Speciale Incontro con Paolo Sorrentino

Creato il 25 ottobre 2015 da Lightman

In occasione della Festa del Cinema di Roma 2015, Paolo Sorrentino, cineasta vincitore del premio Oscar con La grande bellezza, ha incontrato pubblico e stampa al fianco del direttore artistico Antonio Monda.

Senza alcun dubbio, è stato uno degli ospiti più attesi della decima edizione della Festa del Cinema di Roma, dove il direttore Antonio Monda ha avuto modo di "interrogarlo" davanti ad un corposissimo pubblico di giornalisti e appassionati cinefili.
Vincitore del premio Oscar grazie al suo La grande bellezza (2013), in un certo senso rievocatore delle atmosfere del La dolce vita (1960) felliniana, il napoletano classe 1970 Paolo Sorrentino si è concesso in una piacevolissima conversazione riguardante la Settima arte nel corso della quale, oltretutto, Monda non ha esitato a far proiettare una sequenza del suo Il divo (2008), tramite cui ha raccontato su grande schermo - in maniera piuttosto particolare - la figura del politico Giulio Andreotti.
Un incontro che, prima di lasciare spazio a La fortuna, incentrato su un anziano desideroso ardentemente della morte della sua giovane e bella compagna, nonché segmento sorrentiniano facente parte del lungometraggio collettivo Rio, eu te amo (2014), costituito da episodi di otto minuti ambientati nella località brasiliana e concepiti da diversi registi (tra cui Guillermo Arriaga e John Turturro) in due giorni ciascuno e con la stessa troupe, si è focalizzato sulle immagini dei cinque film che il cineasta partenopeo ama ma di cui non parla mai, in quanto - ha affermato divertito - lo interpellano sempre su Federico Fellini.

Paolo: il divo in più

Immagini a cominciare dal Tempesta di ghiaccio (1997) diretto da Ang Lee, a proposito di cui l'autore de L'uomo in più e Le conseguenze dell'amore - secondo il quale i registi non perdono mai qualcosa nel tempo - ha osservato: "Questo è un film sulla famiglia di grande compostezza e che coniuga il vero all'estetica; mi ha insegnato molto per quanto riguarda la sceneggiatura, ma, curiosamente, Ang Lee, che è uno che ha messo in piedi anche progetti grossi da 'urlatori da set' come La tigre e il dragone, è una delle persone più timide che io abbia conosciuto".
Seconda pellicola del lotto è stata La notte (1961), per la regia di Michelangelo Antonioni, che il regista considera insieme al succitato Fellini e a Bernardo Bertolucci tra i tre capaci di fargli amare qualsiasi cosa mettano in scena.
Una pellicola in grado di far funzionare il jazz al cinema ma sulla quale Sorrentino non ha espresso ciò che, curiosamente, ha dichiarato dopo la visione della sequenza di Era mio padre (2002) di Sam Mendes in cui Tom Hanks spara a Paul Newman: "Questo momento mostra benissimo come si crea un'epica e come si usano la musica, l'illuminazione ed il suono nei film; credo che ai ragazzi che vogliono fare cinema sia sufficiente guardarla per risparmiarsi tre anni di apposita scuola".

La grande bellezza del verosimile

E non è mancato neppure Una storia vera (1999) di David Lynch, definito dal buon Paolo "Film sulla forza sottovalutata delle cose insensate" di un autore che considera un genio; prima di chiudere con la situazione di Mars attacks! (1996) di Tim Burton in cui una seducentissima Lisa Marie extraterrestre stacca con un morso un dito a Martin Short e in merito alla quale colui che ci ha regalato L'amico di famiglia (2006) ha elogiato: "Quando la vidi la prima volta mi sconvolse, perché credo sia la scena più erotica vista al cinema, soprattutto a causa del fatto che tiene in considerazione un'aliena e non un'umana; quell'attore, oltretutto, è bravissimo, ma mi piacerebbe tantissimo chiedere a Tim Burton - del quale questo è il film che apprezzo di più - come fa lei a muoversi in quel modo lei, visto che avanza come se avesse delle rotelle sotto ai piedi. Tra l'altro, mi piace l'aneddoto secondo cui pare che Jack Nicholson, una volta letta la sceneggiatura, abbia affermato che voleva interpretare tutti i personaggi".
Tra le chicche dell'incontro, la rivelazione del fatto che il titolo iniziale de La grande bellezza doveva essere L'apparato umano, da quello di un copione dell'amico attore Roberto De Francesco; mentre per quanto riguarda l'imminente mini-serie tv Il giovane Papa, Sorrentino ha rivelato: "Il nostro Papa doveva essere giovane, bello e portentoso, quindi Jude Law è perfetto per il ruolo; cercheremo di rendere verosimile un Papa che non è mai esistito, perché il cinema deve essere verosimile, non vero. Il vero è abbastanza noioso, mentre il verosimile è il regno di chi inventa".

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