Ha pubblicato Il suo primo romanzo, Låt den rätte komma nel 2004 (Lasciami entrare, Marsilio 2011), ottenendo subito un grande successo internazionale; la vicenda narra l'amicizia tra un bambino e un vampiro (anche questo un bambino) che vive nella periferia di Stoccolma. Nel creare il suo personaggio, Lindqvist tralascia tutto l’immaginario vampiresco di largo consumo e ne reinventa le caratteristiche, ponendosi il problema di capire come sarebbe la vita dei vampiri se esistessero davvero e dovessero procurarsi il loro nutrimento in una grande città.
Nel 2010 Lindqvist pubblica il suo ultimo romanzo: Lilla stjärna (Una piccola stella, Marsilio 2013), in cui il tema horror si intreccia con la critica, venata di satira, all'industria musicale. Lasciami entrare ha ispirato una versione cinematografica diretta dal regista svedese Tomas Alfredson con lo stesso Lindqvist che ne ha curato la sceneggiatura; il film è del 2008 (distribuito nelle sale italiane nel 2009) e ha ottenuto diversi premi internazionali. Nel 2010 è stato realizzato un remake in lingua inglese intitolato Blood Story (Let Me In), diretto da Matt Reeves e con Kodi Smit-McPhee e Chloë Moretz come attori protagonisti. Anche dal suo secondo romanzo, L’estate dei morti viventi, è stato tratto un film con la regia di Kristian Petri e la sceneggiatura di Lindqvist, non ancora distribuito nelle sale. Il porto degli spiriti è già stato annunciato come il prossimo progetto comune della coppia Alfredson-Lindqvist.
Recensione
Io sono la veste. Il porto sicuro
Protagonista assoluto di questo romanzo di Lindqvist è il mare, elemento ricco di fascino capace di dare nutrimento e ricchezza ma che in cambio pretende il proprio tributo in termini di sottomissione e vite umane; è una madre che con la sua acqua da’ la vita ma, proprio come una madre, può diventare mortifera e scagliare sui figli tutta la sua rabbia e delusione.
I personaggi del romanzo sono solo dei comprimari che cercano di vivere le loro vite difendendosi come meglio possono (ma senza grandi successi) dai capricci del Mare, che li nutre con pesche abbondanti, ma non tollera tradimenti; certamente mal sopporta gli stranieri che invadono le piccole isole, soprattutto in estate, portando scompiglio e appropriandosi dei terreni edificabili ceduti dalla comunità locale nella speranza di affrancarsi dalla dipendenza dal mare. Chi conosce già Lindqvist non si aspetterà alcun luogo comune e chi lo legge per la prima volta potrà apprezzare l’originalità di questo autore.
Il romanzo ci racconta una molteplicità di storie che si intrecciano tra loro, avanti e indietro nel tempo: la vicenda di Maja è, quasi, un pretesto per farci conoscere l’isola di Domarö con i suoi misteri. Gli abitanti dell’isola si difendono dall’abbraccio mortale del mare e da tutti gli esseri che ritornano indietro dalle sue profondità con la sottomissione e la rassegnazione. Ogni storia è un piccolo racconto compiuto in cui viene dato spazio ai personaggi, alle loro vicende e al loro stato emotivo, ma ciascuna di esse è strettamente correlata al presente e quindi necessaria per procedere nella comprensione del mistero.
Lindqvist mescola tradizione ed elementi di modernità: fantasmi che comunicano citando testi degli Smiths o che ricorrono alla chirurgia estetica per realizzare la propria vendetta, antidoti antichi che si mescolano con interpretazioni moderne (il velato riferimento alla profezia dell’Apocalisse di Giovanni sulla stella assenzio e il disastro di Chernobyl, che in ucraino vuol dire proprio “assenzio”.) In questa commistione si inserisce anche il titolo “Il porto” , in italiano tradotto in maniera fuorviante come “Il porto degli Spiriti”.
L’aspetto più pregevole del libro sono le atmosfere cariche di tensione che l’autore è riuscito a creare. Noi lettori sin dall’inizio sappiamo che Maja scomparirà e la vita dei suoi genitori ne sarà certamente segnata; per tale ragione il racconto, quasi all’inizio del libro, del primo bacio tra Anders e Cecilia, poco più che adolescenti, non ci prefigura scene di felicità futura (che invece scorrono negli occhi dei due ragazzi) ma ci richiama alla mente quel giorno di molti anni dopo in cui una gita invernale terminerà in tragedia. La descrizione dei luoghi, con i riferimenti ai miti e alle leggende popolari, contribuisce all’alone di mistero che circonda Domarö e che si estende anche alla routine quotidiana. La tensione così creata crolla malamente nelle scene più splatter (poche in verità), di cui personalmente avrei fatto a meno e che rimandano a effetti speciali del grande schermo, come se l’autore si fosse già portato avanti nel lavoro di scrittura del soggetto cinematografico. Queste cadute di stile sono una delle ragioni per cui non ho dato la quinta stelletta. L’altra ragione è il senso di incompiuto di alcune scene, delle quali non viene spiegata la dinamica di svolgimento: l’atmosfera di tensione è necessaria ma non sufficiente se quello che accade non è sostenuto da spiegazioni verosimili, coerenti con l’intero racconto. La sensazione, fastidiosa, è che a un certo punto l’autore abbia deciso di chiudere e lo fa in modo brusco, lasciando qualche perché di troppo nella testa del lettore.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Il porto degli spiriti
- Titolo originale: Människohamn
- Autore:John Ajvide Lindqvist
- Traduttore: Giorgio Puleo
- Editore: Marsilio
- Collana: Farfalle
- Data di Pubblicazione: 2010
- ISBN-13: 9788831705684
- Pagine: 459
- Formato - Prezzo: Brossura - 19,90 Euro