Józef Wittlin è uno dei più importanti autori polacchi, di cui si ricordano anche le traduzioni in polacco dell'Odissea e delle opere di Francisco Brines, Miguel Hernandez, Salvatore Quasimodo, William Carlos Williams, Wystan Hugh Auden, Joseph Roth and Herman Hesse.
Wittlin nacque nel 1896 a Dmytrów nella Galizia orientale (allora parte dell'impero Austro-Ungarico, oggi città ucraina con il nome di Dmytriv). Dopo gli studi classici studiò filosofia all'Università di Vienna.) Partecipò, nelle file dell'esercito austro-ungarico, alla prima guerra mondiale sul fronte orientale ma venne congedato dopo due anni per i la sua salute cagionevole.
La sua prima opera pubblicata fu nel 1920 la raccolta di poesie Hymny ( Inni) in cui dava voce alla protesta contro lo svilimento dell'individualità da parte dello Stato e del sistema sociale in generale.
L'opera che gli assicurò un posto nella letteratura polacca è Il sale della terra del 1935 ( Sól ziemi, Marsilio 2014), un romanzo che non tratta della guerra in se stessa ma del disorientamento di coloro che si trovarono costretti a combattere in una guerra di cui non capivano il senso e, nel caso dei polacchi e degli ucraini, contro il loro interesse personale e nazionale. Questo romanzo, che nelle intenzioni di Wittlin, doveva essere il primo di una trilogia dedicata al Romanzo del paziente fantaccino ( Powieść o cierpliwym piechurze), gli valse, nel 1939, la candidatura al Premio Nobel.
Sebbene battezzato e considerato uno scrittore cristiano, Wittilin non perdeva occasione per parlare e scrivere dei suoi legami con l'ebraismo; nel periodo tra le due guerre mondiali pubblicò diversi articoli sulla poesia e la letteratura ebraica, motivo per cui il suo nome e la sua opera vennero messi all'indice in Polonia costringendolo a fuggire. Poche settimane prima dello scoppio della Seconda Guerra mondiale si traferì prima a Parigi, poi a Londra e, nel 1941, a New York dove visse sino alla morte nel 1976. Cittadino americano dal 1949, continuò nella sua nuova patria l'attività di giornalista e scrittore, collaborando sia con la carta stampata sia con testate radiofoniche. Nel 1963 pubblicò la raccolta di saggi Orfeo nell'inferno del XX secolo ( Orfeusz w piekle XX wieku), in cui affronta la condizione dell'uomo e della cultura nel mondo moderno.
Recensione
Il sale della terra è un romanzo storico di grande interesse ma è fuorviante pensare che l'elemento cardine della narrazione sia la Prima Guerra Mondiale; invece questa è solo l'occasione contingente che dà a Wittilin l'opportunità di approfondire la tematica, a lui cara, dell'annientamento dell'individualità operata dai sistemi sociali, in questo caso specifico rappresentati dall'esercito imperiale, e della conseguente incapacità del singolo di agire sulla base di valori non veicolati dalla propaganda ufficiale. La guerra è vista sempre nei suoi effetti indiretti: la coscrizione obbligatoria, lo sfollamento dei territori che diventeranno il teatro di guerra del fronte orientale, le notizie diffuse dai dispacci ufficiali e le versioni edulcorate offerte dai giornali; l'imminente catastrofe rende drammatici tutti gli avvenimenti vdescritti, i più banali come le eccessive manifestazioni di giubilo che festeggiano la partenza dei soldati verso il fronte poiché nulla sarà più come prima.
