: Brossura - 9.50 Euro

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