L'ultima onda del Danubio portò via con sé in eterno l'incantevole melodia della città, una melodia che non tornerà mai più, così come non tornerà più al cuore il sangue buono spillato dal corpo degli uomini. [...] Corrono i treni simili a enormi scatolette stracolme di carne umana, da cui il sangue non è ancora colato
Il romanzo è un grande affresco dell'Impero austro-ungarico con la molteplicità di etnie, religioni e lingue che racchiudeva, un fattore di ricchezza culturale che diventa problematico nel momento in cui bisogna organizzare l'addestramento degli uomini da mandare al fronte: le cartoline devono giungere sin nei luoghi più sperduti (consegnate a borghesi istruiti così come a contadini analfabeti), gli uomini devono essere trasportati per grandi distanze, evitando che i fermenti del separatismo mettano radici e così gli Hutzuli della Moldavia si ritrovano sulle Alpi tra gente che parla solo il tedesco, viceversa dalla Carinzia i futuri soldati vengono trasferiti in Ungheria dove la maggior parte dei coscritti parla polacco e ucraino. I fattori di aggregazione tra persone così differenti sono l'identificazione con la volontà dell'Imperatore (insieme all'assoluta convinzione che l'imperatore agisca in accordo con Dio) e la ferrovia, che attraversa i vasti territori dell'impero permettendo agli abitanti dei villaggi di allontanarsi dalle zone di guerra e agli uomini di essere portati in prima linea.
Il protagonista, Piotr Newiadomski, un contadino Hutzuli, non ispira molta simpatia: è ignorante, ottuso, egoista, presuntuoso. Non è in grado di capire ed esprimere i suoi sentimenti; l'unico amore della sua vita è il cane Basso. Facile preda della propaganda imperiale, si sottomette alla volontà dell'imperatore e giura di sacrificare se stesso in una guerra di cui non capisce il senso e di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Non è un eroe nel senso classico del termine ma non lo è neanche nell'accezione più moderna di uomo che, nonostante i suoi limiti e la situazione contingente, cerca di non perdere la propria umanità.
Piotr probabilmente come personaggio storico riesce a rappresentare la stragrande maggioranza dei soldati che persero la vita per vendicare l'onore dell'imperatore, ma come carattere letterario lascia molto a desiderare: l'approfondimento psicologico è quasi inesistente e la sua personalità è un insieme di tratti che identifica l'hutzuli-tipo, almeno secondo la prospettiva offerta dallo stesso Wittlin. Il ruolo di Piotr Newiadomski nell'economia del romanzo è quella di fare da raccordo con tutte le vicende narrate e le ampie digressioni che costituiscono quasi dei racconti brevi dotati di una loro autonomia. Il primo "racconto" si sviluppa attorno all'ufficiale medico della riserva Oskar Emanuel Jellinek, un ebreo che cerca di far dimenticare agli altri ufficiali la sua origine che rappresenta una macchia indelebile sul suo stato di servizio ma, al tempo stesso, diventa la comoda giustificazione per le bustarelle che accetta da chi può permettersi di pagare l'esonero dall'esercito. Le difficoltà di Jellinek e, più in generale, i riferimenti agli ebrei che vivevano tra Polonia e Galizia orientale delineano fanno intravvedere il contesto culturale che avrebbe poi fatto da sfondo all'Olocausto.
Altro personaggio attorno a cui si sviluppa il romanzo è il maresciallo capo Bachmatiuk, l'uomo che incarna l'identificazione assoluta con l'esercito e con i suoi regolamenti al punto da rinunciare a qualunque ambizione che non sia quella di non trasgredire mai nessuna delle regole elencate nei tre codici che incasellano tutto quello che può accadere in un reggimento, sia in tempo di pace sia in tempo di guerra.
Il sale della terra doveva essere il primo di una trilogia e forse questa è la ragione per cui si interrompe quasi all'improvviso e lascia tutto in sospeso, ma sicuramente un romanzo storico di ampia portata che ha l'indubbio merito di restituire al lettore un quadro complesso che fa da sfondo alla tragedia della Grande Guerra.
Giudizio:
Dettagli del libro
- Titolo: l sale della terra
- Titolo originale: Sól ziemi
- Autore: Józef Wittlin
- Traduttore: Silvano De Fanti
- Editore: Marsilio
- Data di Pubblicazione: 14 aprile 2014
- Collana: Letteratura universale. Gli Anemoni
- ISBN-13: 978-8831717816
- Pagine: 397
- Formato - Prezzo: Brossura -Euro € 23,00